L'ISOLA DEI MORTI E LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO

L'ISOLA DEI MORTI 
E LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO 
Dal 15 al 22 giugno 1918 si svolse la seconda battaglia del Piave in cui fallì l'offensiva austro-ungarica.

Isola dei morti, foto d'epoca
L'isola dei Morti è un piccolo lembo di terra bagnato dal fiume Piave all'altezza del Montello, è considerato il luogo della memoria per eccellenza e si trova nel comune di Moriago della Battaglia. Era un appezzamento di terreno presso il greto del fiume che, diviso in 16 lotti e spartito tra altrettante famiglie, produceva un po' di legna e fieno.
Fu così chiamata solo dopo la guerra (prima era nominata Isola Verde) perché, durante i quattro mesi della fase finale del conflitto, fu un'area contesa al centro del fronte del Piave, cosa che provocò un ingente numero di perdite umane sia dall'una che dall'altra parte. Inoltre la corrente del fiume ingrossato dalle piogge vi aveva trascinato numerosissimi corpi di soldati di entrambi gli schieramenti caduti più a monte.

Isola dei morti oggi all'interno del parco dedicato alla memoria
L'Isola dei Morti venne definita anche la "Porta della Vittoria".
Sulle grave di Moriago si combattè la seconda e la terza durissima battaglia del Piave che consentì la conquista di Vittorio Veneto. Il sistema difensivo austriaco – costituito da trinceramenti, reticolati, argini – crollò pur essendo disposto su tre linee: la prima, quella dei Mulini, quasi a ridosso del Piave; la seconda che passava da località Latteria; la terza, a protezione dell’abitato di Fontigo, che rappresentava il fulcro delle difese. 

Monumento al  Geniere e alla Barca da ponte (Nervesa della Battaglia)
La pietà popolare subito dopo il conflitto costruì un piccolo monumento che divenne quasi subito luogo di pellegrinaggio in memoria dei caduti e delle azioni svolte dagli Arditi su quel tratto di fiume: in tempi recenti la zona golenale del fiume, a sud di Moriago, è stata trasformata in parco naturale dedicato ai Caduti. Una vasta area recintata, coperta da macchie di pioppo, di salice, di corniolo e di ginepro, al centro sorgono un Cippo per commemorare tutti i caduti ed una cappella dedicata ai ragazzi del '99.

Da non perdere per gli amanti dei tour commemorativi:
Fontigo di Sernaglia della Battaglia / Museo della Grande Guerra:
Presso il Centro di Educazione Ambientale di Fontigo è visitabile una ricca esposizione di reperti restituiti dal fiume o donati da alcuni anziani della zona, collezionisti di reperti bellici. Vi si può riconoscere l’evoluzione tecnologica delle armi ma anche la commovente semplicità degli oggetti personali ritrovati nelle trincee italiane o austriache.
Colfosco / Grotta del Cannone:
Dove oggi si vede una grotta con la Madonna, negli ultimi giorni del conflitto era posizionato un pezzo d’artiglieria, talmente ben mimetizzato che gli osservatori italiani non riuscirono a localizzarlo, tanto che il cannone potè operare indisturbato fino al momento della ritirata, dopo aver reso difficile ai nostri genieri gettare i ponti di fronte a Nervesa.
Colfosco / Ruio di Villa Jacur:
L’area di Villa Jacur fu il perno logistico dell’offensiva austro-ungarica del giugno 1918: nel greto fu steso l’unico ponte che resistette all’artiglieria italiana e attraverso il quale si ritirarono le truppe imperiali. Una curiosità: la 13ª divisione Schutzen coniò un'apposita medaglia per celebrare il fatto.
Colfosco / Monumento ai Caimani del Piave:
Nella piazza centrale di Falzè di Piave un dinamico gruppo bronzeo, nel ricordare l’azione del 27 ottobre 1918, raffigura tre arditi tesi nello slancio offensivo con l’armamento leggero tipico dello speciale corpo d’assalto.
Soldati italiani che attraversano il Piave su ponte di barche

Postazioni tedesche sommerse dall'esondazione del Piave
Gli arditi diedero la svolta decisiva alla battaglia, furono loro i principali artefici della sconfitta degli austro-ungarici. Anche per l'effetto psicologico che questi soldati avevano sui nemici che ne temevano l'aggressività ed il modo di combattere.
In prima linea vengono mandati all'assalto 39 reparti di arditi, organizzati in piccole unità al comando del generale Ottavio Zoppi, provenivano dai reparti di fanteria ed erano addestrati alle tecniche d'assalto e al combattimento corpo a corpo. Tatticamente occupavano le trincee e le tenevano fino all'arrivo dei rincalzi, ovviamente il tasso di perdite era molto alto.
La qualifica d'ardito e le relative mostrine erano dei reparti originari, mentre per gli altri c'era solo una fascia-distintivo sul braccio e le relative divise erano quelle dei reparti di provenienza. Quindi, per esempio, i bersaglieri continuarono a portare il loro cappello piumato.
L'arma preferita degli arditi era il pugnale che venne autocostruito per lungo tempo utilizzando la baionetta del vecchio Vetterly lunga 64 cm, spezzata in due ed adattata dai fabbri del fronte.

La battaglia di Vittorio Veneto, detta anche la Terza battaglia del Piave, partì proprio dall'isola dei morti. L'offensiva, compiuta dal 24 ottobre al 4 novembre 1918, decise la fine della prima guerra mondiale.

Contributi:
http://www.storiaememoriadibologna.it/la-battaglia-del-solstizio-lultima-offensiva-austr-122-evento
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/isola.htm
http://mapa2002.altervista.org/piave/index.html


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Reparto italiano all'attacco





LA TERZA BATTAGLIA DEL PIAVE CHE SEGNO' LA FINE DELLA GUERRA
Nella notte tra il 26 e il 27 ottobre 1918, partendo dalla località "Fontana del Buoro" sul Montello, gli arditi della prima Divisione d'Assalto e la Brigata "Cuneo" del XXVII Corpo d'Armata, dopo ripetuti tentativi, utilizzando un ponte di barche, raggiunsero l'Isola dei Morti.
All'alba del 27 ottobre, dopo violenti e sanguinosi combattimenti, le prime forze italiane riescono ad entrare in Moriago, consegnandolo agli annali della storia come primo paese liberato.
Presso il Molino Manente venne insediato il Quartier Generale al comando del gen. Giuseppe Vaccari, che utilizzando la testa di ponte del XXII Corpo d'Armata, sferrò l'offensiva che portò alla vittoria di Vittorio Veneto.

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