DON FLORIANO PELLEGRINI E LA DOPPIA IDENTITA' VENETA E FRIULANA

UDINE palazzo della libertà e torre con Leone
Caro Millo,
ho ricevuto e letto con tanto piacere la Sua mail. Intanto perché da molto tempo non La sentivo, poi per quanto ha scritto.
In effetti, come dice ottimamente, ogni Veneto ha nel contempo un’identità, non parallela ma d’altro grado, secondo altre dimensioni (in certo senso più territoriali, per altri versi più vicine alle sue radici storiche, oppure un po’ questo e un po’ quello assieme) per cui è Friulano, Trevisano, Feltrino, Bellunese, Veronese, Dalmata, ecc. Essendo io geograficamente e storicamente (da quando si sa dell’esistenza della famiglia, nel sec. XIII-XIV) della Val di Zoldo, ed essendo la Val di Zoldo nella provincia amministrativa di Belluno, sembrerebbe dovessi sentirmi e dichiararmi bellunese e invece no: mi sento collegato con la Carnia! Con il Friuli tramite Zuglio Carnico e Aquileja. Per me Belluno è un corpo estraneo, con il quale ho sì moltissimi più rapporti concreti che con la Carnia, Udine e Aquileja, ma spiritualmente per me resta una realtà altra, estranea. Vado a Belluno, non faccio parte di Belluno e del suo territorio, neppure della sua cultura. Ben poco importa che per secoli, come Zoldani, siamo stati parte del Bellunese! Siamo sempre stati parte obtorto collo, in modo leale, corretto ma da soggetto distinto.
UDINE palazzo veneziano
Con Venezia è diverso. Venezia è un universo dalle molte dimensioni, nel quale come Zoldani ci siamo sentiti accolti e rispettati; non ci ha mai chiesto di rinunciare alla nostra identità, ci ha dato – al contrario – la possibilità di valorizzarla. È vero che, ai primi del Cinquecento ci ha costretti a tornare con Belluno dopo che eravamo stati ammessi alla Magnifica Comunità di Cadore ma probabilmente era aspettarsi troppo ce l’avesse concesso. Il problema non era allora, e non è oggi, Venezia ma Belluno.


Sono d’accordo con Lei ed ho trovato acuta l’osservazione sulla contraddizione in cui cadono i Friulani, senza minimamente avvedersene, di sentire Venezia come una realtà da cui ben guardarsi (come per noi di Zoldo è Belluno), mentre è vero che, durante il suo dominio, venne tutelata l’idea di Patria, che è l’elemento fondante della loro identità. Pur convenendo, mi vedo però in dovere di tener conto che i Friulani, nostri fratelli, percepiscono le cose in maniera diversa e, in molti aspetti centrali, opposta. Non perdonano a Venezia di aver distrutto il loro Stato indipendente; è inutile far tanti giri di frase, la realtà è questa. Mi vien da pensare ch’essi si siano sentiti sempre un po’ una colonia di Venezia, più che un suo corpo integrante.
BELLUNO porta Doiona

Diversa la reazione che ebbero, invece, comunità come Belluno e Feltre; ma, anche in questi casi (e non serve lo dica a Lei) non è che le cose fossero poi così pacifiche. Ufficialmente, certo, la storiografia dovette esprimersi tutta in termini filo-veneti, e i Veneti-Veneziani ebbero gioco relativamente facile nell’attirare nella loro orbita le famiglia nobili o da essi fatte emergere, ma non erano tutte sinceramente schierate dalla parte di Venezia. In Friuli il dissenso era scoperto, le famiglie nobili non filo-venete erano abbastanza forti da poter mostrare la faccia; altrove non era possibile; ma credo Venezia dovesse star sempre sul chi va là, per quanto gli equilibri di forza fossero tutti a suo pro.
Mi sento e sono felice di essere Veneto, membro di una grande Patria, e membro di una comunità locale spiritualmente e culturalmente proiettata e ispirata dal Friuli e da Aquileja. Non sono felice di far parte di un corpo amministrativo che, quale vestito estraneo, mi vuol far apparire bellunese.

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