LA DIFESA DELLA QUALITA' DELLA MONETA NAZIONALE: LO ZECCHINO.
(la liretta non gli faceva neanche un baffo, allo zecchino, sentite qua... )
Di Giovanni Distefano, Atlante storico della Serenissima.
L'ingresso, opera di Vincenzo Scamozzi, è sorretto da due imponenti telamoni.
Di Giovanni Distefano, Atlante storico della Serenissima.
E' nel 1551 che si istituiscono i due "Provveditori sopra gli ori e monete" per controllare il corso e il cambio delle monete e per colpire i falsari. Nel 1582, ora alle dipendenze del Senato, essi saranno tre e poi cinque alla fine del '600.
Questi magistrati controllano che l'oro abbia una percentuale stabile nelle monete e nelle "zogie" (gioielleria) e che non entri oro di cattiva qualità nello stato. Ad essi spetterà la vigilanza su pesi e le bilance destinate a saggiare il metallo.
Nel 1734 i Provveditori non saranno più eletti, sostituiti da un Inquisitore che regola e cura il corso dell'oro e delle monete d'oro e d'argento, che i pagamenti siano fatti nelle città soggette alla Repubblica a mezzo di cambiali o pagherò, per un importo superiore ai 300 ducati (evitandone quindi il trasporto pericoloso) avvengano attraverso il Banco di giro, e vigila sulla esportazione di oro e argento.
La storia della sede
La zecca venne trasferita nel 1277 a San Marco da Rialto, dove si trovava sin dal IX secolo, per poter essere più facilmente controllata dal Maggior Consiglio, e nella metà del cinquecento prese sede nel nuovo edificio. Dal XV secolo la Zecca veneziana coniava fino a due milioni di monete per anno tra ducati d’oro e d’argento. Proseguì la sua attività sotto la dominazione asburgica, per cessare nel 1870, dopo l'annessione al Regno d'Italia (1866).
Eretto tra il 1537 e il 1545 per essere sede della zecca della Repubblica, l'edificio, realizzato in pietra d'Istria, ha forme severe e si sviluppa su pianta quadrata affacciandosi posteriormente su di un cortile interno sotto le cui 40 arcate avvenivano le attività di coniodella moneta. Dato che nella lavorazione si raggiungevano temperature molto elevate, nella costruzione non fu usato legno, ma solo pietra, che conteneva meglio il calore e non correva il rischio di incendiarsi.
L'ingresso, opera di Vincenzo Scamozzi, è sorretto da due imponenti telamoni.
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