LA LINGUA VENETICA E LE DISCUTIBILI TEORIE SLOVENE SULLA SUA ORIGINE



Le teorie di tre studiosi sloveni non cattedratici, ma semplici appassionati linguisti sono da prendere con le dovute cautele, anche se in certi ambienti indipendentisti veneti oggi sono accettate a scatola chiusa. Io a suo tempo ho letto l'opera degli sloveni, ma  mi sono accorto che potevo rimproverare ai tre autori quello che loro rimproverano a Pellegrini e Prosdocimi (i primi traduttori delle oltre duecento iscrizioni venetice pervenuteci, accusati di considerare solo il latino), e cioè che anche loro non hanno tenuto conto della lingua latina forzando la traduzione e assemblando le lettere delle parole non separate, in maniera a volte  del tutto pretestuosa, in modo da trovare delle assonanze forzatissime, con lo sloveno antico.
Faccio un esempio: se in una piastra che fu immersa nel lago di Lagolecome ex voto, è raffigurato un cavallo e nella scritta compare un EKVO Prosdocimi lo associava giustamente al latino EQUUS mentre i tre sloveni rompono la parola per una traduzione del tutto arbitraria. Altre invece mi eran parse più pertinenti, come la frase OSTI JAREI che in venetico era OSTANI JAREI (vado a memoria, eh!) ancora oggi usata in sloveno, per dire "stai sano!" a un conoscente che si incontra. L'equivalente del bellunese "Sani!!" che ancora oggi viene usato.
Eccovi un brano del piccolo saggio riportato da "Raixe Venete" (manca la fonte, purtroppo! ma mi pare autorevole) in merito all'argomento. Riassume la posizione di studiosi italiani ed europei autorevoli.
Certamente l'università italiana ha subito e subisce l'influenza del periodo risorgimentale, per cui l'area venetica è compresa solo in Italia fino al punto da continuare ad ignorare i reperti rinvenuti in Austria e in Slovenia, confinando l'areale venetico alla Venezia euganea, al contrario della scuola polacca e germanica che parlano di un areale europeo, ma per la lingua le evidenze sono diverse.
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5.1.1 La classificazione linguistica del Venetico e la scrittura

Se il riconoscimento del venetico come una lingua appartenente al ceppo indoeuropeo è stato un dato acquisito fin dagli inizi degli studi linguistici, meno univoca è stata la classificazione di questa lingua: da ultimo, in base alle recenti acquisizioni, è stata riconosciuta una rilevante affinità del venetico con il latino. La documentazione della lingua venetica si deve esclusivamente alle iscrizioni (allo stato attuale delle conoscenze si possiedono oltre 400 testi). Esse sono redatte in un alfabeto di chiara derivazione etrusca, adattato alle esigenze fonologiche della lingua venetica: l’acquisizione dell’alfabeto etrusco è avvenuta in due fasi, una più antica (inizi del VI secolo a. C.) di matrice settentrionale (Chiusi), e una più recente (di poco posteriore) di matrice meridionale (Veio). Una caratteristica della scrittura venetica è l’uso della puntuazione, cioé di punti che, secondo regole complesse, precedono e seguono le lettere, quando queste si trovano in posizioni particolari. La puntuazione ha una funzione connessa all’insegnamento della scrittura, che pare basato sulla sillaba (proprio dalla città di Este provengono le testimonianze più complete di tutta l’Italia antica per quanto riguarda l’insegnamento della scrittura). La constatazione che le iscrizioni più antiche sono prive di puntuazione (la più antica iscrizione finora nota, databile al VI secolo a. C., il cosiddetto “Kantharos di Lozzo”, attesta una prima fase di scrittura senza puntuazione), e rivelano delle differenze nell’uso e nella forma di alcune lettere confermerebbe la tesi che i Veneti mutuarono per almeno due volte l’alfabeto dagli Etruschi, in tempi diversi e da aree geografiche diverse (Chiusi e Cerveteri o Veio). Altri aspetti notevoli sono la scrittura procedente da destra verso sinistra e le parole scritte tutte di seguito (“scriptio continua”), senza essere divise (la puntuazione, come si è accennato, non aveva una funzione divisoria).
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5.1.2. Natura delle iscrizioni in Venetico

