Feste, tradizioni e lavori agrari di MARZO
Feste, tradizioni e lavori agrari di MARZO
Eccomi a voi con la rubrichetta mensile, in attesa della primavera anche a parer mio l'inverno rigido ed utile non è ancor giunto...
Dal 1° si contano 11 ore e 4 minuti di luce solare, il 31 invece 12 ore e 39 minuti guadagnando cosi' in un mese ben 85 minuti di luce!
........ma la Tradizione Veneta continua dal passato al presente.....CAPODANNO VENETO- EL BATAR MARSO Il 1° marzo nella storia della Repubblica Veneta era considerato il capodanno e veniva celebrato col ciamar marso. Inizialmente il primo giorno dell’anno era fissato il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia e giorno dell’annunciazione del Signore ma per comodità di calcolo fu spostato al primo giorno del mese.
PROVERBI
Marso suto, pan par tuto.
Co marso resenta, pan e polenta!
A marso ogni mato va descalso.
Neve marsolina dura da la sera ala matina.
Chi ga na vigna soea de marso la poa.
Marso suto, aprile bagnà, beato chi che gà semenà!
..MARZO PAZZARELLO...
Marzo segna l'inizio della primavera, il risveglio della natura, l'inizio delle attività agresti. La primavera era la festa e stagione della MATER FLORUM da cui sbocciano i fiori ed in suo onore era dedicata una festa campestre per auspicare generosi raccolti, in cui i romani che appartenevano e formavano sostanzialmente una società contadina chiedevano agli Dei benefici, anche di tipo economico, e si rivolgevano alla Dea Flora per ottenere ideali condizioni climatiche ed abbondanti raccolti. Inoltre MARTIUS era il primo mese dell'anno dell'antico calendario, dominato da Marte Dio della guerra e difensore del limes sacrum, padre mitico di Romolo e Remo i fondatori di Roma.
Recenti scoperte hanno fatto ipotizzare che anche i paleoveneti festeggiassero il mese di marzo con grandi fuochi rituali e sacrifici agresti in onore della o delle divinità Patrone della loro gens.
Marzo segna l'inizio della primavera, il risveglio della natura, l'inizio delle attività agresti. La primavera era la festa e stagione della MATER FLORUM da cui sbocciano i fiori ed in suo onore era dedicata una festa campestre per auspicare generosi raccolti, in cui i romani che appartenevano e formavano sostanzialmente una società contadina chiedevano agli Dei benefici, anche di tipo economico, e si rivolgevano alla Dea Flora per ottenere ideali condizioni climatiche ed abbondanti raccolti. Inoltre MARTIUS era il primo mese dell'anno dell'antico calendario, dominato da Marte Dio della guerra e difensore del limes sacrum, padre mitico di Romolo e Remo i fondatori di Roma.
Recenti scoperte hanno fatto ipotizzare che anche i paleoveneti festeggiassero il mese di marzo con grandi fuochi rituali e sacrifici agresti in onore della o delle divinità Patrone della loro gens.
........ma la Tradizione Veneta continua dal passato al presente.....CAPODANNO VENETO- EL BATAR MARSO Il 1° marzo nella storia della Repubblica Veneta era considerato il capodanno e veniva celebrato col ciamar marso. Inizialmente il primo giorno dell’anno era fissato il 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia e giorno dell’annunciazione del Signore ma per comodità di calcolo fu spostato al primo giorno del mese.
Il ciamar marso, brusar marso o batar marso risulta essere quindi una tradizione antica legata a riti pagani di inizio stagione, celebrati per evocare il risveglio della natura, di propiziare la fertilità e l’abbondanza. In queste feste vi era un vero e proprio “fidanzamento pubblico” che si sviluppava in diversi modi, così come l’antica festa dell’epoca romana del Calendimarzo. Con le calende di marzo iniziava l’anno civile romano, collegato a feste di tipo propiziatorio e purificatorio, e più tardi anche l’anno civile della Repubblica di Venezia iniziava il primo di marzo. Il termine batar marso deriva dal rito compiuto per lo più dai ragazzini che nei giorni del Capodanno correvano per il paese battendo violentemente bussolotti, lamiere, pentole e coperchi con lo scopo di far più rumore possibile per ridestare la natura dal periodo invernale.
Di Elena "Lizzie"
Nelle campagne della Riviera del Brenta si racconta di vecchi vomeri di aratro appesi sui rami delle piante o sui filari nei campi e percossi ripetutamente come fossero dei gong o delle campane, o legati alle biciclette e trascinati in giro per il paese ottenendo lo stesso rumoroso effetto. Non era un rito che richiamava tutta la comunità paesana ma ogni contrada lo celebrava in contemporanea con le altre del paese al grido di" bati fora marso che april se qua!".
Nelle campagne della Riviera del Brenta si racconta di vecchi vomeri di aratro appesi sui rami delle piante o sui filari nei campi e percossi ripetutamente come fossero dei gong o delle campane, o legati alle biciclette e trascinati in giro per il paese ottenendo lo stesso rumoroso effetto. Non era un rito che richiamava tutta la comunità paesana ma ogni contrada lo celebrava in contemporanea con le altre del paese al grido di" bati fora marso che april se qua!".
Marso suto, pan par tuto.
Co marso resenta, pan e polenta!
A marso ogni mato va descalso.
Neve marsolina dura da la sera ala matina.
Chi ga na vigna soea de marso la poa.
Marso suto, aprile bagnà, beato chi che gà semenà!
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