DIETRO AD UNA GONDOLA
COSA C'ERA DIETRO AD UNA GONDOLA
Rara fotografia a colori di fine '800 dello squero del Rio della Botisella |
I vecchi mestieri di "artigiani-artisti", ora quasi scomparsi, che per realizzare una barca lunga 11 metri utilizzavano 300 elementi con 8 specie di legno diverse.
Almeno 11 categorie di artigiani si alternavano nella costruzione di un'imbarcazione dalla carena piatta e asimmetrica (lato sinistro più largo di quello destro di circa 25/30 cm).
San Trovaso, lo squero più conosciuto al mondo |
Gondola vista da poppa con ferro lavorato in primo piano |
SQUERARIÒLI
Carpentieri specializzati nella
costruzioni delle barche in legno, gondole comprese.
Gli squerariòli, spesso discendenti da
famiglie che svolgevano questo mestiere da generazioni, già dal 1610
costituivano una corporazione autonoma, erano in pratica artigiani o lavoratori autonomi che si differenziavano dagli arsenalotti che lavoravano all'Arsenale e quindi dipendenti della Repubblica Serenissima.
Si dividevano in squerariòli
da grosso (imbarcazioni di medio e grande tonnellaggio) e in
squerariòli da sotìl (gondole, sàndoli, mascarete e tutte quelle
imbarcazioni a fondo piatto di piccola stazza che si usavano in laguna).
Il loro "prodotto" di
eccellenza è stata da sempre la gondola. Questo gioiello della
carpenteria navale ha una lunghezza di circa 11 m ed è realizzato
utilizzando 8 diverse specie legnose (rovere, abete, ciliegio,
larice, tiglio, noce, mogano ed olmo) per quasi 300 pezzi diversi a
formare un'imbarcazione dalla carena piatta e asimmetrica (in quanto
il fianco sinistro è più largo di quello destro di circa 25/30 cm,
questo la porta a navigare sempre su un lato).
Le dimensioni della poppa viene, ancor oggi, definita in fase di progetto basandosi sul
peso ed altezza del gondoliere-proprietario.
L'ergonometria era conosciuta ed applicata già secoli fa.
Importante è il ferro
da prua che apporta stabilità alla gondola perché serve a contro bilanciare il
peso del gondoliere.
Sotto, nelle foto, ricostruzione con i modellini dell'evoluzione avuta dalla gondola nei secoli.
Ricostruzione della gondola di fine
'400, realizzazione grazie ai quadri del Carpaccio
(Gilberto Penzo -
Modellista Navale)
|
Gondola seicentesca che si differisce
da quella del '400 per l'inserimento dei ferri a prua ed a
poppa
(Gilberto Penzo -
Modellista Navale)
|
Gondola di fine '800 con felze |
Stazio di gondole a Rialto in riva Ferro, foto di fine '800. Ora in quel posto ci sono gli imbarcaderi dei mezzi pubblici |
REMÈRI
Carpentieri specializzati nella
costruzione di remi e forcole, strumenti fondamentali per la voga
alla veneziana, cioè far avanzare l'imbarcazione con un solo rematore in
piedi a poppa.
La loro corporazione, già nel 1300, era potente e da loro dipendeva la capacità di armare in poco tempo le galee per la supremazia nel Mediterraneo. Ogni galea triremi poteva richiedere circa 150 remi, quindi è facile immaginare la quantità di legname necessario oltre ai tempi per l'approvigionamento, la stagionatura e la realizzazione.
La loro corporazione, già nel 1300, era potente e da loro dipendeva la capacità di armare in poco tempo le galee per la supremazia nel Mediterraneo. Ogni galea triremi poteva richiedere circa 150 remi, quindi è facile immaginare la quantità di legname necessario oltre ai tempi per l'approvigionamento, la stagionatura e la realizzazione.
Quando, per questioni legate al consumo dei boschi, portarono a 5 i rematori per banco per ridurre il
numero dei remi, questi potevano essere lunghi 12 metri e pesare
oltre mezzo quintale l'uno. Fino ad allora erano in un solo pezzo, cosi per risparmiare sull'uso del legname iniziarono a produrli con la tecnica che oggi viene chiamata "lamellare" o "legno ingegnerizzato" (vedi foto sotto).
Remi in lamellare con essenze impiegate |
Utilizzavano per produrre i remi in un unico pezzo la tecnica della spaccatura,
un legname diverso dal segato (impiegato per il fasciame), ottenuta
in spicchi con fibratura costante e compatta per spaccatura del
tronco con cunei ed ascie al fine di far superare le sollecitazioni
di presso-flessioni a cui venivano sottoposti i remi.
Da studi abbastanza recenti su documenti storici si è scoperto che una
volta la pala, quando il remo era un unico pezzo, aveva una superficie di
circa 2900 cm² contro i 2000 cm² di quelli attuali, realizzati in
lamellare utilizzando ramino, abete e faggio. Così è stata migliorata
la resistenza meccanica a favore della leggerezza e della manegevolezza.
