SON SUDITO FEDEL, COME UN SCIAVON! l'uniforme.

Protesto a Dio, son sudito fedel
E gh’ò San Marco in cuor quanto un Schiaon…

Il poeta A. M. Labia (1709-1775) con l’incipit di questa poesia ci dà un’idea di quanto fossero affezionate alla Repubblica le popolazioni “illiriche”, cioè di lingua serba albanese e croata, sottoposte al Dominio veneto. E del resto, anche nella terraferma il sentimento era diffuso, ma proverbiale, secondo lui, era l’amore per il “Principe” degli schiavoni (le truppe d’oltremare), insomma, per San Marco. Fa piacere ricordarlo, ora che la storia, in questi tempi immemori, è ormai una passione di pochi.
Approfitto per ricordarvi anche i particolari delle uniformi, sopra vedete l'illustrazione ricavata dalle Carte Bubich presso l'archivio di stato di Venezia e sotto la mia ricostruzione con qualche variante, tipo il tricorno e gli stivaletti in pelle non regolamentari.

IL TRICORNO FUORI ORDINANZA DELL’OLTREMARINO

bassa montura la prima ricostruzione in Italia e in Veneto
Divisa da bassa montura (da caserma) di oltremarino, ultima uniforme. il tricorno è fuori ordinanza dato che era prescritto il copricapo etnico. Era il governo veneto stesso che chiedeva agli schiavoni di usare il berretto della loro etnia, ma molto spesso i militi erano attratti dalla moda dei borghesi. Infatti intorno al 1780, il Savio alla Scrittura – ovvero il Ministro della difesa- , o chi per esso, emise una ‘circolare’ (oggi diremmo così) che invitava gli oltremarini a non usare il tricorno. Quanto poi essi la osservassero, non sappiamo. Ma conoscendo il loro carattere ribelle, abbiamo seri dubbi… 🙂 . Il tricorno è adorno di una coccarda ‘chermisina’ – color cremisi. Lo stesso colore di fondo delle bandiere dei reggimenti oltremarini (a scacchi rossi e bianchi) .
Insomma.. se si ricostruisce una uniforme, non ci si veste alla cazzo di cane, come si. diceva in caserma nella mia gioventù ormai lontana 🙂

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