L'ETA' DEL BRONZO IN LAGUNA. I MICENEI TRA I VENETI


Giorno dopo giorno dai ritrovamenti archeologici in laguna.

Prima i micenei, poi gli etruschi e i greci: per secoli la laguna è stata il terminale di intensi traffici commerciali che risalivano in nave l'Adriatico o scendevano dal centro e nord Europa lungo i fiumi e i percorsi carovanieri. E' bastato alzare il coperchio della soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto per scoprire un mondo tutto nuovo, per certi versi inaspettato: duemila anni prima di Venezia, mille anni prima dei romani, la laguna era già vivace e frequentata, come è emerso dall'interessante giornata di studi "I greci in laguna", promossa alla Fondazione Cini di Venezia per iniziativa del professor Lorenzo Braccesi dell'università di Padova in collaborazione con la soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto.
Molti dei materiali ritrovati sono perlopiù sporadici. Provengono da lavori di sterro e ripulitura dei grandi canali lagunari. Molti reperti risalgono addirittura all'800, e di alcuni trovati nel '700 abbiamo solo le relazioni di descrizione.
reperto etrusco, forte la loro presenza commerciale in laguna
"La laguna nord è la più ricca di ritrovamenti ed è legata all'area di Altino", interviene Maurizia De Min, archeologo della soprintendenza ai Beni architettonici di Venezia. "Quella sud è invece collegata all'area di Padova. E comunque attestata una via endolagunare che rappresentava una specie di scorciatoia via acqua della via Popilia costiera e della strada Adria, Lova, Campagna Lupia. Era la più veloce per arrivare ad Altino senza passare dalla terraferma".
Oggi è possibile disegnare una mappa dei ritrovamenti in laguna. Fusina ha restituito i materiali protostorici più interessanti: ceramica attica della fine del VI-V sec. a.C. e due bronzetti etruschi (o vicino alla produzione etrusca).
Dall'insediamento di San Leonardo in Fossa Mala provengono frammenti di ceramica greca, attica, del V sec. (almeno un centinaio), per la maggior parte crateri. Mancano invece le kylix.
Torcello è area particolarmente ricca e problematica: a San Pieretto le scoperte più interessanti con bronzi protostorici (trovati alla fine dell'800). Ma soprattutto ci sono gli oggetti che oggi costituiscono il museo di Torcello: bronzi e ceramiche recuperate durante lo scavo di un vigneto.

Rimane invece un mistero il vaso miceneo integro conservato in museo per il quale si dubita ancora, date le condizioni straordinarie di conservazione, sia stato trovato a Torcello, dove invece, 30 anni fa, sono usciti tre frammenti di ceramica micenea, in corso di studio. Non mancano ritrovamenti di bronzi etruschi, vlllanoviani e paleoveneti: tra questi, un'applique a forma di ariete (VII sec. a.C.), un'ansa di oinochoe etrusca con desinenze a testa di ariete. Statuine di devoto di fattura umbro-meridionale. Statuine di suonatore paleoveneto (Vsec.).
Dietro Torcello, in canal Riga, vicino al canale di San Felice, è stato rinvenuto un frammento di biconico.
Da San Giacomo in Paludo frammenti di ceramica attica recuperati durante la sistemazione delle palanche metalliche a 6 metri di profondità. Erano tutti conservati in un butto.
Da Mazzorbo una testina greca e un'altra cosiddetta "a pallottola" forse etrusca, e una statuina etrusca con braccia e gambe incrociate: sono tutti materiali sporadici che si sovrappongono ad altri trovati in contesto (ceramica micenea).

"Da Grado ed Aquileia ad Adria", spiega Elodia Bianchin della soprintendenza del Veneto,"siamo di fronte a un'area omogenea per un lungo periodo che va dal XV al VII secolo a.C., al quale appartengono i siti di Pegolotte di Cona e Bojon di Campolongo, Mestre, Campalto, Altino, Meolo, Cittanova di Eraclea, Concordia, Caorle: tutti vicino ai fiumi, su rilievi sabbiosi. Si va dalla media età del Bronzo al Bronzo evoluto (XV-XII sec.a.C.) caratterizzati da materiale ceramico (brocche, grandi dolii) e pochi bronzi sporadici del medio Bronzo, asce ad alette (XV-XIV sec.)".
I siti dell'età del Bronzo erano su zone protette, a ridosso di fiumi, facilmente raggiungibili dal mare. Qui i micenei venivano a rifornirsi di metalli: e i molti oggetti in bronzo rinvenuti confermano questa abbondante circolazione di metalli. Ma finora il materiale miceneo in strato non è stato ancora verificato. Poi nel XII sec. cadono i siti con la cultura dei popoli terramaricoli.

i veneti di epoca romana ad Altino, bei ritratti .. i veneziani dell'epoca. 

Ma la laguna torna ad animarsi nella prima età del Ferro. E' in questo periodo che comincia a imporsi Altino. "Esiste una Altino protostorica (dalla fine del VII secolo alla romanizzazione) ben inserita nel sistema lagunare", conferma Margherita Tirelli, direttore del Museo archeologico nazionale di Allno.
"Lo conferma l'ultima eccezionale scoperta: un luogo di culto. Trovati tre frammenti lapidei di un altare votivo con iscrizioni in venetico (VII-IVsec.) che provengono dalla zona di un santuario emporico misto articolato in sette aree votive, esterna al limite urbano, e raccordata alle strade Annia, Opitergina e Claudia Augusta". E' lì che sono stati rinvenuti molti bronzetti votivi: rappresentano guerrieri, devoti e cavalieri. Alcuni si riferiscono a tipologie ed esemplari veneti, altri etruscoumbri. E poi punte di lance, ollette, un alare, palette: sono tutti bronzi miniaturistici. "E' il primo complesso votivo protostorico trovato ancora in situ, comprese le fosse votive: lo studio di questo luogo sacro sarà oggetto di un convegno che si terrà a Ca' Foscari nei prossimi mesi".

http://www.archeosub.it/lgngreca.htm

Gianni Cecchinato Il professor Lorenzo Braccesi dell'università di Padova dovrebbe verificare perché tutto il materiale dell'età del bronzo, ritrovato sul Montello da Krull e seguaci dagli inizi '900 fino agli anni '70, è rimasto e rimane tutt'ora nel buio più profondo dei magazzini della soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto a Venezia.
La stessa sorte hanno subito tutti i reperti del neolitico che il Montello ha restituito nonostante sia stato devastato durante la Prima Guerra Mondiale dallo scavo delle trincee e dai bombardamenti.
Perché non si sente più parlare della raccolta privata Krull relativa al neolitico superiore, essendo stata considerata da sempre la migliore al mondo per la qualità e per la quantità dei reperti? 
E' un crimine culturale ignorare i progenitori delle popolazioni venetiche che barattavano la selce nostrana con quella utilizzata dalle genti della spagna e della francia, oltre che saperla lavorare anche meglio di altri popoli.


Commenti

  1. Il professor Lorenzo Braccesi dell'università di Padova dovrebbe verificare perché tutto il materiale dell'età del bronzo, ritrovato sul Montello da Krull e seguaci agli inizi '900, è rimasto e rimane tutt'ora nel buio più profondo dei magazzini della soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto.
    La stessa sorte hanno subito tutti i reperti del neolitico che il Montello ha restituito nonostante sia stato devastato nella Prima Guerra Mondiale dai bombardamenti e dallo scavo delle tricee.
    Perché non si sente più parlare della raccolta privata Krull, considerata da sempre la migliore al mondo per la qualità e per la quantità dei reperti?

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