Cristoforo Sabbadino, cartografo, ingegnere delle acque, genio veneto.
mappa di Sabbadino che riproduce fedelmente la laguna. Se pensiamo che non esistevano riprese aeree restiamo a bocca aperta. |
Proprio sabato un amico mi ha parlato di un personaggio che non conoscevo: Cristoforo Sabbadino. ho fatto una piccola ricerca ed ho trovato questa biografia dal COMITATO REGIONALE PER LE CELEBRAZIONI DEL 450° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI CRISTOFORO SABBADINO. Regione veneto Città di Chioggia.
Archivio di Stato di Venezia Savi ed esecutori alle acque, serie Laguna, dis. 16
CRISTOFORO SABBADINO (1487-1560)
CENNI BIOGRAFICI
Cristoforo Sabbadino nasce a Venezia nel 1487 (nel 1557 confessava di avere 70 anni), figlio del chioggiotto Paolo, detto il “Moretto”. Il padre Paolo aveva servito la magistratura veneziana dei Savi ed esecutori alle acque per oltre vent’anni.
Probabilmente dopo la morte del genitore, Cristoforo si trasferisce a Chioggia dove, dal 1519, inizia la carriera di funzionario pubblico, ricoprendo di volta in volta il ruolo di scrivano, coadiutore della cancelleria, procuratore della chiesa cattedrale di S. Maria. Esercita anche nel campo notarile, prevalentemente nell’ambito testamentario. Il 15 dicembre 1542 è eletto “inzegner ordinario” all’ufficio dei Savi alle acque, rimanendovi come proto fino al 1560, anno della morte..
mappa di Chioggia dello stesso autore |
Cristoforo è conosciuto per l’accurata e precisa produzione cartografica, fra cui si ricorda il disegno di Venezia del 1557, la mappa di Chioggia sempre del 1557, la rappresentazione dell’intera laguna veneta dall’Adige alla Piave Vecchia con l’estensione della terraferma e il progetto di deviazione dei fiumi della laguna del 1556. Fra i suoi trattati rimangono famosi i "Discorsi sopra la Laguna, fra i quali spiccano gli Aricordi di Cristoforo Sabbattino, inzegnier e proto de l’Officio delle acque, cerca il levar le fiumare del Musone, Dese, Zero e Sille fuori della laguna, con le risposte a queli che li contradicono e le oposizioni per quelo fate a quello che ricordano loro che si facia a benefitio di essa laguna MDLVII; l’Opinion o modo di salvar la laguna secondo lo aricordo del Sabbattino, e le Scritture redatte fra il 1540 e il 1559"
Personaggio eclettico, versato in più discipline, è ricordato per la forte presa di posizione di strenuo difensore della laguna e con essa quindi di Venezia. Entra in una vivacissima polemica con Alvise Cornaro, rappresentante degli interessi della terraferma, rispetto al quale sostiene tesi diametralmente opposte. È in prima linea nella progettazione ed esecuzione degli interventi di deviazione dei fiumi dalla laguna, ma si occupa anche di bonifica, in particolare della bonifica dell’area conosciuta come Il Foresto.
Il dibattito fra Sabbadino e Cornaro, corredato di numerose scritture e testi peritali, ha avuto come più importante conseguenza quella di far conoscere i problemi fluviali e lagunari in maniera diversa e innovativa, rispetto naturalmente alla loro epoca e ai loro contemporanei. Per esempio nel 1554 le acque dei fiumi Brenta e Bacchiglione, sfocianti a Brondolo, recavano ancora danno alla laguna di Chioggia e, per ovviare al problema, gli amministratori del tempo accoglievano la proposta di Sabbadino di erigere una costruzione in grado di separare le acque del canale del Toro da quelle della laguna di Chioggia. L’opera pubblica verrà prolungata fino a raggiungere le porte di Brontolo nel 1595.
Cristoforo Sabbadino racchiude nella sua persona i diversi ruoli di funzionario pubblico, uomo di stato, “ingegner” e “proto” nell’accezione classica del termine, ossia il “primo in ogni arte”. È un tecnico che dichiara apertamente che la laguna è sottoposta all’attacco di tre tipologie di mali: il mare, i fiumi e gli uomini e fra questi ultimi in particolare “li signori, li inzegneri e li particolari”. Senza antitesi e senza compromessi, il proto propone dunque alla Repubblica di Venezia le sue soluzioni per la conservazione della laguna, arrivando a godere di una grande reputazione e di un seguito senza precedenti, anche negli anni successivi alla sua morte.
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