PER UNA CAPPA... LEONARDO FOSCOLO PERSE LA MANTELLA D'ERMELLINO

i funerali del Doge, di Gabriel Bella
E' appena trascorsa la festività di San Martino, che tagliò la sua mantella per soccorrere un povero che ne aveva bisogno, e questo mi ha riportato alla memoria un fatto che Alvise Zorzi ricorda nel volume "Lo splendore dei Dogi" riedito dal Gazzettino. 

Saprete che i nobili poveri (qui sfatiamo così la leggenda dell'oligarchia al potere per arricchirsi alle spalle delle altre classi sociali), chiamati "barnabotti", mettevano spesso in vendita i propri voti, per l'elezione delle cariche più alte, compreso quella del Doge, in cambio della protezione e della promessa di qualche impiego nell'apparato dello stato veneziano. 
la prima vestizione della toga, G. Bella
Accadde poco prima dell'elezione del nuovo Doge, che un povero patrizio (forse Nicolò Molin), vicino di casa del Procuratore Leonardo Foscolo, chiedesse una stola nera in "prestìo" al suo ricco dirimpettaio, per poter assistere in maniera degna  e consona (il rispetto delle forme, per il patriziato, era ritenuto essenziale) alle esequie del "suo" Doge. Francesco Molin.
sbarco della Dogaressa Morosini Grimani
Foscolo gli avrebbe rifiutato la mantella, ma nel corso delle complicate operazioni di voto per l'elezione dogale, il patrizio povero si sarebbe trovato tra i nove che avrebbero potuto eleggere i trenta elettori, e ne avrebbe approfittato per escludere tutti i partigiani del procuratore. E si dice che  a lui, che gli chiedeva aiuto per la propria candidatura, avesse risposto:
"Io restai senza tabarro, e voi, magnifico missier, resterete senza corno!"


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