Su e zo par i ponti
Immagina di girare per Venezia da un’isola all’altra, come una volta, a piedi o a cavallo anziché in barca, quando non c'erano i ponti.
Ricostruzione del Ponte "levatoio" di Rialto, come poteva essere nel1250/1300, ispirata forse al Ponte della Moneta quando fu realizzato tutto in legno al posto di quello su barche |
Dalle sue origini e fino all’VIII° sec. la città era formata da isole e per passare da una all’altra si dovevano attraversare canali e rii con imbarcazioni; se i rii erano stretti, venivano legate delle barche tra di loro e sopra trasversalmente si posavano delle assi di legno (tole) abbastanza larghe per ottenere una passerella su cui passare a piedi o a cavallo. Già perché allora, il cavallo, era usato per spostarsi anche il laguna.
Con il IX° sec, si cominciò a realizzare i primi ponti in legno, materiale che
poi nel corso dei secoli venne sostituito dalla pietra, più duratura e dalla manutenzione
quasi assente rispetto il legname.
Prima del medio evo erano pochi i ponti dotati di parapetto o guardia corpo in quanto i trasporti e gli spostamenti
avvenivano appunto con carri trainati da cavalli o da muli.
L’uso del cavallo in laguna è testimoniato da un decreto del Senato del
1287 che obbligava a percorrere a piedi le Mercerie (per le strette
dimensioni della via che da Rialto porta a S. Marco) dopo aver parcheggiato le
loro cavalcature alla focaia, uno
stallo di legno a Rialto riservato ai cavalli, quando invece era gentilmente concesso
ai foresti che arrivavano in città.
Allora la piazza S.Marco era una distesa a prato con orti e vigne e l’area
rimase completamente sterrata fino al 1264, anno in cui si iniziò a pavimentare
la parte antistante la basilica ed il palazzo ducale prima con mattoni disposti
a spina di pesce e poi nel 1700 con i masegni.
Clamorosa quanto unica, se fosse vera, fu l’impresa di Federico III
d’Asburgo, quando nel 1452 passando per il Veneto direzione Genova, in sella al
suo cavallo arrivò in cima al campanile di S.Marco salendo la scala interna.
Fino alla metà del 1300 all’Arsenale venivano prodotte le usciere, chiamate anche ippegi o ippogoghi, dal greco “porta cavalli”, imbarcazioni specifiche per
il trasporto di animali e cavalli dalla terraferma in laguna e viceversa. Erano
dotate di un portellone a fior d’acqua per far entrare ed uscire gli animali direttamente
dalla stiva. Queste imbarcazioni uscirono dalla produzione quando s’iniziò a
costruire i ponti in pietra con i gradini e i veneziani ad usare sempre di più
le imbarcazioni al posto dei cavalli per gli spostamenti da un’isola all’altra.
Nel XIII°secolo i ponti erano pochi,
alquanto bassi, privi di gradini e di legno. Grazie a queste strutture senza
gradini, i cavalli potevano circolare liberamente in città: i nobili infatti si
recavano alle sedute del Maggior Consiglio con le loro cavalcature, chiamati a
raccolta dal suono di una delle campane del Campanile di San Marco, detta Trotéra.
Nel XV° secolo si ritenne infine indispensabile alzare l'arco dei ponti per
consentire il transito delle barche alberate. Quindi furono quindi dotati di gradini e questo diede
il via alla lenta ma inevitabile scomparsa degli animali dalle strette vie di Venezia. Tra il
1687 ed il 1735 un fabbricato detto "La cavallerizza" (dietro la
basilica di SS. Giovanni e Paolo) fungeva da maneggio e vi si disputavano
giostre e tornei tra patrizi. In terraferma quando si voleva ironizzare sulle cattive qualità
di un cavaliere si diceva, fino a non molti anni fa, che "cavalcava
alla veneziana".
Veduta aerea del Ponte di Rialto, simbolo di Venezia, dopo i restuari. Sullo sfondo in alto a sx il Fontego dei Tedeschi |
Sono 417 (435, secondo alcune fonti non ufficiali) i ponti che collegano
le 118 isole che formano Venezia e servono per attraversare 176 tra canali e
rii. Non tutti i ponti sono pubblici, ne esistono anche di privati (72 non
facilmente visitabili) che consentono l’accesso diretto alle abitazioni.
Solo 4 attraversano il Canal Grande, il Canalasso
par i venexiani, ed è il principale canale che divide la città. L’unica via
acquea che oggi si può chiamare Canale mentre tutti gli altri sono Rii.
