Una vita nelle valli della laguna

Una vita nelle valli della laguna



Uno tra noi: Orlando Piovesan, una vita trascorsa nelle valli della laguna


Nella ricerca in rete di dati per aggiornare un mio vecchio pezzo sulla gondola (quello pubblicato qui) ho trovato qualcosa di interessente sulle valli da pesca. Merita leggerla per renderci conto dei danni che l'uomo compie sulla natura e come le condizioni dell'ambiente sono cambiate in nemmeno un secolo.
Oltre 50 anni fa, quando ormai ritornavo a Venezia solo d'estate, passavo una quindicina di giorni in tenda alla diga degli Alberoni al Lido (oggi canale dei petroli) e mangiavo solo quello che riuscivo a pescare: peoci, gançeole, gransipòri, ostreghe, qualche sievolo e passarin. L'acqua era pulita e trasparente da vedere il fondo dagli scogli della diga. Non oso immaginare le condizioni di oggi.
 
L'intervista è stata realizzata da Marco Agazia nell'ottobre del 2003.


 Le valli da pesca occupano un sesto dell'intera area lagunare veneziana.
Gli argini le separano dalla laguna aperta, escludendole dal flusso e riflusso della marea: “vallum”, in latino, significa proprio argine.
Le valli comunicano con la laguna attraverso apposite aperture (le chiaviche) e in questi specchi d’acqua salsa e salmastra, che comprendono anche barene, canneti, ghebi e canali, da tempo immemorabile si pratica l’allevamento del pesce.
Un mestiere antico, quindi, è anche quello del vallicoltore e noi siamo andati a trovarne uno, i cui ricordi di vita e di lavoro nella nostra laguna potrebbero riempire un libro.
Orlando Piovesan, classe 1922, porta non bene, benissimo i suoi 81 anni, molti dei quali trascorsi nelle valli da pesca della zona di Lio Piccolo. Abbiamo viaggiato con lui a ritroso nel tempo, attingendo dalla sua lucida memoria, facendoci raccontare non solo del lavoro, da quando iniziò giovanissimo sino all’ultima esperienza in valle Paleazza, ma anche delle abitudini e dei modi di vita, delle trasformazioni dell’ambiente, ecc.

Nel corso degli anni sono cambiate le valli da pesca e il lavoro che dentro vi si svolge?Direi di no. E aggiungo che è una fortuna che sia cambiato poco o nulla. Dove c’è stato e continua a esserci questo tipo di attività da parte dell’uomo, l’ecosistema viene salvaguardato. Le specie ittiche e faunistiche che trovano rifugio in questi luoghi sono protette e rispettate, sia per la passione di chi lavora in un ambiente così particolare, sia, per motivi molto più pratici, perché rappresentano una risorsa economica. Dove, purtroppo, il declino ai miei occhi risulta evidente è al di fuori delle valli e cioè in laguna.

Per quale motivo?Perché a causa dei pesticidi e dei diserbanti che indiscriminatamente sono stati utilizzati negli ultimi decenni, ritengo che almeno l’ottanta per cento del pesce che prima viveva in laguna sia scomparso. 
Ora ci sono solo pochi gransi e siegoi, mentre prima si trovava di tutto: go, pasarini, bisati, sepe, che nel mese di marzo entravano in laguna per riprodursi. Per non parlare dei noni, che un tempo utilizzavamo vivi come mangime per i branzini: mi ricordo che un anno i pescatori di Burano, dai quali li acquistavamo, ne pescarono addirittura 150 quintali, senza per questo intaccare la consistenza delle numerosissime colonie che vivevano nelle nostre acque. Ora si fatica anche a trovare la grisa, quell’erba alta che una volta cresceva abbondante in laguna, dando riparo e cibo agli uccelli e che tratteneva con le sue radici il fango, permettendo appunto a go e bisati di farsi le tane. Rispeto a ‘na volta sarà anca sparii tanti mussati, ma che presso gavemo pagà?

E’ l’inquinamento, dunque, il peggior nemico della laguna?Certo! Basti pensare che mio padre Vittorio e suo zio Alessandro, quando ancora non c’erano pozzi artesiani a Lio Piccolo – il primo venne realizzato nel 1913 - erano costretti ad andare, una o due volte la settimana, a prendere l’acqua potabile con la barca sul Sile a Portegrandi. 
Lì, dove l’acqua era profonda più di tre metri, si vedeva il fondo e se avevano sete utilizzavano il bicchiere – usato solitamente per il vin - bevendola direttamente dal fiume. 
Era buonissima. Fare oggi una cosa del genere, se ti va bene, te la cavi con una lavanda gastrica.

.....

L'intervista continua su: http://www.litorale-online.it/uno-tra-noi/orlando-piovesan/

Commenti