IL CONTROLLO DEI "MIGRANTI" A VENEZIA
Per i governati e i governanti veneti la politica sulla migrazione praticata dal governo italiano attuale sarebbe risultata intollerabile. Causa certa di rivolte e sommosse dei "sudditi" che si aspettavano un controllo del territorio fermo e sicuro. In questa nota, tratta da un saggio di Renzo Derosas, presentato da Gaetano Cozzi parliamo quindi del trattamento riguardante i "forestieri" che affluivano a Venezia da ogni parte, in cerca di fortuna, con mezzi spesso illeciti.
- Il decreto dei forestieri del 1583 si occupa di prevenzione del fenomeno della migrazione nella Capitale Venezia, sottoposta aun flusso continuo di arrivi, forse più di ogni altra città europea, di albanesi, greci, armeni, grigioni, francesi, tedeschi, ecc... che vi giungevano non di rado senza alcuna prospettiva di lavoro, pronti a cercare nell'illegalità i mezzi per la sopravvivenza quotidiana: il gioco, la prostituzione di mogli e figlie, e soprattuto la violenza prezzolata, con l'arruolamento come bravi e sicari costituivano perlopiù le loro industrie.
La decisione del Consiglio dei dieci, si inseriva in una serie di provvedimenti volti al controllo di questa massa di gente che causava un allarme e disagio sociale notevole. A più riprese si erano approvate leggi che limitavano il permesso di soggiorno e di "albergo" solo a chi offrisse sufficienti garanzie economiche sul proprio sostentamento; dall'altra si moltiplicavano i programmi per l'espulsione, la reclusione, l'arruolamento coatto di chiunque - vivendo senza "esercitio" - fosse da considerare un vagabondo pericoloso all'ordine sociale.
Il nuovo sistema previsto nel decreto stabiliva che chiunque arrivasse a Venezia, se "di aliena dition", dovesse subito recarsi dall'apposita Magistratura (gli Esecutori alla bastiema) per dichiarare le proprie generalità, il luogo di provenienza, l'alloggio in città, i motivi e la durata del viaggio, il tutto da annotarsi su un apposito registro (cose che ad esempio gli uffici di dogana australiani chiedono anche oggi); in cambio gli era rilasciato un bollettino che osti ed affittacamere erano obbligati a chiedere; per i forestieri trovati senza bollettino c'era la galera o il carcere, per gli osti che non l'avevano preteso una multa salata, non inferiore a 50 ducati.
L'obbligo del bollettino prefigurava chiaramete i controlli dello stato moderno (tranne che per lo stato italiano vien da chiosare), e anche se è lecito supporre un margine di inadempienza, si tratta di un intervento burocratico senza precedenti, tanto che tale Magistratura si vede assegnare un aumento dell'organico e nuovi uffici per poter svolgere l'enorme mole di nuovo lavoro.
Per quanto incompleto, è dunque un autentico censimento degli stranieri, massiccio e continuamente aggiornato (occorrevano dieci anni di permanenza in città per essere esonerati dal bollettino), che si è così posto in essere. La grande massa di informazioni che ne scaturisce permette alle autorità un vero e proprio controllo sociale del fenomeno.
- Il decreto dei forestieri del 1583 si occupa di prevenzione del fenomeno della migrazione nella Capitale Venezia, sottoposta aun flusso continuo di arrivi, forse più di ogni altra città europea, di albanesi, greci, armeni, grigioni, francesi, tedeschi, ecc... che vi giungevano non di rado senza alcuna prospettiva di lavoro, pronti a cercare nell'illegalità i mezzi per la sopravvivenza quotidiana: il gioco, la prostituzione di mogli e figlie, e soprattuto la violenza prezzolata, con l'arruolamento come bravi e sicari costituivano perlopiù le loro industrie.
La decisione del Consiglio dei dieci, si inseriva in una serie di provvedimenti volti al controllo di questa massa di gente che causava un allarme e disagio sociale notevole. A più riprese si erano approvate leggi che limitavano il permesso di soggiorno e di "albergo" solo a chi offrisse sufficienti garanzie economiche sul proprio sostentamento; dall'altra si moltiplicavano i programmi per l'espulsione, la reclusione, l'arruolamento coatto di chiunque - vivendo senza "esercitio" - fosse da considerare un vagabondo pericoloso all'ordine sociale.
L'obbligo del bollettino prefigurava chiaramete i controlli dello stato moderno (tranne che per lo stato italiano vien da chiosare), e anche se è lecito supporre un margine di inadempienza, si tratta di un intervento burocratico senza precedenti, tanto che tale Magistratura si vede assegnare un aumento dell'organico e nuovi uffici per poter svolgere l'enorme mole di nuovo lavoro.
Per quanto incompleto, è dunque un autentico censimento degli stranieri, massiccio e continuamente aggiornato (occorrevano dieci anni di permanenza in città per essere esonerati dal bollettino), che si è così posto in essere. La grande massa di informazioni che ne scaturisce permette alle autorità un vero e proprio controllo sociale del fenomeno.
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