RENGA O SCOPETO'N? I PESSI (i pesci) DEA QUARESIMA VENETA
La Quaresima porta in tavola le sue tipicità tradizionali.
In Veneto questo è il periodo dell’aringa, o meglio della “renga”, e dello “scopetòn“, pesci poveri ma molto nutrienti che non mancavano mai nemmeno nelle famiglie più povere, anche per la sua facilità di conservazione, che non richiedeva refrigerazione.
Insieme al baccalà, costituivano il cibo che accompagnava frequentemente la polenta sia “calda” che “brustolà“, ed erano i piatti ideali per le giornate di magro della Quaresima.
Innanzitutto, bisogna subito chiarire che renga e scopetòn non sono lo stesso pesce, anche se sono spesso scambiati l’uno per l’altro, a causa anche del trattamento di salatura ed affumicatura che li rende molto simili.
La renga è l’aringa, di provenienza atlantica, e lo scopetòn è una grossa e panciuta sardina, sempre di origine atlantica..
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“La differenza fra renga e scopeton non è mai stata conosciuta nella nostra terra, ne l’abbiamo trovata precisata in alcun vocabolario dialettale o in altra opera di carattere locale. Lo scopeton è stato ed è creduto comunemente il maschio della renga, nonostante sia ben più piccolo. Apparirà strano a molti sapere, come è apparso inaspettato per noi trovare, dopo laboriose indagini, che gli scopetoni sono le comuni sardelle atlantiche, scelte tra le più grosse, salate e conservate come le aringhe e che sono in genere importate con il nome di English pilchard, dai Paesi che si affacciano sul Mare del Nord. Le renghe, da parte loro, si distinguono in renghe da late (le più tenere) e renghe da uvi (quelle con le uova).”
Civiltà rurale di una valle veneta la Vai Leogra, prof. Terenzio Sartore di Marano Vicentino
Lo scopetòn (non c’è traduzione in italiano…) viene tradizionalmente conservato sotto sale, mente le aringhe si trovano più facilmente in salamoia, imbustate e sottovuoto.
Ovviamente, sarebbero da preferire anche quest’ultime sotto sale, tra l’altro più gustose e con carni più sode e, quindi, che restano più “in sé” anche dopo la cottura.
La “renga” suggerì ad Ermanno Olmi una delle immagini più suggestive nel suo capolavoro “L’albero degli zoccoli“.
Le famiglie più povere, e spesso più numerose, erano solite attaccare la “renga” con uno spago al soffitto, sopra la tavola, coprendola con una foglio di carta oleata durante la giornta.
La sera, si riunivano tutti intorno alla tavola, veniva tolta la carta e i commensali potevano “tocciare” , intingere, la polenta, che non mancava mai, sul pesce.
Nelle occasioni speciali si poteva finalmente mangiare, veniva tagliato a pezzetti e posto sul piatto, sempre con la polenta.
Ai me tempi… quatro fete de polenta brustolà e un sardeon picà via in meso o sora la tola… ma solo pociare! Parchè, finìa la polenta, la mama fasea sparire el sardeon che, co’ na scaldadina e do giosse de oio, el giovava ancora. E vanti cussì più che se podèa…
LINK ORIGINALE E RICETTE per la preparazione di renghe e scopetoni: https://www.ilfiordicappero.com/2017/03/renga-scopeton.html
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