Come sono fatti: 57 sono in legno, 300 in pietra e gli altri 60 furono realizzati in ferro.
Solo per l’ultimo in ordine di tempo, “il ponte di Calatrava”, sono stati
“sperimentati ” materiali diversi da quelli della tradizione e mai usati fino
ad allora. Solo il tempo potrà dare ragione al suo progettista.
Ripartizione per
sestriere:
San
Marco 44
Castello 82
Santa Croce 42 Cannaregio 75
San Polo 18
Dorsoduro 67
Giudecca 12
Quanti gradini bisogna
fare per attraversare i 4 ponti sul Canal Grande?
Il Ponte
di Rialto ne conta in totale 316, mentre
il Ponte degli Scalzi 80, il Ponte dell'Accademia 122, il Ponte della Costituzione 106, per un
totale di 624 gradini.
Il progetto definitivo di Andrea Da Ponte |
Scalinata centrale con ai lati le botteghe |
Il PONTE
DI RIALTO, il più antico ed il più famoso (1175-1180 prima realizzazione) ma quello che oggi
possiamo ammirare ed attraversare è la versione più recente realizzata nel 1588
in sostituzione di quello in legno con la parte centrale a levatoio che consentiva
il transito delle imbarcazioni alberate.
Il primo in assoluto, fatto con le barche per rendere più facile
l’accesso al mercato, era chiamato "Quartarolo" dal nome della
moneta che serviva ai pedoni per pagare il pedaggio, poi assunse il nome di
"ponte della Moneta" visto che lì vicino sorgeva l'antica zecca quando venne sostituito, nel 1265, da uno fisso poggiante su pali di legno;
questo venne rifatto in legno nel 1310 a seguito dei danni causati dalla ritirata dei rivoltosi guidati da Bajamonte Tiepolo. Poi nel 1444
crollò per la folla che si radunò in occasione del passaggio del corteo per il matrimonio del
marchese di Ferrara. Venne rifatto ancora una volta più largo con
levatoio fino alla fatidica decisione di rifarlo, completamente in pietra,
essendo diventato insufficiente a gestire il traffico tra le due sponde per lo
sviluppo che avevano avuto le zone del mercato e le aree vicine.
La proposta del rifacimento, presentata al Gran
Consiglio, è del 1524 che deliberò la costruzione l’anno successivo. Per 21
anni non se ne fece nulla, fino al 1546, anno in cui venne fatto il bando per
il progetto di un ponte ad una sola campata. La gara fu vinta dal N. H. Alvise
Boldù, gara alla quale parteciparono Giacomo Barozzi, Jacopo Sansovino ed il
Palladio di cui possiamo ammirare i disegni.
Il progetto di Andrea Palladio fu bocciato perché non consentiva il transito delle imbarcazioni alberate di grossa stazza |
La realizzazione dell’opera venne assegnata allo scultore
Antonio Da Ponte perché proponeva una
sola arcata e riprendeva la funzionalità del ponte costruito in legno nella
prima metà del 1400 che aveva lungo i lati del ponte due file di negozi, i
cui affitti riscossi direttamente dalla tesoreria di Stato, servivano per la sua
manutenzione.
La posa della prima pietra avvenne nel 1588, e dopo tre
anni il ponte era "quasi" completato ed era già costato la cifra
esorbitante (per allora) di 250.000 ducati, però era un’opera unica, come lo è anche
oggi.
Dalle cronache del tempo: “... il giorno
di zobia alle 18 ore, fu gettata la prima pietra di marmoro nella fondamenta
del ponte novo dalla parte di Rialto et furono sbarate alcune codete de fero
per segno di allegrezza, et vi fu el sagrestano della chiesa de S.Giacomo, con
la cotta et stolla aspergendo con acqua santa...sarà fato in uno
volto, con nuovo modo bello, fortissimo et utile, senza alcun pallo in acqua (8 Giugno 1588)”
Il PONTE DELL'ACCADEMIA, fu il secondo
ponte ad attraversare il Canal Grande, dopo quello di Rialto che per oltre tre secoli è stato l'unico punto di attraversamento pedonale.
Costruito per sostituire quello commissionato dagli austriaci nel 1854 all'inglese Alfred Neville, costruito in ferro ad una sola campata orizzontale di 50 m di luce, venne chiamato “Ponte della Carità”, aperto al pubblico ma era a pedaggio, doveva servire ad abbreviare il percorso pedonale che portava da piazza San Marco alla nuova stazione ferroviaria Santa Lucia. Il nome derivava dal vicino complesso della Carità che comprendeva Convento, Chiesa di Santa Maria della Carità e Scuola Grande della Carità. Questi edifici, sconsacrati e in disuso, sono diventati poi sede dell'Accademia di belle arti di Venezia e attualmente ospitano le Gallerie dell'Accademia.
