I VENETI DELLA GALLIA E GIULIO CESARE
Traduzione da “Adieu to Brittany, (a transcription and translation of Venetic passages and toponyms).
GLI STUDIOSI non sono in pieno accordo circa la data esatta dell’arrivo dei Veneti in Armorica. Alcuni propendono per l’ottavo secolo a.C., altri per la metà del quinto secolo a.C., comunque sia, li troviamo completamente stanziati durante la metà del primo secolo a.C.
Secondo quanto riporta Giulio Cesare nel “De Bello Gallico” essi possIedono una grande flotta, controllano i porti della costa dell’Armorica, raccolgono pedaggi, e controllano i traffici anche con la Britannia.
I toponimi che essi ci lasciano parlano del loro acuto amore e conoscenza della terra, del cielo, delle acque. Soprattutto essi non conoscono dominatori, non si sottometteranno ad alcuno. Quando Roma attenta alla loro pace, essi accettano la sfida.
Cesare incarica Crasso di di costruire una flotta sulla Loira e spedisce Dacimo Bruto nel Mediterraneo con l’ordine di assemblare un contingente di navi da aggregare a quelle di Crasso. Le due armate navali romane si incontrano sulla foce della Loira di fronte ai Veneti.
Quanto allo sviluppo e alla soluzione finale della battaglia, non diamo molta fiducia al rapporto del vanaglorioso Cesare ma ne diamo di più a Dione Cassio, che riporta come la vittoria dei Romani fu dovuta al fatto che flotta veneta rimase in bonaccia di vento piuttosto che al piano di battaglia dei romani e al coraggio che Cesare attribuisce ad essi. Piuttosto che essere presi prigionieri molti si suicidarono: alcuni si annegarono nel mare, altri scalando i vascelli nemici perirono nelle acque, alcuni altri bruciarono sulle loro navi colpite dai dardi inciendiari dei romani.
Cesare si vanta di aver passato i capi a fil di spada e costretti gli altri in schiavitù. Fu la disfatta la fine dei Veneti? Non del tutto. Può essere che abbia segnato la fine della loro egemonia in Armorica. Può essere che abbia spinto alcuni di loro a rifugiarsi nelle foreste interne. Può anche aver costretto alcuni altri a prendere il mare e a navigare verso le isole britanniche o in altre parti della Gallia non occupata. Ma il popolo e il suo linguaggio sopravvisse in Armorica e altrove nei molti secoli seguenti.
Quanto allo sviluppo e alla soluzione finale della battaglia, non diamo molta fiducia al rapporto del vanaglorioso Cesare ma ne diamo di più a Dione Cassio, che riporta come la vittoria dei Romani fu dovuta al fatto che flotta veneta rimase in bonaccia di vento piuttosto che al piano di battaglia dei romani e al coraggio che Cesare attribuisce ad essi. Piuttosto che essere presi prigionieri molti si suicidarono: alcuni si annegarono nel mare, altri scalando i vascelli nemici perirono nelle acque, alcuni altri bruciarono sulle loro navi colpite dai dardi inciendiari dei romani.
CASA TIPICA a Vannes (Morbihan ) ricorda molto i casoni e i "fojaroi2 del feltrino |
Cesare si vanta di aver passato i capi a fil di spada e costretti gli altri in schiavitù. Fu la disfatta la fine dei Veneti? Non del tutto. Può essere che abbia segnato la fine della loro egemonia in Armorica. Può essere che abbia spinto alcuni di loro a rifugiarsi nelle foreste interne. Può anche aver costretto alcuni altri a prendere il mare e a navigare verso le isole britanniche o in altre parti della Gallia non occupata. Ma il popolo e il suo linguaggio sopravvisse in Armorica e altrove nei molti secoli seguenti.
Antony Ambrozic
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