LUNARDELLI, O Rei do Café era nato Mansuè

Geremia Lunardelli-Simitan

Chiamato Rei do Café (Re del Caffè) non solo per i suoi enormi possedimenti coltivati a caffè negli stati brasiliani di San Paolo, Paraná e Mato Grosso del Sud, oltre che in Goiás ed in Paraguay ma perché affermava che "i Re nascono per l'amore per la terra, amore che viene sempre messo alla prova dal lavoro sui campi".


Il tormento che lo afflisse per tutta la sua vita fu l'incapacità dei politici a comprendere i valori dell'agricoltura.
Sosteneva che le sedi delle capitali, dei ministeri e dei parlamenti, essendo lontane dalle campagne, non consentono agli uomini di governo, ai funzionari, ai professionisti, agli industriali di comprendere la terra e chi la lavora con amore.
Tra i tanti migranti che sbarcarono in Brasile nel 1886, ci sono anche Nicolò e Luigia Lunardelli, giovani sposi contadini, 25 anni lui e 22 lei. In braccio a loro, Geremia, di un anno appena. 
Avevano lasciato parenti ed amici a Fossabiùba (frazione di Mansuè, nella Marca trevigiana) dove la pianura opitergina incontra la Livenza, il fiume che fa da confine tra le terre venete e quelle del Friuli.
I giovani Lunardelli-Simitan sbarcarono nel porto di Santos per andar a lavorare in una piantagione di caffè a San Paolo.
La famiglia Lunardelli, il cui soprannome Cimitan deriverebbe dalla località Cimetta, frazione di Codognè, da cui discenderebbe il soprannome Cimitan poi venetizzato Simitan.
Per la giovane famiglia Lunardelli le cose non andranno tanto bene all’inizio. Papà Nicolò muore dopo alcuni anni e la giovane mamma per poter sopravvivere si risposa. Geremia ancora bambino lavora sotto padrone nelle fazendas, iniziando come colono, camionista e custode, impara da solo a leggere e a scrivere all'età di 30 anni e poi, grazie al proprio fiuto per gli affari, riusce a mettere da parte un capitale da consentirgli l'acquisto delle sue prime piantagioni di caffè a Sertãozinho, nel comune di Ribeirão Preto.

Nel 1915 si trasferisce a Olímpia, dove con le piantagioni di caffè fa crescere notevolmente il suo patrimonio, nonostante gravi difficoltà a cui fu sottoposto.
Le intense gelate del 1918 fecero crollare le vendite di caffè al mercato di Santos, tanto da costringerlo a chiedere, sostenuto dalle fiduiessioni degli esportatori, diversi prestiti bancari per superare gli anni della crisi.
In questa città divenne sindaco e presidente del Municipio.
La fine della prima guerra mondiale fece lievitare parecchio i prezzi del caffè e contribuì a migliorare le fortune di Lunardelli .
Alla fine del 1920 arrivò a possedere oltre 15 milioni di piante di caffè, facendogli guadagnare l'appellativo di Re del Caffè e nel 1922 trasferì la sua residenza nella capitale San Paolo.
Nel 1928 rifiutò il titolo nobiliare di Conte offertogli dal re d'Italia e il titolo di Marchese offerto dal Papa nel 1946.
Dopo la crisi delle borse del 1929 che fece crollare i prezzi del caffè ed il valore dei terreni su cui era coltivato, il governo brasiliano arrivò a vietare la coltivazione di caffè, promuovendo anche l'incendio spettacolare delle scorte di circa 80 milioni di sacchi.
Durante il periodo1931-1935 la quota del mercato mondiale del caffè in Brasile crebbe di circa il 60% , per scendere al 50% nel 1937, a vantaggio della Colombia e dei paesi africani.
Lunardelli continuò a credere ancora nel caffè e riuscì ad attraversare la cris con pochi danni, grazie anche all'aiuto finanziario dei vecchi esportatori di Santos e delle banche commerciali di San Paolo.
In questo momento, Lunardelli approfittò della possibilità di acquistare terreni a buon mercato e di ottenre prestiti personali, per ampliare e rafforzare i propri affari.



Lunardelli, sfruttando il momento e senza dimenticare le origini contadine della famiglia, puntò ad una produzione diversificata nella regione nord-occidentale di San Paolo, arrivò a possedere  30 mila capi di bestiame, 11.500 ettari di cotone e 5.000 ettari coltivati a canna da zucchero.

Negli anni Cinquanta arrivò a possedere 14 milioni di piante di caffè, 11.500 ettari coltivati a cotone e ancora 5.000 ettari coltivati a canna da zucchero, più uno zuccherificio capace di 30 mila sacchi l’anno, e oltre 25.000 ettari di terreno con i quali produceva oltre 10.000 quintali di foraggio invernale per i 30 mila capi di bestiame.
Lunardelli a passeggio con un amico negli anni '50

A metà degli anni '50 arrivò a possedere oltre 22.300 ettari di terra, rivenduti poi sotto forma di colonizzazione. Creò anche piantagioni di caffè ed allevamenti di bestiame nel Mato Grosso do Sul, Goias e in Paraguay. Assieme al fratello Ricardo fondò a Porecatu lo Zuccherificio Centrale del Paraná, che diede poi in gestione al suo pronipote Ricardo Lunardelli, il quale ampliò la capacità di investimenti con il nuovi impianti della Nova Usina Central Paraná, facendolo diventare il più grande zuccherificio del Brasile.

Lo Stato per ricompensarlo i suoi servizi alla nazione è stato decorato nel 1933 con la medaglia dell'Ordine nazionale della Croce del Sud
Insieme all'imprenditore Assis Chateaubriand, Lunardelli è stato uno dei principali donatori di opere opere d'arte che fanno parte della collezione originale del Museo d'arte di San Paolo (MASP), tra cui quadri di Goya, Rembrandt, Renoir e Velasquez e alcune sculture di Rodin.


Geremia Lunardelli morì nel 1962 a San Paolo all'età di 77 anni, lasciando la vedova Albina Furlanetto, nove figli e 36 nipoti.

Commenti

  1. I miei bisnonni materni si chiamavano Ferdinando Monterastelli ed Alessandra Lunardelli con molta probabilità sorella di Nicolo' padre di Geremia Lunardelli.
    I miei bisnonni si trasferirono in sardegna nei primi anni del pop
    Per lavorare nel sito minerario di Bugerru nella sardegna occidentale

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