IL CULTO DI SAN MARCO E L'UNITA' DEI VENETI.

Se vi capita di far due passi tra le stradine di Fonzaso, vicino a Feltre, potreste imbattervi in un affresco murale che credo sia di epoca seicentesca, il quale mostra l'immagine di un San Marco sotto spoglie umane, indice che il culto marciano non era solo, anche nel sentire popolare, prerogativa dei veneti di laguna.
E in effetti, se i veneziani si erano impossessati delle spoglie, e ci avevano costruito intorno la magnifica basilica, era per ribadire che da Venezia irradiava la luce che guidava tutto il Triveneto, area in cui il culto dell'Evangelista era diffuso da tempi antichissimi.
Marco subì un martirio lungo e crudele. Fu legato ad una fune e trainato da un cavallo per luoghi sassosi e scoscesi, finché il 25 aprile dell'anno 68 l'anima sua entrò nella gloria colla triplice aureola del vergine, dello scrittore e del martire. Così ci narra la Tradizione cristiana. Durante i secoli in quel giorno si celebravano processioni in sua memoria, a cui partecipavano le autorità assieme alla popolazione, ed era anche  un modo per ribadire l'unità nella fede delle Genti dell'antica Decima Regio, popoli diversi che Venezia aveva saputo riunificare.
"Il leone alato che stringe tra gli artigli il libro della cronaca della sua vita, sublime sintesi di dote angeliche e aggressività felina, è il logo scelto da grandi comunicatori e raffinati mercanti, che con esso identificavano la Serenissima come portatrice del messaggio cristiano, che diffonde la Pace anche con la Guerra.
Diversamente dalla cultura islamica ed anche quella giudaica, la rappresentazione dle corpo di Cristo e dei Santi consentiva di percepire il maniera concreta il divino incarnatosi, e di dare un senso a sofferenza, malattia e morte
". Ce lo sottolinea la storica Nelli Elena Vanzin Marchini

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