L'INTRIGO DEI QUADRI RUBATI A VERONA E NON RESTITUITI

Sei mesi fa il ritrovamento nella boscaglia dell’isola di Turunciuk, sulle sponde del Dnestr, in Ucraina. Le diciassette tele, fra cui i capolavori di Tintoretto Mantegna e Rubens, erano state infilate in sacchi di plastica, pronte a prendere la via della vicina e poco penetrabile Trasnistria, terra di bande criminali ed ex agenti del Kgb nella repubblica di Moldova.
Le promesse

Era il 6 maggio scorso e la prima promessa la fece il presidente ucraino Petro Poroshenko, felice di dimostrare all’Europa l’efficenza della sua polizia di confine: «Avvieremo subito le formalità per la loro restituzione». Il 13 giugno è stata la volta del sindaco di Verona Flavio Tosi che da Kiev, dove era volato per inaugurare al museo Khanenko la mostra temporanea delle opere d’arte trafugate la sera del 19 novembre 2015 a Castelvecchio, aveva voluto tranquillizzare la città: «Il rientro dovrebbe concludersi nell’arco di qualche settimana». Ma dopo tre mesi, ancora nulla. E visto che i quadri non tornavano a casa è sceso in campo direttamente Matteo Renzi: «Gestirò personalmente il problema: a novembre saranno in Italia». Ora che è novembre ed è passato un anno dal «colpo del secolo» commissionato da un collezionista russo e messo a segno da una banda italo-moldava grazie alla complicità della guardia giurata del museo scaligero, i muri di Castelvecchio sono ancora spogli e lo stesso Tosi si vede costretto ad allargare le braccia: «I tempi si sono allungati».

fonte

Commenti

Posta un commento