LE DIVISE DELLA FANTERIA VENETA, DECRETO DEL SENATO DEL 1790
Con Decreto del Senato del 6 giugno 1790, si decise a Venezia di mutare le divise della fanteria di tipo austriaco di color bianco naturale, in altre più pratiche di color blu. La forma rimaneva però la stessa, con qualche piccola variante nell’armamento e nel caschetto (fregio con leone andante e adozione di una coccarda laterale con piuma). Il Decreto attuativo risale al 27 giugno 1790, e lo trascrivo perché può interessare per i dettagli che contiene.
D.S. 27 GIUGNO 1790.
Qualità e quantità delli Campioni da consegnarsi a cadaun Colonnello d’Infanteria italiana:
-Stampi (modelli) di velada (marsina o giacca), Sottoveste (gilet), calzoni e Sopra-tutto (cappotto), dei Collarini e Balzanelle (risvolti maniche), formati di tela incerata, uno per sorte (è probabile che di tela incerata fosse solo il campione, o perlomeno fosse contenuta, la tela incerata all’interno, per dar forma al colletto.
-Manicino de tela bianca (polsino in tela batista per ufficiali e sergenti).
-bottoni per sopra tutto, velada sottoveste e calzoni.
-detto di filo per sottoveste d’estate. Credo si riferisca al campione di tela per fare il gilet estivo, più leggero.
-colletto di pelle era un colletto del tipo in uso ai sacerdoti, che avvolgeva il collo, ed era di pelle nera.
-fodero di pelle in forma di coda con rosetta di legno.
-ginocchietti di tela bianchi (intendo le ghette estive, di tela bianca, probabilmente erano più basse, al ginocchio, rispetto a quelle nere invernali).
-stivaletto di tela nera (ghetta).
-stampo di stivale.
-pezzi di Galon (gallone) di seta gialla per norma del guarnimento della sottoveste dei Graduati.
Per “Graduati” si intendevano gli ufficiali superiori, maggiore, tenente colonnello e colonnello. Un gallone d’oro- solo il campione era giallo-, sui bordi del gilet e del collarin della velada, serviva a distinguere il grado a seconda della larghezza, oltre al bastone e alle “rosette”pendenti ai lati del bicorno. .
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-Cappello
-coccarda di seta
-asola e bottone di seta nera da cappello. Era quanto serviva a trattenere la coccarda sul lato sinistro del bicorno (cappello) da uffizial.
Rosetta di seta blu e gialla .il giallo, come sarà spiegato a piè di lista, deve intendersi oro. Era il fiocchetto destinato al capitano, che portava ai due lati del bicorno. Oro e blu.
-detta (c.s.) di seta gialla.
-fiocco da spada di seta blu e gialla destinato al tenente
-detto con minor quantità di seta blù. Destinato all’alfiere.
-detto di seta gialla per i graduati.
-Fiocchi per canne: distinti come li suddetti. Erano i bastoni con pomolo diverso che portavano gli uffiziali, compreso il sergente –basso ufficiale- .
Canne con pomo d’avorio e di metallo. L’avorio per il sergente, anelli sotto il pomolo dorato indicavano il colonnello.
-forma di spada di misura, fornita.
-pendon da spada erano le cinghiette che tenevano la spada alla cintura. Erano adornate da piccoli leoni d’argento o dorati a seconda del grado, chiamate placche.
-placche per detto.
-coricini per affibbiare le ali della velada. Sistema di aggancio delle due ali, sottostante alle stesse, non visibile.
Nb- ove vi sia nei sunnominati campioni Seta gialla, s’intenderà doversi sostituire con filo, o gallon d’oro.
Chi mi avrà seguito fin qua, immagino sia interessato anche a sapere come si sviluppasse la gerarchia nell’esercito veneziano.
Partiamo dalla cima, cioè dallo
“Stato Generale”:General in Capite
Tenenti e Sergenti Generali
Sergente Maggiore di Battaglia
Sovraintendenti della Cavalleria e del Genio
“Stato Maggiore o Graduati”:Colonnelli
Tenenti colonnelli
Sergenti Maggior
“Stato subalterno”: Capitani
capitani Tenenti
Tenenti
Alfieri
Cadetti
“Stato Gregario”: Sergenti
Caporali
Tamburi – pifferi – trombette
Fanti
Gli stipendi erano determinati dal Senato.
L’ultimo della catena era il soldato, un professionista arruolato molto spesso in altri stati. Molti erano i Corsi, ad esempio, altre etnie erano raggruppate in reggimenti appositi, come gli Oltremontani o gli Oltremarini (Schiavoni e alcuni reparti greci). Il fante aveva il fucile Tartagna, di progettazione nazionale, una giberna in cuoio nera con leone di San Marco (fino al 1790, almeno, era in moeca) e la baionetta. Nei disegni del Paravia non compare più la sciabola corta, rimasta invece in dotazione al sergente.
Nella giberna vi erano le cartucce, dette “fissecche” in veneziano e il soldato se le confezionava da sé, con “carta Real per fissecche, polvere fina, piombo in balle”. Oltre a ciò non mancavano le “piere da fusil” e qualche attrezzo (cacciavite, cava stracci, spago).
La numerazione dei reggimenti
Con decreto del senato del 23 febbraio 1788 si stabilì la numerazione dei 18 reggimenti di fanteria. Tale numero doveva comparire sui bottoni delle uniformi.
il primo reggimento è per tradizione il Veneto Real fondato dal Morosini durante la guerra di Morea, altri tredici prendono il nome del loro colonnello, poi vi sono il Rovigo (15), il Treviso (16). Il Padova(17)e il Verona (18). Nel 1793 era completata la muta delle uniformi.
ho pescato da un vecchio libro di un certo Paleologo Oriundi (1912) che tratta dei Corsi nella fanteria veneziana. molto interessante, lo conservo gelosamente, in fotocopia.
nel libro vi èun elenco dettagliato dei corsi arruolati, poi varie "suppliche" oggi diremmo ricorsi, per mancate promozioni o altri problemi di carriera. danno uno spaccato assai vivo della vita militare di allora.
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