DALLA SCHIAVONESCA ALLA SCHIAVONA: A BELLUNO
Il fornimento detto "a tre vie" della spada di centro, sembra sia opera del celebre spadaro bellunese Andrea Ferara che aveva bottega a Fisterre, lungo il corso dell'Ardo. Anche la caratteristica elsa ad "S" della schiavonesca e la complessa gabbia della schiavona vennero realizzate, elaborando modelli levantini, da spadari bellunesi. A sua volta sembra che la famosa "Katzbalger" lanzichenecca sia di ispirazione bellunese, e potrebbe essere vero, dati i continui rapporti tre gli artigiani tedeschi e veneti. G. Rotasso
Da "Le armi nei secoli del Rinascimento" di Gianrodolfo Rotasso in "Saggi di oplologia" edito dagli Armigeri del Piave di Treviso.
Aggiungo una descrizione più dettagliata. Spada a lama larga, per questo detta "palosso" dal termine tedesco che indicava la lama usata dai cacciatori per finire i cinghiali colpiti (pallach).
La testa dell'elsa ricorda un gatto, ma in realtà è un riferimento alle tre belve che compaiono sullo stemma dei dalmatini. Un "orecchio" spesso era forato i modo che vi passasse il laccio di cuoio di sicurezza, che tratteneva la spada in caso di forte urto, all'avambraccio dello schiavone. Molte lame avevano come marchietto un lupo, adottato dagli armieri bellunesi, come simbolo dell città. Le migliori repliche in commercio di questa leggenda veneziana, sono quelle dello spadaio Del Tin di Maniago.
Il fodero: i foderi in commercio NON corrispondono a quelli in uso all'epoca. Erano in legno ricoperto di pelle naturale, con fornimenti in ottone. A richiesta posso inviarvi il disegno dello storico Francesco Favaloro da me utilizzato. Poi olio di gomito, come feci io, che ricostruii il fodero che vedete. Del Tin le vende senza fodero, che ricordi io.
Da "Le armi nei secoli del Rinascimento" di Gianrodolfo Rotasso in "Saggi di oplologia" edito dagli Armigeri del Piave di Treviso.
la bella replica di Del Tin, da me posseduta, in tempi felici |
La testa dell'elsa ricorda un gatto, ma in realtà è un riferimento alle tre belve che compaiono sullo stemma dei dalmatini. Un "orecchio" spesso era forato i modo che vi passasse il laccio di cuoio di sicurezza, che tratteneva la spada in caso di forte urto, all'avambraccio dello schiavone. Molte lame avevano come marchietto un lupo, adottato dagli armieri bellunesi, come simbolo dell città. Le migliori repliche in commercio di questa leggenda veneziana, sono quelle dello spadaio Del Tin di Maniago.
Il fodero: i foderi in commercio NON corrispondono a quelli in uso all'epoca. Erano in legno ricoperto di pelle naturale, con fornimenti in ottone. A richiesta posso inviarvi il disegno dello storico Francesco Favaloro da me utilizzato. Poi olio di gomito, come feci io, che ricostruii il fodero che vedete. Del Tin le vende senza fodero, che ricordi io.
Commenti
Posta un commento