Storie de corna - Cornuti a Venezia

Cornuti a Venessia

Storie di tradimenti, di amori e di corna


Era il 1388 ed Alvise Venier, figlio del doge Antonio Venier, aveva come amante la moglie del patrizio Giovanni delle Boccole, quando i due litigarono, a causa della cognata e della madre di lei, decise di rompere la relazione tanto da appendere sulla sua porta di casa un paio di corna, sulle quali aveva messo delle scritte offensive sul marito cornuto. Arrestato, fu condannato a pagare duecento ducati e a scontare due mesi di prigione. Durante la detenzione Alvise Venier si ammalò, ma suo padre, il doge,  non intervenne e non emise alcun atto di clemenza e il figlio morì.
Questo dimostra quanto le alte cariche cercassero di osservare la più completa imparzialità negli affari.

Antonio Venier fu il 62° doge della Serenissima dal 1382 al 1400 e rimane nella storia veneziana come il doge che fece capire al mondo che la giustizia doveva essere ed era uguale per tutti. Durante il suo dogado l'economia veneziana si risollevò dopo la peste e le guerre che l'avevano messa in ginocchio sotto il Doge precedente e divenne particolarmente florida, risanò i debiti della repubblica e fece ripristinare i commerci. Tra le leggi che promulgò vi fu quella con cui vietava ai foresti di stabilirsi, procurarsi rendite a Venezia senza il permesso dell'amministrazione e che la cittadinanza fosse concessa solo dopo 15 anni di permanenza in città. Grazie al riequilibrio delle finanze pubbliche venne completata la pavimentazione di Piazza S. Marco con i mattoni.


L'orafo Giovan Battista Manuzzi indagando per conto del Tribunale degli Inquisitori di Stato sui comportamenti libertini di Casanova, dopo il suo rientro a Venezia,  aveva raccolto un dossier piuttosto voluminoso ma non sapeva che se avesse invece indagato su sua moglie avrebbe scoperto di essere il veneziano più cornuto della città. Mezza Venezia lo sapeva e lo commiserava perché continuava rispondere alle illazioni dei maligni che ci volevano le prove concrete, come quelle che cercava per il Casanova. Peccato per lui che le prove erano gli amanti della moglie che si dava da fare visto che il marito passava tutto il giorno in  laboratorio mentre la notte girava per bettole, caffè, locande e postriboli alla caccia di prove contro il Casanova.
Giacomo Casanova
Cicisbei
I cicisbei o Cavalieri Serventi furono un fenomeno soprattutto italiano e nascono come cavalieri con il compito di proteggere accompagnando una dama nelle sue uscite in pubblico.  Il cicisbeo era il figlio cadetto della nobiltà e dell'aristocrazia veneziana quindi aveva l’opportunità di far parte della società, senza possedere denaro essendo l’eredità tutta destinata al primogenito. Quindi la sua futura sistemazione era legata alle frequentazioni. Il cicisbeo veniva scelto in una cerchia di parenti o amici dello stesso censo ed il suo nome veniva addirittura messo nel contratto di matrimonio delle dame.
Era tutto sommato per le coppie nobili la copertura per garantire la rispettabilità della signora.
L'attività del cicisbeo iniziava al mattino presenziando alla toilette della dama, alla sua vestizione, l'accompagnava a passeggio, l'intratteneva con la recita di versi o suonando brani di musica, a tavola le sedeva accanto per tagliarle la carne e alla sera l'accompagnava ai tavoli da gioco.
Era possibile che tra la dama ed il cicisebo nascesse una relazione con il silenzioso beneplacito del marito, che aveva via libera per intrecciare relazioni: comunque si manteneva l’integrità del matrimonio ma soprattutto, aspetto non da poco, le proprietà familiari.




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