NAPOLEON... CHE SI NASCONDE COME UN LADRO AL CORRER
La vera storia della statua dell'I. (Infame o Imperatore a scelta) raccontata da Luigina Pizzolato
Peripezie di una statua ‘sconta’.
Manzoni compose in 5 maggio il 21 luglio 1821, di getto, quando la notizia della morte di Napoleone nella remota Sant’Elena si diffuse per l’Europa.
Due volte nella polvere, due volte sull’altar, recita Manzoni, nella polvere ancor oggi, finiscono abbattuti i tiranni. Più colossali le statue, più fitto il polverone.
Una élite di ricchi commercianti veneziani nel 1811 aveva commissionato allo scultore Domenico Banti una statua gigantesca di Napoleone, “in omaggio al fondatore del porto franco”.
Una inutile dimostrazione di gratitudine e servilismo, visto che il porto franco a Venezia, limitato alla sola Isola di San Giorgio, non potè mai entrare in funzione. Infatti l’imperatore che lo aveva concesso aveva già dal 1806 ordinato ,in aperta violazione dei trattati internazionali, il blocco continentale per costringere alla resa l’Inghilterra.
La statua venne collocata sul Molo, raffigurava Bonaparte in sembianze di imperatore romano.
Era la sua vanità, farsi immortalare con i simboli del potere, a volte con la corona d’alloro e con lo scettro in mano, gli imperatori romani furono un suo costante punto di riferimento, una fissazione. Il figlioletto nato dalle nozze con Maria Luigia d’Austria venne subito soprannominato Re di Roma, nei desideri del padre destinato a ereditare un impero più vasto di quello romano e a un luminoso avvenire .
L’inaugurazione della statua veneziana avvenne il 15 agosto 1811, giorno del compleanno dell’imperatore, tra grandi feste, luminarie, suoni e con un pomposo discorso del rappresentante dei commercianti veneziani, Giuseppe Treves dei Bonfili. Era questi esponente di una ricca famiglia di banchieri ebrei, grande collezionista d’arte, Napoleone, in quanto re d’Italia, nel 1811 gli concesse il titolo di barone.
La statua non ebbe lunga durata, dopo la tragica e disastrosa campagna di Russia del 1812 e la sconfitta di Lipsia nel 1813, Napoleone dovette abdicare e andare in esilio all’Elba. A Venezia la statua venne abbattuta nell’aprile 1814, il giorno 20 tornarono in città le truppe austriache
Ecco come una antica stampa descrive l’evento:
‘‘Addi 20 Aprile 1814. Liberazione dell’assedio di Venezia e disfata di Napoleone”; sotto il Sole: “Il mondo stà nel gran Mottor del tutto”; nel raggio che abbatte la statua: “Quella man che ti trasse un dì dal nulla / Te annichillando ride e si trastulla”. La didascalia sul bordo inferiore recita: “Ecco, Giustizia in questo dì l’atterra, per appagar d’gnun le giuste brame / Concordia militar ruppe lo stame stringendo in lacci il gran fellon di guerra’‘.
La statua abbattuta sparì, rimase nascosta fino agli anni ’30 del secolo scorso, quando venne ritrovata in California e venduta all’asta a New York,nel 2002 per 385.000 euro. I fondi interamente privati, provenivano per metà circa da una fondazione bancaria italiana facente parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia, , per un quarto dalla Fondazione Napoleone e per un quarto da un gruppo di privati: sei francesi e un italiano.
Su richiesta del Sindaco di Venezia (Costa) e del Ministero dei Beni Culturali, la statua è stata donata al Museo Correr dal Comitato francese per la salvaguardia di Venezia, e ivi si trova tuttora, blindata in una posizione appartata, che, se non fosse per vicini i bassorilievi del Canova potrebbe sembrare il corridoio delle toilettes di un centro commerciale. Un dono imposto, poco gradito e giunto nottetempo, come i ladri.
Peripezie di una statua ‘sconta’.
Manzoni compose in 5 maggio il 21 luglio 1821, di getto, quando la notizia della morte di Napoleone nella remota Sant’Elena si diffuse per l’Europa.
Due volte nella polvere, due volte sull’altar, recita Manzoni, nella polvere ancor oggi, finiscono abbattuti i tiranni. Più colossali le statue, più fitto il polverone.
sembra a tanti un giocatore di bocce |
Una élite di ricchi commercianti veneziani nel 1811 aveva commissionato allo scultore Domenico Banti una statua gigantesca di Napoleone, “in omaggio al fondatore del porto franco”.
Una inutile dimostrazione di gratitudine e servilismo, visto che il porto franco a Venezia, limitato alla sola Isola di San Giorgio, non potè mai entrare in funzione. Infatti l’imperatore che lo aveva concesso aveva già dal 1806 ordinato ,in aperta violazione dei trattati internazionali, il blocco continentale per costringere alla resa l’Inghilterra.
La statua venne collocata sul Molo, raffigurava Bonaparte in sembianze di imperatore romano.
Era la sua vanità, farsi immortalare con i simboli del potere, a volte con la corona d’alloro e con lo scettro in mano, gli imperatori romani furono un suo costante punto di riferimento, una fissazione. Il figlioletto nato dalle nozze con Maria Luigia d’Austria venne subito soprannominato Re di Roma, nei desideri del padre destinato a ereditare un impero più vasto di quello romano e a un luminoso avvenire .
L’inaugurazione della statua veneziana avvenne il 15 agosto 1811, giorno del compleanno dell’imperatore, tra grandi feste, luminarie, suoni e con un pomposo discorso del rappresentante dei commercianti veneziani, Giuseppe Treves dei Bonfili. Era questi esponente di una ricca famiglia di banchieri ebrei, grande collezionista d’arte, Napoleone, in quanto re d’Italia, nel 1811 gli concesse il titolo di barone.
La statua non ebbe lunga durata, dopo la tragica e disastrosa campagna di Russia del 1812 e la sconfitta di Lipsia nel 1813, Napoleone dovette abdicare e andare in esilio all’Elba. A Venezia la statua venne abbattuta nell’aprile 1814, il giorno 20 tornarono in città le truppe austriache
Ecco come una antica stampa descrive l’evento:
‘‘Addi 20 Aprile 1814. Liberazione dell’assedio di Venezia e disfata di Napoleone”; sotto il Sole: “Il mondo stà nel gran Mottor del tutto”; nel raggio che abbatte la statua: “Quella man che ti trasse un dì dal nulla / Te annichillando ride e si trastulla”. La didascalia sul bordo inferiore recita: “Ecco, Giustizia in questo dì l’atterra, per appagar d’gnun le giuste brame / Concordia militar ruppe lo stame stringendo in lacci il gran fellon di guerra’‘.
La statua abbattuta sparì, rimase nascosta fino agli anni ’30 del secolo scorso, quando venne ritrovata in California e venduta all’asta a New York,nel 2002 per 385.000 euro. I fondi interamente privati, provenivano per metà circa da una fondazione bancaria italiana facente parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia, , per un quarto dalla Fondazione Napoleone e per un quarto da un gruppo di privati: sei francesi e un italiano.
Su richiesta del Sindaco di Venezia (Costa) e del Ministero dei Beni Culturali, la statua è stata donata al Museo Correr dal Comitato francese per la salvaguardia di Venezia, e ivi si trova tuttora, blindata in una posizione appartata, che, se non fosse per vicini i bassorilievi del Canova potrebbe sembrare il corridoio delle toilettes di un centro commerciale. Un dono imposto, poco gradito e giunto nottetempo, come i ladri.
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