CAZOXANA -MIRA LA SUA ANTICA STORIA
della Dr. Elena Righetto (articolo protetto da copyright)
CAZOXANA-MIRA
Lo storico Tito Livio parla di una flotta greca comandata dallo spartano Cleonimo che intorno al 302 a.C. si sarebbe spinta fino ai lidi della laguna veneta. Il condottiero si sarebbe spinto ancor più in là risalendo il corso del fiume Medoacus Major, l’attuale Brenta, saccheggiando alcuni villaggi padovani. Della località parla anche Marziale; Vitruvio e Strabone informano sulla agiatezza economica goduta dalle popolazioni dell’estuario durante la dominazione romana.
Con la decadenza dell’Impero Romano iniziarono le invasioni barbariche che sconvolsero le popolazioni: si ricordano le azioni di Degli ungari, di Pipino ed Ezzelino che furono le più devastanti. Alle razzie barbariche si aggiunsero le disastrose piene del Brenta, che compromisero ancor di più le condizioni di vita, e alle quali si cercò di far fronte con tagli e scavi di nuovi corsi d’acqua. Mira nasce nel Medioevo con i barcaroli che collegavano la Riviera del Brenta a Venezia. Il suo nome originale era Cazoxana, ma poi le venne dato l'attuale nome ripreso dalla più famosa Mira patria di San Nicolò (in Turchia), protettore della gente che va per acque interne. Nome quindi adatto per un paese di barcaroli. Il traffico commerciale non ha avuto cedimenti neanche con la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia: rimasero sempre attivi i commerci con Padova e tutti gli altri paesi limitrofi e c'erano già i trasporti pubblici su barca sia diurni che notturni.
Intorno al 1142 i Padovani operarono un taglio sul fianco sinistro del Brenta provocando una diversione delle acque verso il territorio di Sant’Ilario, sede dell’importante abbazia benedettina. Questa era sorta agli inizi dell’800 per opera appunto dei benedettini, su un terreno lasciato in donazione dai dogi Angelo e Giustiniano Partecipazio, divenendo in breve tempo un centro di attività di bonifica dei territori paludosi, di incremento agricolo, di caccia e di pesca.Ma il monastero era destinato a decadere a causa dei continui scontri tra Veneziani e Padovani che se ne contendevano il possesso poiché veniva a trovarsi in una posizione di confine.
Nel 1250 venne preso da Ezzelino, nel 1375 dai Carraresi. Dopo la guerra di Genova (1379) fu definitivamente abbandonato e invaso dalle acque. I contrasti tra Padova e Venezia terminarono definitivamente verso la metà del ‘500 dopo che Venezia riuscì ad avere la meglio e ad eleggere un provveditore per l’amministrazione di questa parte di terraferma; la sede della Provveditoria si trovava nell’attuale Piazza Mercato-Gambarare. Dalla metà del XVI secolo si iniziò la costruzione di ville, barchesse e oratori per opera di architetti famosi quali Palladio e Longhena, che seppero realizzare quelle case di villeggiatura decantate come oasi di serenità nell’amena campagna lungo il fiume.
Tutto questo termina con la decadenza di Venezia. L’occupazione straniera, francese e austriaca, segna un inesorabile declino economico e culturale. E tuttavia si ha proprio in questo periodo l’avvio di una attività industriale, ancora elementare, caratterizzata da impianti per la produzione di candele e sapone, per la marinatura delle anguille, da fabbriche di laterizi e da numerose lavanderie.Nel 1866 il Veneto e con esso Mira è annessa all’Italia, e nell’anno seguente i tre Comuni di Mira, Oriago, Gambarare, si fondono in uno solo, che assume il nome di Mira: da qui lo stemma Comunale con le tre corone, simbolo dei tre precedenti Comuni.
Personaggi famosi...
Dante Alighieri nel "Purgatorio" della "Divina Commedia" descrivendo l'agguato e quindi la morte di Jacopo del Cassero (cap. V, vv.79-84):
"Ma s'io fosse fuggito inver la Mira,
quando fu' sovragiunto ad Orïaco,
ancor sarei di là dove si spira.
Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco
m'impigliar sí ch'i' caddi; e lí vid'io
de le mie vene farsi in terra laco».
Dante prende ispirazione proprio dall'ambiente selvaggio e paludoso che era allora Oriago (frazione di Mira).
"Si vede la Mira, si piena di Palazzi e d'altre Case, che si rende oggetto dell'ammirazione" e tra queste "la suntuosa machina del N.H. Pisani che serví d'alloggio ad Enrico III nel passaggio che fece da quello di Polonia al trono di Francia" e "continuando l'occhio a godere fino ai Confini della Mira, apparisce Oriago, villa parimenti adornata da ambo le parti, bensí per poco tratto di fabbriche, che fanno assai gratiosa mostra".
