LA STRUTTURA DELLA SCUOLA NEGLI STATI VENETI

Il Rettore dell'Università patavina
Siamo costretti a parlare al plurale, data l'enorme autonomia locale di cui godeva ogni territorio storico della Serenissima. E vi è una evoluzione iniziale ben distinta, tra l'altro, tra la Venetia di Tera e il Dogado, specie prima della formazione dello stato di Terraferma.

Tracce di scuola veneta se ne trovano già nel secolo VIII che parlano di centri diversi di scuola calligrafica per gli amanuensi, ma fino al XI secolo non è possibile ricostruire la situazione, nemmeno a grandi linee. 
I laici che volevano imparare a leggere e a scrivere, o più ambiziosamente, a diventare advocates, iudices, notarii, ricorrevano alle scuole episcopali o monastiche, o a maestri privati. Ma in laguna si spezzò ben presto ogni tradizione classica latina, dato che da navigatori e commercianti, il loro tempo era dedicato a quei traffici e alle cose pratiche. 
libro di Maestro e "discipulo"

In Terraferma, già dal XIII secolo esiste già una fiorente presenza di scuole pubbliche tenute da maestri laici stipendiati dai Comuni di Padova, Vicenza, Treviso e Verona. A Venezia l'istruzione resta un fatto privato, anche se l'interesse tra il popolo incomincia ad esser presente, lo testimonia una lite finita in tribunale, tra due popolani, che vennero alle mani per.. una disputa ...sulla grammatica. 

Per iniziativa privata nascono dunque gli studi di San Marco (una specie di scuola inferiore) e quelli di Rialto (scuola superiore), che divennero entrambi propedeutici all'iscrizione all'Università di Padova, unico centro universitario rimasto, per volontà della Repubblica. 

Tornando quindi alle scuole dell'entroterra e a Venezia, anche quando erano pubbliche, gli allievi eran tenuti a pagare una retta. L'istruzione era gratuita solo presso le parrocchie, che pagavano un maestro, per i fanciulli, detti zaghi, che venivano destinati a diventar preti. La diffusione dlel cognome ZAGO, tra Padova e Venezia, mi fa pensare che poi, preso il "diploma" i giovanotti molto spesso rinunciassero alla tonaca.  :)

LA RIFORMA IN NUCE A FINE SETTECENTO.

l'abate Bovara si batte contro il proliferare di scuole di grammatica, "che popolano di colonie latine lo Stato". La prima proposta ufficiale di una nuova scuola per il popolo è presentata da Gaspare Gozzi nel 1770 alla massima autorità in campo scolastico, i Riformatori allo Studio dell'Università di Padova. 
Si pensa a una scuola di base più pratica, e si riformano intanto le scuole dei sestieri, in modo che i giovani con la facilità della penna, l'abitudine al calcolo aritmetico, possano avviarsi a qualche professione meccanica (da operaio o artigiano) o trovino qualche impiego commerciale. 
Si studia la creazione di una serie di scuole secondarie statali, utili alla formazione di cittadini e alla loro professionalità, senza dimenticare "alcuni, che si daranno alla professione  forense o alla medicina". 
Questo nella Capitale: in Terraferma i patrizi più illuminati insistevano nella necessità di sottrarre "alla barbarie di tanta Grammatica latina i miseri fanciulli che vi concorrono gratuitamente per opera della carità pubblica, invece di imparare qualceh rudimento di lingua italiana e aritmetica."

Poi l'invasione e la fine della libertà. 

NDR: piccolissimo accenno di un saggio molto complesso della docente glottologa dell'Università di Padova, Gianna Marcato, intitolato "La fatica della scuola" 


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