Circa l’ambito cronologico, le iscrizioni vanno dal VI secolo a. C. al periodo della romanizzazione. Per quanto riguarda i contenuti, si tratta -come e’ lecito attendersi- quasi esclusivamente di iscrizioni funerarie o votive, ad eccezione di alcune iscrizioni confinarie e pubbliche. I testi sono brevi e ripetitivi, in quanto redatti secondo stereotipi relativi a ciascuna classe testuale; a tale riguardo si veda cio’ che abbiamo detto nella trattazione sull’Etrusco. Ciò inevitabilmente condiziona la conoscenza del venetico: lessico e morfologia si conoscono in misura ristretta, mentre è noto un ampio repertorio onomastico, da cui si desumono interessanti informazioni di natura sociale ed istituzionale.

Ed ecco un esempio di traduzione corretta:.
questa tipologia di spada venetica ci collega al centro Europa
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6.2. Iscrizioni Atestine

a) il “Kantharos di Lozzo”

Alkom nometlon S’ikos Enogenes vilkenis horvionte donasan “Sikos e Enogenes donarono devotamente alle divinita’ (questo) cantaro [….]”

Emergono gia’ da questa prima iscrizioni i caratteri perfettamente indoeuropei del Venetico: il nominativo singolare maschile in < -s> e l’accusativo singolare in < -m/-n>, la presenza delle declinazioni con vocale tematica (< Sik-o-s>, , < alk-o-m>, < nometl-o-n >, il dativo plurale in < -is > (< vilken-is >). Evidente il parallelismo con il latino. Attestato il verbo del “donare”, il piu’ frequente nelle iscrizioni venetiche; a differenza del latino, pero’, il Venetico presenta regolarmente forme di perfetto (aoristo?) sigmatico caratterizzato dal morfema < -s- > anche nella prima coniugazione: < donasan > (lat. < donaverunt >, ma cfr. i perfetti sigmatici come < scrip-s-i >, < *dic-s-i>: ). Qui il Venetico presenta una decisa isoglossa con gli aoristi sigmatici greci del tipo < é-ly-s-a >.

b) “ovoide” di calcare

ego Vhontei Ersinioi vineti karos vivoi oli alekve murtuvoi atisteit “io (fui) caro al veneto Vonts Ersinios da vivo ed a lui stetti davanti […] da morto”
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Da notare la perfetta identita’ del pronome personale < ego > con l’analoga forma latina; il Venetico, pero’, presenta l’ampliamento in gutturale sonora anche negli altri casi della declinazione: acc. < mego > “me, mi”, confrontabile direttamente con il greco < emé-ge > (nom. < égoge >) e soprattutto con il germanico <*mik >, tedesco mod. . Da questa iscrizioni appaiono testimoniate numerose forme di dativo, sia dei temi vocalici (< Ersini-o-i >, < viv-o-i >, < murtuv-o-i >), sia consonantici (< Vhont-ei >; tutte forme perfettamente corrispondenti a quelle latine arcaiche (per < Ersinioi > si potrebbe citare il celebre < Numasioi > della “Fibula prenestina”, se non fosse per il non trascurabile particolare che la fibula e’ quasi sicuramente un falso; per < Vhontei > si confronti una forma come < regei >, attestata piu’ volte). L’interessantissimo < oli > “a lui, gli” e’ il dativo singolare del pronome corrispondente al latino < ille >, arcaico < olle >. L’iscrizione ci attesta anche il nome etnico dei Veneti; da notare anche la forma verbale < atisteit >, corrispondente in tutto e per tutto al latino < adstiti > (< *ad-steti >).

Vi invito caldamente se interessati al tema a leggervi il picoclo saggio al link sottostostante:

http://www.raixevenete.com/i-veneti-e-lantica-lingua-venetica/#comment-25058

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