OGGI PARLIAMO DI... VOGUE, VENETO VOGUE (e Casanova)
E' arrivato agli abbonati il quarto numero di Veneto Vogue, la straordinaria rivista creata e diretta dal bravissimo Davide Lovat, intellettuale di area cattolica che milita da tempo nell'area indipendentista identitaria.
Il periodico bel titolo richiama all'eleganza e quindi anche all'armonia e a guardar bene fu il segreto della nostra cività veneta, nata grazie all'equilibrio che governava la sua società. Solo un mondo armonico e virtuoso poteva produrre geni in ognicampo, dalla musica, alla pittura e al pensiero politico che in qualche caso, anticipò di secoli i principi che reggeranno gli stati moderni che non hanno rinunciato però alla loro radice cristiana. e Mi riferisco in questo caso al pensiero di Paolo Sarpi, che riassunse e diede fondamento teologico e giuridico alla posizione di Venezia nei rapporti sato chiesa.
La rivista, elegantissima e piena di foto, ci parla della nostra storia, ma anche di attualità politica (in questo numero Lovat nel suo articolo di fondo accenna anche alla Catalogna). Ma ne parleremo ancora... ora vi metto un piccolo estratto dell'articolo che riporta un brano scritto da Giovanni Veronese che si mmedesima nell'animo del Casanova, il quale rientra nella sua Venezia dopo 18 anni di esilio, in seguito alla sua celebre fuga ai piombi.
"Io non dovevo nulla a Venezia e Venezia non doveva nulla a me, così, dopo 18 anni, il nostro rapporto ripartiva da zero senza alcun sospeso se non la memoria incancellabile dei miei anni giovanili passati a rincorrere chimeriche illusioni tra i palazzi nobili e gli infimi bastioni da vin.
La punta della Dogana era adesso vicina e San Giorgio Maggiore sembrava essere appena emersa dalla nebbia stagliando in un cielo violaceo il suo campanile.
Tutto a un tratto iniziai a pensare a coloro che avrei rivisto, ma soprattutto a coloro che non avrei più rivisto (...) lacrime iniziarono a rigarmi il viso.
Bragadin era morto qualche anno addietro quasi in miseria, grazie anche alla mia dissennatezza giovanile che gli era costata fiumi di zecchini persi al Banco del Faraone al Ridotto o scialacquati in allegre compagnie femminili, e Barbaro lo stesso, la tisi l'aveva condannato tre anni addietro senza appello...
Ebbene, facciamo in modo che questa nuova eccellenza veneta appena nata non muoia! Contattate Davide Lovat e sottoscrivete un abbonamento (costa molto poco). Difenderete così la nostra Patria e e la Sua Storia in maniera concreta. Grazie.
Per i contatti scrivere anche a vivivicenza@gmail.com
Il periodico bel titolo richiama all'eleganza e quindi anche all'armonia e a guardar bene fu il segreto della nostra cività veneta, nata grazie all'equilibrio che governava la sua società. Solo un mondo armonico e virtuoso poteva produrre geni in ognicampo, dalla musica, alla pittura e al pensiero politico che in qualche caso, anticipò di secoli i principi che reggeranno gli stati moderni che non hanno rinunciato però alla loro radice cristiana. e Mi riferisco in questo caso al pensiero di Paolo Sarpi, che riassunse e diede fondamento teologico e giuridico alla posizione di Venezia nei rapporti sato chiesa.
La rivista, elegantissima e piena di foto, ci parla della nostra storia, ma anche di attualità politica (in questo numero Lovat nel suo articolo di fondo accenna anche alla Catalogna). Ma ne parleremo ancora... ora vi metto un piccolo estratto dell'articolo che riporta un brano scritto da Giovanni Veronese che si mmedesima nell'animo del Casanova, il quale rientra nella sua Venezia dopo 18 anni di esilio, in seguito alla sua celebre fuga ai piombi.
"Io non dovevo nulla a Venezia e Venezia non doveva nulla a me, così, dopo 18 anni, il nostro rapporto ripartiva da zero senza alcun sospeso se non la memoria incancellabile dei miei anni giovanili passati a rincorrere chimeriche illusioni tra i palazzi nobili e gli infimi bastioni da vin.
La punta della Dogana era adesso vicina e San Giorgio Maggiore sembrava essere appena emersa dalla nebbia stagliando in un cielo violaceo il suo campanile.
Tutto a un tratto iniziai a pensare a coloro che avrei rivisto, ma soprattutto a coloro che non avrei più rivisto (...) lacrime iniziarono a rigarmi il viso.
Bragadin era morto qualche anno addietro quasi in miseria, grazie anche alla mia dissennatezza giovanile che gli era costata fiumi di zecchini persi al Banco del Faraone al Ridotto o scialacquati in allegre compagnie femminili, e Barbaro lo stesso, la tisi l'aveva condannato tre anni addietro senza appello...
Ebbene, facciamo in modo che questa nuova eccellenza veneta appena nata non muoia! Contattate Davide Lovat e sottoscrivete un abbonamento (costa molto poco). Difenderete così la nostra Patria e e la Sua Storia in maniera concreta. Grazie.
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