Elena Lucrezia Corner Piscopia: 25 giugno data storica per le donne
Il 7 marzo a Rosà si è tenuta l'interessantissima presentazione di Serenissime di Alessandro Marzo Magno. Il libro raccoglie la vita di varie donne dal medioevo ai tempi odierni distintesi per la loro importanza e modernità. Fra queste Elena Lucrezia Corner Piscopia, la prima donna laureata al mondo.
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Poliglotta, appassionata di studi, religiosa benedettina, per volontà del padre Giovan Battista e contro la volontà del card. Gregorio Barbarigo, si laurea il 25 giugno 1678 in filosofia (la teologia non le fu permessa dall'università) a Padova nell'allora (Stato) Veneto.
Elena Lucrezia Piscopia potè certamente studiare grazie agli agi di famiglia, ma la sua laurea in filosofia è la prima mondiale dell'emancipazione in un pianeta in cui alle donne non era permesso laurearsi. Il 25 giugno è una data storica: dovrebbe essere un giorno di festa per le donne. Auguri.
La redazione aggiunge una biografia che mette maggiormente in risalto le doti intellettuali di Lucrezia, padovana di adozione.
La redazione aggiunge una biografia che mette maggiormente in risalto le doti intellettuali di Lucrezia, padovana di adozione.
Biografia
Elena fu la quinta dei sette figli di Giovan Battista Cornaro e di Zanetta Boni. Il padre, appartenente a una delle più importanti famiglie del patriziato veneziano, ebbe con Zanetta, donna di umilissime origini, una lunga relazione, durante la quale nacquero tutti i loro figli: essi furono sempre legittimati alla nascita, ma la coppia si sposò soltanto nel 1654. A causa delle origini della madre, i due giovani maschi Francesco e Girolamo non poterono essere iscritti nel Libro d'oro della nobiltà fino al 1664, quando il padre ottenne il sospirato riconoscimento pagando 105.000 ducati.
L'antica famiglia era da secoli estranea alle maggiori magistrature della Repubblica di Venezia, ma le restava il prestigio del nome, del patrimonio e della cultura: il nonno paterno di Giovan Battista, Giacomo Alvise Cornaro, era stato uno scienziato amico di Galilei e suo padre, Girolamo, studioso di fisica, aveva creato un'importante biblioteca e una collezione di quadri e di strumenti scientifici.
con la stola di ermellino simbolo del dottorato |
Probabilmente Giovan Battista, quando si accorse delle qualità della figlia, ne favorì in tutti i modi la crescita culturale e il successo pubblico: era infatti del tutto straordinario che una donna emergesse nel campo degli studi e un tale esempio di eccezione avrebbe ancor più contribuito a dare lustro al nome della famiglia. La stessa Elena sembrò esser consapevole del pur «vano compiacimento» mostrato dal padre, ma non volle deluderlo, per quanto ella non intendesse acquisire un'erudizione da sfoggiare in salotti ed accademie.
Infatti, a testimonianza della sua inclinazione a un'esistenza appartata, nel 1665 Elena si fece oblata benedettina, una scelta che appare un compromesso con la sua vocazione religiosa: in questo modo, pur osservando la regola dell'Ordine, poteva evitare la reclusione monastica e frequentare quel mondo secolare, nel quale trovare la libertà e i mezzi per continuare i propri studi.
Fu così che a Elena il padre volle assicurare la migliore istruzione: suoi insegnanti di greco furono, fino al 1668, Giovan Battista Fabris, parroco della chiesa di San Luca, e poi Alvise Gradenigo, bibliotecario della Marciana, che aveva vissuto a lungo a Candia, mentre il canonico di San Marco Giovanni Valier le impartì lezioni di latino. Forse fu il gesuita Carlo Maurizio Vota a impartirle nozioni di scienze e Carlo Rinaldini, cattedratico a Pisa e poi a Padova, la istruì nella filosofia. Elena apprese anche l'ebraico e lo spagnolo dal rabbino Shemel Aboaf e la teologia da Felice Rotondi, che divenne poi docente nello Studio di Padova.
Ormai nota tra gli studiosi italiani per la sua erudizione, la Cornaro fu accolta nel 1669 nell'Accademia dei Ricoverati di Padova e, successivamente, nell'Accademia degli Infecondi di Roma, nell'Accademia degli Intronati di Siena, negli Erranti di Brescia e in quelle dei Dodonei e dei Pacifici di Venezia. La sua fama si estese anche all'estero: il cardinale Federico d'Assia-Darmstadt la consultò nel 1670 su problemi di geometria solida; da Ginevra Louise de Frotté, nipote del celebre medico Théodore de Mayerne, invitò nel 1675 Gregorio Letia inserire la Cornaro nella sua raccolta di biografie di personaggi celebri L'Italia regnante; nel 1677 il cardinale Emanuele de Bouillon la fece esaminare dai due eruditi Charles Cato de Court e Ludovic Espinay de Saint-Luc, che ne rimasero ammirati.
Dopo che Elena ebbe tenuto a Venezia una pubblica disputa di filosofia in lingua greca e latina, il padre Giovan Battista chiese che lo Studio di Padova assegnasse alla figlia la laurea in teologia; alla proposta si oppose il vescovo di Padova, il cardinale Gregorio Barbarigo, la cui autorizzazione, in qualità di cancelliere dell'Università, era vincolante. Egli sostenne che fosse «uno sproposito dottorar una donna» e che sarebbe stato un «renderci ridicoli a tutto il mondo».[6] Ne nacque un conflitto tra il cardinale e il Cornaro, che si risolse con il compromesso di far laureare Elena in filosofia: il 25 giugno 1678 la Cornaro sostenne la sua dissertazione e fu accolta nel Collegio dei medici e dei filosofi dello Studio padovano, benché non potesse comunque, in quanto donna, esercitare l'insegnamento.
Stabilitasi a Padova, già seriamente malata, vi morì, a soli trentotto anni, il 26 luglio 1684 e fu sepolta nella chiesa di Santa Giustina. Aveva disposto che fossero distrutti tutti i suoi manoscritti e le poche carte restanti, consistenti in discorsi di argomento morale e religioso e in alcune poesie, pubblicate postume; a giudizio del Croce, «scarsissimo o nullo è il valore di tutta cotesta letteratura ascetica e rimeria spirituale».[7] In vita pubblicò soltanto, nel 1669, una traduzione dallo spagnolo di un opuscolo spirituale di Giovanni Lanspergio, il Colloquio di Cristo all'anima devota.
Grazie
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