La giustizia veneta implacabile coi potenti, un esempio.

Nello stato veneziano, la giustizia, pur clemente e misericordiosa quando le circostanze lo consentivano, era implacabile e terribile (specie nel Medio Evo, dove ancora i supplizi erano cruentissimi, in certi casi) verso chi si macchiava di colpe infamanti. A maggior ragione, se il criminale, mancando al proprio ruolo di guida ed esempio al popolo, apparteneva alla nobiltà. 

Accadde così che un gruppo di giovinastri, figli delle più illustri famiglie veneziane, commettessero formando una vera e propria banda, stupri e violenze durante delle notti di bagordi, sperando di non essere scoperti. Quattro di essi furono invece identificati e l'inflessibile Consejo dei X (che proprio per questo era una istituzione amata dal popolo), investito del caso delicatissimo, li condannò a essere "descopati" come dei criminali qualsiasi.

Quando fu loro annunziato il supplizio terribile, che consisteva in una esecuzione a colpi di mazza sul cranio, essi "rimasero come morti e in zenochion supplicarono : Signori, almeno ne sia tajà la testa! " Ma non si derogò da quanto stabilito. Furono condannati il 20 settembre 1513 e il giovedì seguente (altro che i tempi della giustizia d'oggi!) una gran folla, silenziosa e composta, era pronta ad assistere al supplizio, tra le colonne di Marco e Todaro, nella piazzetta famosa. 

Il popolo approvò l'intervento punitivo, reclamava giustizia per i torti subiti da quei prepotenti, ma rimase comunque anche frastornato per il supplizio terribile. "Et compiuta questa giustizia, tutti li piacque, ma si dolseno di la morte di tal zoveni, maxime di zentilhomeni." La notte prima qualche entusiasta di tale rigore aveva appeso un biglietto sulla Porta della Carta con su scritto: "Questa è la Repubblica veneta, che vivrà sempre felice, con la Giustizia che presiede alle Leggi e allo Stato." 


libero sunto da "Giustizia veneta" di Edoardo Rubini ed. Filippi.


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