L'AMMINISTRAZIONE DEI DOMINI VENETI
Di Andrea Da Mosto
Bergamo vecchia |
L'amministrazione dei Domini ai quali la saggia Repubblica concedeva grande autonomia e facoltà di amministrarsi con i propri Statuti, era tenuta dai Rettori nominati direttamente da essa, o dai Rettori nominati per privilegio speciale dai Consigli nobili delle città soggette, o dai Rettori che varie comunità egualmente privilegiate si nominavano da sé, e infine da Signori investiti di feudo.
Naturalmente i Reggimenti più importanti erano alle dirette dipendenze della Repubblica, che mandava ad amministrarli esclusivamente patrizi veneti, eletti dal Maggior Consiglio dal Senato ed assistiti da Segretati, Cancellieri, Assessori e Ragionati iscritti presso l'Avogaria di Comun e scelti dagli stessi Rettori oppure destinati dal potere centrale.
Prima di partire ricevevano le istruzioni contenute nelle cosiddette Commissioni, elegantemente legate e miniate. La durata dell'ufficio durava dai sedici ai quarantotto mesi. fatta eccezione per le cariche straordinarie. Nelle città principali i poteri dello Stato erano in mano del Podestà, che attendeva agli affari civili e giudiziari, del Capitano, che comandava i militari, dai Camerlenghi che attendevano all'amministrazione finanziaria, di uno o due Castellani che comandavano i presidi delle rocche e delle cittadelle.
piazza della Loggia BS |
In alcuni reggimenti il Podestà era assistito da due Consiglieri. Per provvedere al buon andamento dei reggimenti il Senato nominava di tanto in tanto dei "Sindici" o Inquisitori i quali, forniti di estremo potere, facevano inchieste severissime sui Rettori, e se era il caso, li incriminavano e li deferivano ai competenti corpi giudicanti.
tratto da "La Lombardia Veneta" Quattro secoli sotto le ali di San Marco di Gualtiero Scapini Flangini ed. San Marco, rivolgersi all'autore, se interessati.
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