I VENETI FUGGIASCHI ENTRANO IN LAGUNA E DAL NULLA CREANO RISORSE
Con la laboriosità che è una costante della loro stirpe , modificano il paesaggio creando una città e traendo risorse persino da sabbie desertiche e acque.
"I fuggiaschi occupano le principali isole che vanno da Grado a Cavarzere.
La prima grande ricchezza da sfruttare in laguna sono le saline, tante, comprendenti quelle grandi dell'estuario, e quelle domestiche all'interno degli insediamenti, fossati poco profondi di terra battuta, (in seguito di mattoni) ...
Poi si troverà modo di mettere a profitto anche l'acqua per far lavorare i mulini, si sfrutterà cioè la corrente dei fiumi che entrano in laguna, o si sistemeranno degli argini, formando un lago in modo che l'acqua fatta uscire da un'apertura metterà in azione le ruote dei mulini, oppure si costruiranno i mulini mobili su barconi (detti sandonos) che sfrutteranno le maree, per cui ogni sei ore si gireranno i barconi e la corrente dell'acqua potrà essere usata in entrata e in uscita.
Intanto, canali larghi e rivi piccoli si intersecheranno dappertutto e sarà giocoforza girare in barca da un'isoletta all'altra finché non si collegheranno tra loro con dei tavolati per far da ponte. In seguito a spese delle comunità si costruiranno i primi ponti leggermente arcuati, che consentono il passaggio anche di barche alberate.
Cominciano a nascere i nomi:
fondamenta, per indicare le strade che costeggiano un canale,
riva per indicare un bordo con dei gradini verso l'acqua per favorire l'imbarco o lo sbarco delle merci,
calle per intendere la via tra le case che se allineate in fila e ricche di botteghe si chiamerà ruga (dal francese "rue") ;
ramo per indicare quelle viuzze che si staccano da una calle maggiore;
campo o campiello per gli spazi erbosi davanti alle chiese usati per pasturare i cavalli e il gregge minuto;
corte per le piazzole interne con un'unica entrata ed uscita .
Accanto gli appellativi: presi da chiese o arti e mestieri (frezzerie dove si fabbricano frecce) o tipologie come le salizade, da selce, strade lastricate."
Giovanni Distefano, Atlante Storico della Serenissima ed. Filippi
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