552 D.c. ANTICA INDIPENDENZA DEI VENETI DI LAGUNA: BISANZIO CHIEDE AIUTO AL LORO GOVERNO



Narsete chiede aiuto ai tribuni
Cresciuto in popolazione ma anche in capacità di autodifesa e a volte di vera iniziativa militare, l’agglomerato veneto in laguna divenne centro di riferimento per le forze bizantine in Italia. E per ottenere libertà di movimento i generali di Bisanzio dovettero chiedere aiuto agli abitanti delle isole …
Questa è una prova dell'indipendenza originale (anche se nonformale) dei veneti di laguna, che si autogovernavano, disponendo di un loro esercito venetico, che più tardi interverrà più volte, nella guerra contro i Longobardi. Ma che si ribellò quando l'Imperatore decretò la distruzione di ogni immagine sacra, appoggiando invece il papato.

Stabilitisi nelle isole lagunari i nuovi abitanti assistevano impotenti, ma almeno al sicuro, allo sfacelo dell’Impero. Il governo dell’Italia era caduto nelle mani dei generali barbari mentre la tragedia si consumava nel più totale disinteresse dell’imperatore d’Oriente.

Nel 476 Odoacre re degli Eruli, dimetteva l’ultimo imperatore fantoccio d’Occidente, Romolo Augusto, rimettendo all’imperatore di Costantinopoli le insegne imperiali. Era la fine ufficiale dell’Impero romano dei Cesari. Anche i ‘barbari” riconoscevano ormai un’unica autorità, quella appunto di Bisanzio.

E così, nella più totale anarchia, le popolazioni lagunari provvedevano ad organizzarsi con l’individuazione in ciascuna isola di un proprio rappresentante, il tribuno. Ogni isola, del resto, costituirà almeno fino all’XI-XII secolo una realtà autonoma e svincolata dalle isole vicine. Erano dei piccoli centri, quasi dei piccoli municipi che trovavano nel tribuno il loro locale rappresentante ed amministratore.

La forte indipendenza goduta dalle singole isole, trova conferma nelle stesse modalità con cui i nuovi arrivati potevano impiantarsi nelle varie zone prescelte. Il diritto di proprietà, non ancora regolato da alcuna autorità centrale era diretta conseguenza di quella occupazione.

Gruppi di fuggiaschi, per lo più legati da vincoli famigliari o di amicizia’ approdavano a questo o a quel lido occupandolo e diventando tra loro “consorti” (compagnones) e vicini di quel fondamento.

Erano forse dodici le isole in quegli anni con un loro tribuno che aveva il compito principale di amministrare la giustizia civile e penale nella propria isola. Formalmente e ancora di fatto dipendenti dall’impero bizantino attraverso il controllo dell’esarca ravennate che vi aveva provveduto a far eleggere un duca, le isole lagunari andavano intanto gradatamente organizzandosi.

Un gran favore a Bisanzio

Da tre anni i Goti di Teodorico si scontravano con gli eserciti bizantini per il dominio della penisola in una guerra destinata a durare per circa vent’anni e che porterà con sé morte, carestie e pestilenze nell’intera bassa padania. Ora, l’imperatore Giustiniano aveva provveduto a mandare in Italia un altro suo valente generale, Narsete, per contrastare efficacemente l’azione dei Goti guidati invece da Totila che era riuscito niente meno che a conquistare Roma.

Questi, per impedire l’avanzata del generale bizantino verso la città di Ravenna sede dell’Esarcato, aveva fatto tagliare tutte le strade e rompere gli argini dei fiumi che allagarono così tutto il territorio di Padova fino ad Adria. Chiusa la via terrestre, a Narsete non restava che tentare la via marittima che richiedeva inevitabilmente l’intervento anche dei Veneziani .

Accolto a Rialto, Narsete chiese ai tribuni delle isole le imbarcazioni più adatte all’impresa facendo voto di erigere due chiese qualora fosse tornato vittorioso sui Goti, fatto che puntualmente si verificò.

Tornato così a Venezia, Narsete provvederà a dare inizio alla promessa costruzione delle due chiese, la prima dedicata a S.Teodoro e destinata a venir inglobata nella futura basilica di S.Marco, la seconda dedicata a S.Giminiano sul lato opposto della futura Piazza S.Marco allora ancora tagliata nella sua larghezza da un canale, il Batario, solo più tardi interrato.

Questa chiesa, già riedificata successivamente su di un’area notevolmente più arretrata, verrà infine distrutta per poter costruire il palazzo che ancora oggi chiude sul fondo la piazza.

Così la tradizione, ma resta il fatto che la comunità lagunare attorno agli inizi del VI secolo doveva aver raggiunto già un notevole grado di sviluppo.

fonte principale : http://www.veja.it/2015/04/27/storia-veneta-

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