Questo scrisse nel 1697 il Padre Vincenzo Coronelli nel "Viaggio dall'Italia all'Inghilterra" per il nuovo sovrano d'Inghilterra Guglielmo d'Orange
Lo storico Tito Livio parla di una flotta greca comandata dallo spartano Cleonimo che intorno al 302 a.C. si sarebbe spinta fino ai lidi della laguna veneta. Il condottiero si sarebbe spinto ancor più in là risalendo il corso del fiume Medoacus Major, l’attuale Brenta, saccheggiando alcuni villaggi padovani. Della località parla anche Marziale; Vitruvio e Strabone informano sulla agiatezza economica goduta dalle popolazioni dell’estuario durante la dominazione romana.
Con la decadenza dell’Impero Romano iniziarono le invasioni barbariche che sconvolsero le popolazioni: si ricordano le azioni di Degli ungari, di Pipino ed Ezzelino che furono le più devastanti. Alle razzie barbariche si aggiunsero le disastrose piene del Brenta, che compromisero ancor di più le condizioni di vita, e alle quali si cercò di far fronte con tagli e scavi di nuovi corsi d’acqua. Mira nasce nel Medioevo con i barcaroli che collegavano la Riviera del Brenta a Venezia. Il suo nome originale era Cazoxana, ma poi le venne dato l'attuale nome ripreso dalla più famosa Mira patria di San Nicolò (in Turchia), protettore della gente che va per acque interne. Nome quindi adatto per un paese di barcaroli. Il traffico commerciale non ha avuto cedimenti neanche con la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia: rimasero sempre attivi i commerci con Padova e tutti gli altri paesi limitrofi e c'erano già i trasporti pubblici su barca sia diurni che notturni.
Intorno al 1142 i Padovani operarono un taglio sul fianco sinistro del Brenta provocando una diversione delle acque verso il territorio di Sant’Ilario, sede dell’importante abbazia benedettina. Questa era sorta agli inizi dell’800 per opera appunto dei benedettini, su un terreno lasciato in donazione dai dogi Angelo e Giustiniano Partecipazio, divenendo in breve tempo un centro di attività di bonifica dei territori paludosi, di incremento agricolo, di caccia e di pesca.Ma il monastero era destinato a decadere a causa dei continui scontri tra Veneziani e Padovani che se ne contendevano il possesso poiché veniva a trovarsi in una posizione di confine.
Nel 1250 venne preso da Ezzelino, nel 1375 dai Carraresi. Dopo la guerra di Genova (1379) fu definitivamente abbandonato e invaso dalle acque. I contrasti tra Padova e Venezia terminarono definitivamente verso la metà del ‘500 dopo che Venezia riuscì ad avere la meglio e ad eleggere un provveditore per l’amministrazione di questa parte di terraferma; la sede della Provveditoria si trovava nell’attuale Piazza Mercato-Gambarare. Dalla metà del XVI secolo si iniziò la costruzione di ville, barchesse e oratori per opera di architetti famosi quali Palladio e Longhena, che seppero realizzare quelle case di villeggiatura decantate come oasi di serenità nell’amena campagna lungo il fiume.
Tutto questo termina con la decadenza di Venezia. L’occupazione straniera, francese e austriaca, segna un inesorabile declino economico e culturale. E tuttavia si ha proprio in questo periodo l’avvio di una attività industriale, ancora elementare, caratterizzata da impianti per la produzione di candele e sapone, per la marinatura delle anguille, da fabbriche di laterizi e da numerose lavanderie.Nel 1866 il Veneto e con esso Mira è annessa all’Italia, e nell’anno seguente i tre Comuni di Mira, Oriago, Gambarare, si fondono in uno solo, che assume il nome di Mira: da qui lo stemma Comunale con le tre corone, simbolo dei tre precedenti Comuni.
Personaggi famosi...
Dante Alighieri nel "Purgatorio" della "Divina Commedia" descrivendo l'agguato e quindi la morte di Jacopo del Cassero (cap. V, vv.79-84):
"Ma s'io fosse fuggito inver la Mira,
quando fu' sovragiunto ad Orïaco,
ancor sarei di là dove si spira.
Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco
m'impigliar sí ch'i' caddi; e lí vid'io
de le mie vene farsi in terra laco».
Dante prende ispirazione proprio dall'ambiente selvaggio e paludoso che era allora Oriago (frazione di Mira).
"Si vede la Mira, si piena di Palazzi e d'altre Case, che si rende oggetto dell'ammirazione" e tra queste "la suntuosa machina del N.H. Pisani che serví d'alloggio ad Enrico III nel passaggio che fece da quello di Polonia al trono di Francia" e "continuando l'occhio a godere fino ai Confini della Mira, apparisce Oriago, villa parimenti adornata da ambo le parti, bensí per poco tratto di fabbriche, che fanno assai gratiosa mostra".
Questo scrisse nel 1697 il Padre Vincenzo Coronelli nel "Viaggio dall'Italia all'Inghilterra" per il nuovo sovrano d'Inghilterra Guglielmo d'Orange
Bello...da Cleonimo In qua via barbari ed Ezzelino.
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