LE CONSEGUENZE ECONOMICHE E SOCIALI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
villa Giusti a Padova, in cui si firmò l'armistizio |
L'apparato industriale, soprattutto il settore siderurgico, meccanico e chimico aveva conosciuto, negli anni della guerra, una espansione eccezionale. Con la guerra l'Italia aveva visto nascere una industria meccanica di notevoli dimensioni.
Nel giro di quattro anni le attività industriali erano quadruplicate e il prodotto lordo era passato dai 4,6 miliardi di lire del 1914 ai 16,7 miliardi del 1918. Naturalmente, questo sviluppo era legato principalmente alla produzione di materiale bellico, automobilistico ed aeronautico La guerra costituì, quindi, per l'industria italiana, soprattutto meccanica e siderurgica, la grande occasione per uscire dalla stagnazione che aveva accompagnato la produzione negli anni prebellici.
Grazie alle commesse dello Stato, in breve volgere di tempo, erano cresciuti i colossi dell'Ilva, dell'Ansaldo, della Breda, della Fiat, con i loro legami sempre più stretti con le grandi banche e con i principali gruppi economici e finanziari del paese. Era chiaro che la fine della guerra avrebbe creato serie difficoltà a questa industria cresciuta all'ombra di una protezione sicura e al di fuori da qualsiasi concorrenza.
L'indebitamento dello Stato
Lo Stato usciva dalla guerra letteralmente dissanguato. La guerra era stata finanziata attraverso un colossale indebitamento, che nel 1919 ammontava ad oltre 69 miliardi di lire, realizzato in gran parte (circa 49 miliardi) con cinque prestiti nazionali. A questo indebitamento interno vanno aggiunti i debiti con l'estero, in particolare con l'Inghilterra (circa 15 miliardi e mezzo) e con gli Stati Uniti (circa 8 miliardi e mezzo). Questa situazione deficitaria, aggiunta all'aumento della circolazione cartacea determinò una progressiva diminuzione del valore della lira, che favorì un eccezionale aumento del costo della vita, che risultò quasi triplicato. Su queste basi, estremamente precarie, lo Stato dovette sostenere l'urto di diversi e contrapposti interessi ed esigenze, che salivano dalla società e dal paese.L'artificioso sviluppo della grande industria durante la guerra, venne a provocare un ulteriore incremento del tradizionale divario fra Nord e Sud del paese. Il Mezzogiorno pagò pesantemente i costi dello sviluppo industriale senza trarne alcun giovamento. Anzi gli sforzi che lo Stato dovette affrontare per proteggere alla fine del conflitto le industrie di guerra non poteva non accrescere la situazione di disagio delle regioni meridionali.
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