Dopo alcuni anni la struttura cominciò ad avere problemi statici, segni di
deperimento e di corrosione per la salsedine tanto che il Comune decise il suo abbattimento per sostituirlo con uno nuovo in legno ad una unica campata.
Detiene ancora
un record: realizzato in legno in soli 37 giorni,
feste comprese, iniziato il 10 dicembre 1932, ed era già montato e finito il 15
gennaio 1933. Dovettero passare altri trenta giorni prima d’inaugurarlo a causa
della posa delle tubature del gas lungo l’arcata. All'epoca dell'inaugurazione risultava
essere il più grande ponte ad arco in legno di tutta Europa. Nonostante le
continue ed alte spese di manutenzione per una realizzazione che, alla luce
dell’esperienza secolare dei carpentieri dell’arsenale, oggi si può affermare
che non fu realizzata a regola d’arte.
Inoltre a Venezia un detto rappresenta
la provvisorietà quando diventa definitiva, “Provvisorio
come il Ponte dell'Accademia”.
Il PONTE DEGLI SCALZI, detto anche ponte della ferrovia per la vicinanza della stazione ferroviaria di Venezia-Santa Lucia.
Il primo ponte originario fu realizzato sotto la dominazione asburgica nel 1858 dall'ingegnere inglese Alfred Neville, lo stesso che aveva eretto pochi anni prima uno similare all'Accademia. Voluto per migliorare l'accesso alla stazione ferroviaria costruita da poco. L'altezza limitata di 4 metri però impediva il
passaggio delle imbarcazioni alberate ed inoltre era stato osteggiato dai
veneziani per lo stile troppo “industriale” che sotto il profilo estetico/architettonico
mal legava con le costruzioni circostanti.
La ghisa, a causa della salsedine, all’inizio degli anni trenta iniziò a
dare segni di cedimento strutturale per cui il Comune fu costretto a prendere la
decisione di sostituirlo. Il nuovo ponte, a singola arcata tutto in pietra
d'Istria venne progettato
dell'ingegnere Eugenio Miozzi (1889-1979) ed i lavori iniziarono il 4 maggio 1932 e fu inaugurato solo due anni dopo, il 28 ottobre 1934.
Particolarità: Edificato in conci di pietra d'Istria senza impiego di armature, cemento
armato o parti in ferro, il ponte venne messo in opera con l'utilizzo di una
speciale centina metallica e applicando il metodo delle cosiddette “lesioni sistematiche”.
Il parapetto è internamente cavo e apribile per contenere le tubazioni che lo
attraversano.
Ponte degli Scalzi nella versione attuale, foto anni '30 |
Oltre al Ponte degli Scalzi e quello dell’Accademia, l’ing. Miozzi firmò
quei lavori che diedero il nuovo volto di Venezia all’inizio del XX°secolo: il Ponte della Libertà (ex ponte del Littorio), l'area di Piazzale Roma, l'autorimessa
Sant'Andrea (chiamata dai veneziani Garage comunale).
Il comune di Venezia lo volle a capo della Direzione Lavori e Servizi pubblici nel 1931 e vi
rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1979.
Chiamato così dal sindaco di allora, Massimo Cacciari, in omaggio alla Costituzione
italiana, invece il popolo veneziano lo chiamò, quasi con disprezzo, ponte de
Calatrava. Forse pochi sanno che in Consiglio comunale venne proposto di
chiamarlo “Ponte de la Zirada”, a
memoria della chiesa di Sant'Andrea della Zirada, ora completamente inglobata nel terminal automobilistico di
piazzale Roma, anche perché il ponte si trova in corrispondenza della curva
iniziale del Canal Grande, anticamente denominata zirada.
Ponte della Costituzione alla "zirada", collega il terminal di Piazzale Roma con la Stazione ferroviaria di Venezia-Santa Lucia |
Posto in opera nel 2008 tra mille polemiche, sul progetto
dell'architetto spagnolo Santiago Calatrava, e per la prima volta
in assoluto vennero utilizzati materiali mai usati prima a Venezia per fare un
ponte: il vetro e l’acciaio.
Il ponte è lungo dagli scalini 94 metri mentre ha un’ampiezza centrale di
81 metri.
