AGENTI CON LICENZA DI UCCIDERE



Agenti con licenza di uccidere ai tempi della Serenissima

Il nome di spia significa quella sorte di persone, che van segretamente per eserciti, dentro alle città, esplorando i fatti del nemico, per riferirgli ai suoi, et benché l’ufficio sia infame, et perciò tali persone ritrovate s’impendino per la gola, con tutto ciò sia necessarie.”


Nel corso del 1500 Venezia, consapevole della propria supremazia, crea, quale primo Stato in Italia, un sistema di spie ed agenti segreti strutturato per agire in patria e all’estero contro i nemici della Serenissima. L’impiego d’informatori e sicari doveva tutelare i segreti di Stato e quelle attività che garantivano floridi commerci ed il monopolio di certi mercati come la produzione vetraria, navale o la lavorazione della seta.
Nel ‘700, quando non aveva più segreti da tutelare e sentendo vicina la fine, Venezia utilizza gli inquisitori di Stato per perseguire solo chi si dichiarava illuminista, i nobili libertini e le prostitute con l'obiettivo di raddrizzare le sorti (morali) della società. 
Non servirà a nulla, anzi per certi versi ne accelerò il processo in atto da molto tempo.

L’insabbiamento dell’affare Pietro Gallo
Un ex colonnello dell’esercito veneziano, Bernardino Pietro Gallo, nel 1644 inizia ad arruolare turchi, albanesi e croati per mettere insieme 30.000 uomini [forse erano degli Stradioti mercenari sbandati] in Friuli ai confini della Serenissima con l’Austria e creare disordini per far scoppiare un conflitto tra le due potenze.



30 gennaio 1647: una soffiata darebbe Bernardino Pietro Gallo in viaggio da Roma per il Friuli, allora il provveditore generale di Palmanova ordina che venga ucciso in gran segreto.
L’operazione viene preparata con cura dal capitano Dranzi che incarica quattro soldati, pagati per l’occasione con 100 zecchini, di recarsi in una osteria di Codroipo dove alloggia il Gallo, lì creano un litigio e lo uccidono a colpi di fucile.
Il luogotenente per il Friuli, una volta avvisato del fatto, farà comparire nel processo testimoni dai nomi falsi per far apparire la voglia di giustizia.
6 febbraio 1647: al luogotenente viene ordinato di sospendere il processo e di spostarlo a Venezia, con l’ordine di mettere tutto sotto il più assoluto silenzio, essendo un delitto di Stato.
Nel frattempo al capitano Dranzi, dopo aver controllato il cadavere, nascono dei sospetti che lo inducono a pensare che ci sia stato uno scambio di persona. Il morto non è Gallo ma Bernardin Lovaria, un commerciante di Tarcento di ritorno dalla Romania che aveva avuto la sfortuna di assomigliargli e di trovarsi nel momento sbagliato nel posto sbagliato.


A quel punto il Provveditore di Palmanova supplica gli Inquisitori di trovare una soluzione per il capitano Dranzi ed i suoi soldati che nel frattempo pensavano di prendere la strada per la Spagna dove rifugiarsi e chiedere di arruolarsi.
10 - 20 febbraio 1647: Il rischio di uno scandalo senza precedenti è grande, tanto che gli Inquisitori di Stato tra il decidono che bisogna insabbiare tutto. Il Provveditore fa in modo che “rimanga suppressa la notitia” poi, dopo avere passato in rassegna il reparto dei quattro soldati, afferma ufficialmente che i quattro sono assenti, fa contattare i famigliari del Lovaria per far arrivare le condoglianze di Stato con un comunicato ufficiale in cui i nomi degli autori sono inventati.
Quindi fa trasferire i quattro militari nel reparto di stanza a Brescia dopo un sommario cambiamento estetico (tagliata la barba a chi la portava, chi era senza invece fatta crescere, capelli cortissimi,quasi rasati).
Il Gallo che fine aveva fatto?
19 febbraio 1647: alcuni informatori lo segnalano addirittura a Venezia, dove aveva preso alloggio presso un’affittacamere. Sapendo che i sicari della Serenissima non sbagliano due volte decide di fuggire dalla laguna per andare a mettersi al servizio del Granduca di Firenze.



(tratto dal libro < I SERVIZI SEGRETI DI VENEZIA Spionaggio e controspionaggio ai tempi della Serenissima > di Paolo Preto – Il Saggiatore, i Tascabili

L'admin commenta: 
non conoscevo il fatto, ma credo che sia tutto ricostruito fedelmente. Spiace per il povero disgraziato morto per sbaglio, ma lo scopo era quello di continuare a mantenere lo status quo con l'Austria, evitare una guerra e dati i tempi quello era uno dei modi possibili. Ma i servizi segreti di oggi non credo agiscano in punta di fioretto. 
Spero comunque che Paolo Preto non abbia tra gli scopi quello di continuare una tendenza storica critica alla Daru, cercando di offuscare la memoria di quello che fu un governo sostanzialmente giusto, corretto ed equanime verso i suoi sudditi e per questo amato come pochi in Europa. 

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