Junghans dagli orologi alle mine, uno dei nomi storici dell'industria veneziana.






JUNGHANS, uno dei nomi storici dell'industria veneziana.

La prima Fabbrica Italiana d’Orologi sorta alla Giudecca alla fine dell'Ottocento.   

Non c'era abitazione o ufficio che non avesse avuto una pendola con il marchio della stella a cinque punte.







Nel 1877 i fratelli Herion, in qualità di agenti per l'Italia della tedesca Junghans, fondarono la prima fabbrica italiana d'orologi e congegni di precisione.


Agli inizi era un semplice laboratorio di montaggio di elementi importati dall’estero, ma raggiunse ben presto una propria autonomia di produzione grazie all’apertura dello stabilimento nella parte centrale dell’isola della Giudecca, essendo diventata nell’ultimo ventennio dell’Ottocento l’area industriale cittadina con molte fabbriche, tra cui il Molino Stucky, distillerie e birrerie, industrie tessili e manifatturiere, cantieri navali. 

Nel 1899 Arthur Junghans, uno dei due eredi del fondatore, entrò a far parte della ditta e la rilevò nel 1903. Infatti a lui si deve l'introduzione di molte nuove tecniche per migliorare la qualità della produzione riuscendo a brevettare 300 diverse invenzioni. Queste innovazioni evitarono il tracollo finanziario nel 1886, quando la produzione di orologi da tasca iniziò a diminuire, costringendo la Junghans a fondersi con la Thomas Haller. Iniziò una produzione di pendole di alta qualità e a costi contenuti.


In quegli anni la Junghans divenne la più grande fabbrica d'orologi al mondo. 

Inizò l’epopea della “Prima Fabbrica Italiana d’Orologi”. 
Con l’avvento della prima guerra mondiale la ditta fu sequestrata dal governo italiano per restituirla alla proprietà nel maggio 1922. Poi, da allora, alla Giudecca la produzione arrivò a 1500 orologi al giorno, occupando, negli anni Trenta, a circa 500 dipendenti, metà uomini e metà donne per la maggioranza residenti nella stessa isola.
Nel 1912 Junghans è fra le prime aziende al mondo ad utilizzare vernici radioattive luminescente per gli orologi sveglia e da polso, la cui produzione iniziò nel 1928.
Durante la II guerra mondiale erano impiegate ben 4000 persone nella produzione di spolette per bombe e, per rispondere alle esigenze di produzione bellica, lo stabilimento venne ampliato nel 1943 arrivando ad accupare una superficie di 20.000 mq,. Nel corso del 1944 i macchinari di precisione per la fabbricazione delle spolette furono spostati a Bolzano per ovvi motivi di sicurezza, lontano dai bombardamenti sulla vicina area industriale di Porto Marghera. 


Il primo movimento automatico Junghans apparve sui mercati internazionali nel 1951, così come l'orologio da polso "Minivox" con allarme.
Nel 1954 chiudeva il Molino Stucky, simbolo della Venezia industriale.
Alla fine degli anni cinquanta, con la chiusura dell'Arsenale di Venezia, era diventa la più importante realtà produttiva della città insulare occupando circa 650 persone specializzate nella fabbricazione di ordigni bellici (soprattutto mine), fino alla sua chiusura avvenuta nel 1971.

Anche la Junghans iniziò a registrare una crisi produttiva e occupazionale che determinò la graduale chiusura dello stabilimento e l’abbandono dell’area occupata per oltre un secolo.
Con il progressivo esodo delle attività produttive in terraferma, l’isola della Giudecca cominciò a svuotarsi delle sue industrie. 




Con gli anni duemila inizia il recupero con il restauro del complesso; dal bunker antiaereo venne ricavato un teatro mentre dagli altri fabbricati (depositi, magazzini, laboratori, uffici, ecc.) sono stati ottenuti complessi residenziali conservando il nome storico di Junghans.

Commenti

  1. Non è stato recuperato, è stato raso al suolo, tranne il cosiddetto bunker, che era in realtà la ex polveriera.

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  2. Durante la seconda guerra mondiale è stata demolita la chiesa di Sant'Angelo della Concordia per ampliare la Junghans. La chiesa si affacciava sul rio del ponte longo

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