Campata di 81 metri, larghezza di 6 metri
alla base e 9 al centro per un'altezza di 10 metri al culmine. Struttura in
acciaio, pavimenti in vetro della Saint-Gobain, pietra
d'Istria e Trachite grigia classica di Montemerlo (un tipo di Trachite euganea). Anche i parapetti sono in vetro,
con corrimano in ottone. Luci led sono installate all'interno dei corrimano che
dissipano il raggio di luce nei parapetti in vetro.
La lievitazione
dei costi, quantificata in 3,467 milioni di euro secondo il dossier messo a
punto dalla Procura Generale della Corte dei Conti, per comportamenti colpevoli
del progettista e del direttore dei lavori, porterà in giudizio nel 2013
Calatrava assieme ai tre tecnici dell'ufficio LLPP del Comune che avevano
seguito negli anni il cantiere.
Con la sentenza
del 2015 il giudice ha assolto i quattro imputati, con una motivazione che
lascia eufemisticamente perplessi, non avendo ravvisato colpe gravi nonostante
i danni erariali imputabili agli errori di progettazione che avevano
determinato la levitazione di costi e dei tempi, nonché le manutenzioni
straordinarie, avvenute già in fase di cantierizzazione, dovute per la scivolosità
della superficie pedonale e alla mobilità dei disabili.
Vista dal Ponte dei Sospiri sul bacino di San Marco e sull'isola di S.Giorgio, in primo piano il Ponte della Paglia |
Ponte dei Sospiri con in primo piano il Ponte della Paglia, uno dei primi ponti che si poteva percorre in sella al proprio cavallo grazie ai gradini bassi e profondi |
Di solito si ammira dal ponte della Paglia, vicino Piazza San
Marco, oppure dal Ponte della Canonica.
Circola ancora la leggenda che scambiare un bacio al tramonto
sotto la sua bianca volta, quando le campane di San Marco iniziano a suonare,
ci si assicura amore eterno e felicità. Con molta probabilità fu inventata da qualche
gondoliere ad uso e consumo dei turisti per aumentare clienti ed entrate.
Nelle immediate vicinanze di Palazzo Ducale c’è il Ponte della Paglia che in
origine era largo solo 3 metri. Ai suoi piedi c’erano le garitte degli esattori
che vigilavano sui commerci e riscuotevano i dazi. Presso una delle garitte era
tradizione esporre i cadaveri degli annegati per il dovuto riconoscimento.
Venne realizzato in pietra per la prima volta nel XIV° secolo ed è uno dei
pochi ponti che conserva tutt’ora scalini bassi e profondi, tanto da dover fare un
passo tra uno e l'altro. Sembra che la parte originale sia quella prospiciente
il Ponte dei Sospiri. Il suo nome deriverebbe dalla Stazione di sosta che c’era
in quel luogo per lo scarico delle barche cariche di paglia e fieno. La paglia
era usata per i pagliericci, per le coperture delle case più povere impastata
con fango; veniva usata nelle stalle, ubicate a Castello,e il fieno serviva per
nutrire i cavalli e gli asini.
Famoso
e curioso è il Ponte dei Pugni, fino
ai primi del 1700 rappresentava un piccolo campo di battaglia sopra un canale. Senz’altro potevano essere più di uno come il Ponte di S.Fosca a
Cannaregio, il Ponte della Guerra
vicino alla chiesa di San Zulian. Quello che oggi si può vedere si trova sul
canale a S. Barnaba (dorsoduro) e porta i segni delle orme, ai quattro lati
della sommità dove si affrontavano le fazioni dei Castellani (abitanti del
Sestriere di Castello) e dei Nicolotti (rappresentavano i residenti della parte
occidentale della città fino a San Nicolò dei Mendicoli).
Le
lotte avvenivano a mani nude (erano vietati coltelli, lame di ogni genere e le
pietre) ed erano di tre tipi: pugilato o romper el mustachio che si
concludeva al primo spargimento di sangue o al primo caduto in acqua, guerra
ordinata con la conquista del ponte quando una parte dei contendenti
spingeva gli avversari sulla loro sponda o in canale e frota, lotta senza
esclusione di colpi tra le due fazioni e vinceva chi, partendo dalla propria
riva, riusciva ad arrivare sull’altra.
Il Ponte delle Bande a Santa
Maria Formosa dovrebbe essere stato il primo ponte ad essere munito delle
sponde in muratura. I muriccioli laterali sono chiamati in veneziano bande.
Fu realizzato in pietra, con una struttura in mattoni e pietre mentre le balaustre a
volute sono in ferro.
