LE ALTANE



LE ALTANE



L'altana a Venezia serviva anche a stendar la lissia (cioè il bucato) oltre che a prendere il sole o a guardare il panorama verso le montagne o la laguna. Il loro sviluppo è certamente legato alla lunga frequentazione storica di Venezia con l'Oriente.



Una volta questa specie di terrazza, quasi completamente di legno e posizionata sopra i tetti, era fatta per il vento, per la luce, per il vuoto. 
Oggi in primavera o in estate va bene per bere con gli amici un bicchiere di prosecco, a far cuatro ciacoe al ciaro de luna, a vedere i fuochi d'artificio la notte del Redentore mangiando anguria fresca.

Ha un pavimento è fatto di assi tra le quali passa luce e aria. Tanto che veniva consigliato a non andare sull'altana con l'anello preferito: avrebbe potuto finire nella bocca di un gabbiano che passava o cadere nel canale.

Il 27 settembre del 1224 il termine ‘altana’ appare per la prima volta in un documento scritto a Venezia, in cui un certo Matteo Barbani da San Polo ne costruisce una sul rio: "Gita motiglioni (modiglioni o pioli) III (tre) per far atana supra rivo’.



Le giovani dame veneziane, durante le giornate particolarmente soleggiate, salivano lassù lontano da sguardi indiscreti per sedersi al sole indossando la "solana", cioè un cappello di paglia a larghe tese con un foro al posto della calotta centrale, attraverso il quale facevano fuoriuscire i lunghi capelli, affinchè con l'azione dei raggi solari, diventassero più biondi secondo la moda di allora. Oppure fissare il famoso "rosso veneziano" che si otteneva dopo un trattamento con una sponzetta ligata alla cima di un fuso utilizzando degli infusi, le cui ricette paricolarmente strane, venivano realizzate dalle donne stesse.


Scriveva Tiziano Vecellio al riguardo:

"Usano in Venetia sopra i tetti delle case alcuni edificij di legno quadri, in forma di logge scoperte chiamate altane, dove con molto artificio, ed assiduamente tutte o la maggior parte delle donne di Venetia, si fanno bionde li capelli con diverse sorti di acque o lissie fatte a questa requisissione, et questo fanno sul colmo del gran calore del sole, sopportando molto per questo effetto. Stanno a sedere con una sponzetta ligata alla cima di un fuso et così si bagnano ..."




Leggendo le cronache del XV° e XVI° Sec. si apprende che non mancavano ricette per prepare gli shampoo schiarenti ante litteram: una delle più semplici prevedeva un miscuglio di feccia di vino bianco e di olio di oliva con cui trattare i capelli e pettinandoli a lungo, rimanevano al sole, per farli asciugare. C'era chi si bagnava i capelli usando della birra. Pure Caterina Sforza aveva l'abitidine di prepararsi una ricetta a base di lissiva (miscela di carbonato sodico e potassico), usata dalle donne per il bucato prima della scoperta dei moderni detersivi ed ottenuta versando dell'acqua bollente su un panno contenente del carbone di legna e cenere. Talvolta venivano aggiunti all'acqua in bollitura dei semi di ortica o foglie di indivia.

Carlo Goldoni nella "Putta onorata" racconta di una Bettina sull'altana intenta a sferruzzare e ci restituisce un frammento di vita quotidiana:

"Oh caro sto sola! Co lo godo! Sia benedeta st'altana! Almanco se respira un puoco. 
Mi, che no so de quele che vaga fora de casa, se no gh'avessi sto liogo, morirave de malinconia".
 



La parola ALTANA (da alto), elemento minore dell’edilizia veneziana, non ha sempre lo stesso significato; dal punto di vista architettonico è una piattaforma o loggetta posta nella parte più elevata di un edificio. A differenza di terrazze e balconi, l'altana non sporge rispetto al corpo principale dell'edificio.

In campo militare aveva la funzione di osservatorio o belvedere, talvolta veniva così chiamato il terrazzo superiore dell'edificio. In realtà era un un loggiato rialzato a mo' di torretta (al disopra dei tetti).

Viene definita pure come: vassoio di assi di legno esposto a tutti i soli e a tutti i venti, poggiato sui tetti, retto da pilastrini, con un fianco poggiato all'abbaino attraverso il quale si sbuca all'aperto, dopo aver attraversato il sottotetto.

Nella Sicilia orientale del 1700 nei monasteri delle suore di clausura le altane avevano la forma di loggetta che permettevano alle monache di assistere alle processioni religiose, rimanendo protette, dalla vista del pubblico, dalle gelosie in ferro battuto.

Dalla fine del XVII° secolo in poi, nel Lazio e in Toscana, era invece diffuso il loggiato continuo chiuso all'ultimo piano dell'edifici.

 







Riferimenti e contributi:

http://evenice.it/venezia/storie-tradizioni/le-altane-i-liago

http://venezia-emilia.blogspot.it/2011/08/altane.html
Le Altane Veneziane in Legno - arch. Marta Lazzarini,  articolo pubblicato in Tetto & Pareti in Legno - giugno 2009


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