SCHIAVISMO A VENEZIA (prima parte )



MAOMETTO, VENEZIA E LO SCHIAVISMO.

I DO' MORI sulla torre dell'orologio in piazza San Marco


La Serenissima fu il primo paese al mondo a proibire la tratta degli schiavi anche se i suoi mercanti ne praticarono il commercio per molti secoli.

Il sangue dei Veneti è puro? o meglio nel loro DNA quanto c’è di nordafricano, di ostrogoto, di arabo o di orientale?
Domande del genere possono sembrare blasfeme ma se riflettiamo sulla nostra storia, sulle contaminazioni che abbiamo creato e subìto nei mille anni di storia non dobbiamo scandalizzarci. Anzi approfondendo il discorso ed analizzando gli eventi che fecero grande la Serenissima, ci renderemo conto che è stata la combinazione di tre elementi (oggi si potrebbe definirla più banalmente integrazione razziale) a far sì che tutto ciò accadesse: integrare il principio di Bene Comune con quelli cristiani della comprensione e del rispetto reciproco.

Cosa rimane oggi a Venezia della tratta degli schiavi? Nessuno incontrerà per le calli dei veneziani di colore, o ormai mulatti generazione dopo generazione, arrivati come schiavi nel XVI° - XVIII° secolo.
Di quel periodo forse è rimasta una traccia con il cognome Moro e le varianti Mori, Moretto, Morét e Moretti, Morello e Morelli, Morassutti e Morassùt, Morasco e Morero, Moratti, Moresco e Moreschi, Morini e Moroni . Con il termine moro venivano indicati i musulmani, specialmente berberi, mentre gli Arabi erano chiamati Saraceni o Agareni, che popolarono una parte non trascurabile della Penisola iberica (al-Andalus) per oltre 800 anni e la Sicilia (Emirato di Sicilia) per 264 anni e che tuttora costituiscono l'elemento fondamentale autoctono nordafricano.

 
Mercanti arabi al mercato degli schiavi

Fu proprio Maometto a dare vita allo schiavismo musulmano quando massacrò gli uomini della tribù ebraica dei Banu Quraydhah e ridusse in schiavitù circa 800 donne e bambini. Egli stesso si vantava di possedere un buon numero di schiavi e di concubine.

La schiavitù nell'Islam è legittimata da diversi passi del Corano, dalle usanze di Maometto e dei primi musulmani e dalla secolare tradizione islamica. Comunque nel Corano viene considerato come gesto pio e buono, la liberazione degli schiavi, nonostante ciò la schiavitù, in particolare quella sessuale femminile, non solo veniva accettata ma era pure normata.

Nel matrimonio veniva imposto il numero massimo di 4 mogli mentre non c‘era e non c’è ad oggi alcun limite sul numero delle concubine.

Solo i musulmani non possono essere ridotti in schiavitù mentre lo diventano i prigionieri di guerra, gli infedeli catturati in occasione delle jihad contro i non credenti e i figli di schiavi.

I maschi venivano impiegati soprattutto come manodopera nel mondo produttivo e forza militare.

Le donne erano destinate o alla servitù domestica o al concubinaggio.

Una donna libera poteva possedere uno schiavo maschio ma non poteva usarlo sessualmente.

Gli schiavi, in relazione al diritto di proprietà, all’eredità e al matrimonio, erano vincolati all'assenso e al controllo dei rispettivi padroni.

Storicamente la società islamica riservava agli schiavi un ruolo marginale, con l'ascesa al potere del Califfato (dopo la morte di Maometto) acquisirono, come schiavi-soldati, uno stato sociale migliore di molti uomini liberi, tanto da costituire per esempio il corpo dei Mamelucchi e prendere il potere in Egitto, oppure crearono il corpo dei Giannizzeri in Turchia.

Gli europei deportati in Nord Africa tra il 1500 e il 1800 furono 1, 25 milioni circa.
Gli africani deportati in America dagli europei, tra il 1451 e il 1870, furono 12-13 milioni circa.

Gli africani schiavizzati dai mercanti islamici, dal 600 al 1900, furono circa 18 milioni.

FINE PRIMA PARTE
Nella seconda parte gli schiavisti degli stati cristiani e l’era in cui i neri vendevano i neri agli arabi che li rivendono ai bianchi. I cristiani di Spagna che fanno schiavi i cristiani di colore, i notai che registrano gli atti di compra-vendita degli schiavi in cui descrivono minuziosamente le relazioni tra mercanti, testimoni, fidejussori, prestatori, creditori.



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