Sopra Ponte San Canzian e sotto due s-cione, a forma di ancora, per l'attracco delle barche di grossa stazza. La leggenda vuole che in origine servissero per legare i cavalli |
Poi, a proposito di cavalli, c’è il Ponte
di S.Canzian verso calle de la malvasia, che sul pilastro a destra porta
ancora due s-cione a forma di ancora
che servivano per legare i cavalli! Così voleva la tradizione mista a leggenda.
I dubbi sulle s-cione sono tanti, basta
ricordare che il piastro è sopra i gradini del ponte e la larghezza della
caletta è di circa un metro e mezzo, se vi avessero legato un cavallo una
persona normale non passava, in più il rio sottostante era addebito a stazio
per tutte le barche che trasportavano passeggeri e merci da e per Murano,
quindi le s-cione servivano senza
dubbi per legare le barche di grossa stazza. C'è pure la versione che afferma che servissero per appendere "i quarti degli squartati" dei condannati a morte.
Il più lungo è il Ponte
della libertà, (foto sopra) che attraversa la laguna collegando la città
con la terraferma e consente il traffico ferroviario ed automobilistico.
Ponte del Chiodo, ultimo testimone in città dei ponti senza parapetto ed è uno dei 72 ponti privati. L'altro è quello del Diavolo a Torcello (foto sotto) |
Ponte del Chiodo, ultimo testimone di com’erano in origine i ponti. Percorrendo
la Strada Nuova alla fine della Fondamenta che costeggia la chiesa di San
Felice si può vedere l’unico ponte privato
senza parapetto. L’altro, il Ponte
del Diavolo, si trova ancora nell’isola di Torcello.
Il Ponte de la
donna onesta: secondo un vecchio detto veneziano: Quando sopra questo ponte passerà una donna onesta, il ponte crollerà,
ma finora il ponte non è ancora crollato.
Il ponte attuale è in ferro costruito nella seconda metà
del 1800. Non è noto se il precedente sia crollato per problemi di statica o per
il motivo del nome che porta.
Il Ponte delle
Tette, invece, posto nella zona Carampane, che al tempo della Serenissima
ospitava un vero e proprio quartiere a luci rosse, è così detto perché le meretrici,
affacciandosi dai loro appartamenti, mostravano il seno ai possibili clienti
appostati sul ponte.Ponte de la donna onesta |
I ponti malfamati.
Il Governo della Serenissima, con lo scopo di dare
pubblico esempio della severità della giustizia, aveva disposto che alcune condanne
come quelle del taglio della mano, della lingua e l’esecuzione capitale dello
squartamento, venissero eseguite su alcuni ponti. Di tali spettacoli rimane il
ricordo nel Ponte
dei Squartai (ponte degli squartati).
Qui il disgraziato
veniva squartato e fatto
a pezzi che poi venivano esposti in quattro punti della città affinché tutti
conoscessero il nome del colpevole, il delitto commesso e la condanna.
Ponte dei Squartai ai Tolentini |
Il Ponte di Santa Fosca fu testimone dell'uccisione di Fra
Paolo Sarpi.
I ponti delle
celebrità.
Il Ponte Storto a Sant’Aponal che porta al palazzo dove nacque la seducente Bianca
Cappello, prima amante e poi sposa del duca Francesco de Medici; al Ponte di Santi Apostoli
c’è il palazzo del doge Marino Faliero che fu
imprigionato e decapitato per effetto dei suoi ma’ pensieri. Vicino al Ponte di
San Canciano abitò e morì il grande Tiziano Vecellio. Mentre Carlo
Goldoni nacque e abitò nei
pressi del Ponte di San Tomà.
Ponte Storto a Sant'Aponal |
Il liagò del Casino Venier (specie di loggia chiusa da vetrate, dal greco heliacon, "luogo esposto al sole") |
Il Ponte dei Bareteri, nelle mercerie a metà strada tra il Ponte
di Rialto e la Piazza
San Marco, si trovavano i fabbricanti di barete,
berretti. Sul ponte si affacciano due sotoporteghi e sul più grande si
affaccia il liagò del Casino
Venier, attualmente occupato da una delle più
prestigiose associazioni culturali francesi.
Il Ponte dei lustraferi, nelle vicinanze della Fondamenta degli
Ormesini, c’erano alcune botteghe degli ottoneri che si occupavano di lucidare
i ferri, molto apprezzati per quelli delle gondole.
Il Ponte de la
crea, si trova nel sestiere di Cannaregio, parte nord occidentale di Venezia, dove c’erano grandi depositi di creta (crea) per la produzione di mattoni (quarèle) e
tegole (copi), che poi venivano cotti
nelle fornaci presenti nelle vicinanze.
Ponte de la crea |
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