Sopra: forcole da pope. Sotto: forcole da prua. Da sinistra a destra le versioni per gondolino, per gondola e per pupparino | , |
La forcola o scalmo, su cui il remo fa
leva per far avanzare l'imbarcazione, era in origine quasi piatta e
dal 1700 diventa più complessa fino ad assumere l'attuale forma.
E'
ricavata da tronchi di noce stagionati (ø 50-60 cm per 100 cm di
lunghezza).
Disegno esecutivo |
Ogni forcola, nel consentire il più
ampio raggio di movimento al gondoliere, era ed è pure oggi sagomata
in funzione delle caratteristiche fisiche del gondoliere (altezza,
peso, potenza muscolare, tipo di vogata).
Quella di poppa, diversa da quella di
prua per dimensioni e forma, consente al singolo gondoliere di
governare l'imbarcazione in ogni situazione, dall'incrociare un'altra barca in un rio molto stretto al
fare retromarcia, dall'accostare all'imbarcadero al vogare in pieno
bacino.
Queste sculture "d'arte" sono richieste da quel turismo attento alle tradizioni che arriva a Venezia per portarsi a casa un pezzetto di cultura e tradizione.
FRÀVI
Sono i fabbri e forgiatori dei ferri da
prua (féro) ed altri componenti.
Il ferro da prua, detto pure dolfìn, è
diventato uno dei simboli di Venezia. La leggenda vorrebbe che la sua
forma ad esse fosse la stilizzazione della città sviluppatasi attorno all'andamento che ha il Canal Grande, mentre i suoi
sette caratteristici denti ricorderebbero i sestrieri storici (nomi
dei quartieri) di Santa Croce, Canareggio, San Polo, Dorsoduro,
Castello, San Marco e Castello. Con la creazione dell'isola
artificiale della Giudecca i sestrieri sono diventati sette, quindi è
stato aggiunto il dente posteriore.
Ferro da prua e significato degli elementi che lo compongono |
INDORADÒRI
Intervengono assieme agli intagiadóri
nelle fasi di rifinitura e decorazione della gondola.
Più era di
lusso e più era richiesto l'operato dell'indoradór.
La doratura, fatta usando la foglia d'oro, non riguardava solo alcune
parti della gondola ma anche el parécio, cioè l'arredo destinato ai
passeggeri, inoltre richiedeva, come oggi, una tecnica particolare
(doratura a mordente) che teneva conto dell'acqua della laguna
e della salsedine.
Gli indoradóri assieme a intagiadóri, specièri, miniadóri costituivano con i depentóri una corporazione il cui primo Capitolare risalirebbe al 1271.
Gli indoradóri assieme a intagiadóri, specièri, miniadóri costituivano con i depentóri una corporazione il cui primo Capitolare risalirebbe al 1271.
Esempio del lavoro dell'intagiadór e dell'indoradór |
INTAGIADÒRI
Sono gli intagliatori delle
sovrastrutture ornamentali. Assieme all'indoradór aveva il compito
di rendere la gondola bella e piacevole. Poteva essere specializzato
in ornato o in figura e i soggetti continuano ad essere concordati con il proprietario. I più ricorrenti sono le
volute, le foglie, gli stemmi araldici di fantasia, figure
mitologiche e i putti.
E' curioso il fatto che non esistano
documentazioni di soggetti religiosi.
OTTONAI
Realizzavano i cavalli e tutti gli altri
ornamenti in ottone, metallo che resiste alle particolari condizioni
climatiche della laguna. C'è traccia della loro corporazione nei
Capitolari del 1300.
L'opera degli ottonai interessa diverse
parti dell'imbarcazione: il feràl o faràl (il lume di prua) e le
decorazioni della parte superiore della lama di poppa.
Ciò per cui è nota la perizia degli ottonài sono i famosi cavài, la coppia di cavalli marini che ornano simmetricamente i due fianchi nella parte centrale della gondola.
Ciò per cui è nota la perizia degli ottonài sono i famosi cavài, la coppia di cavalli marini che ornano simmetricamente i due fianchi nella parte centrale della gondola.
Fusione a libro o a staffa |
L'ultima fonderia ed unica rimasta in città, oggi lavora come secoli fa con la tecnica a staffa, o a libro. Consiste nel riempire di sabbia molto fine, detta "francese", una cassa su cui il modello
viene impresso; tolto il modello si chiude il "libro", si
cola dentro il bronzo o l'ottone. La forma grezza, una volta liberata
con lo scalpello dai residui più grossolani di fusione, viene
lavorata a mano con lime e ceselli, per poi essere lucidata o brunita
immergendola in soluzioni chimiche.
TAPESSIÈRI
Erano i tappezzieri che realizzavano le
cuscinerie e l'arredo del parécio (el felze) che ospitava i
passeggeri. Avevano il compito di rendere il più confortevole
possibile il viaggio dei trasportati.
Ai tempi in cui la gondola era uno
"status symbol" la ricchezza della cuscineria era la
manifestazione esteriore del prestigio e della potenza economica
della casata e si esprimeva con l'uso di velluti pregiati e
tessuti damascati.
Origine
del nome "El Felze".
Il
felze era la cabina mobile (con portella sul davanti, finestrelle
laterali e volta a botte) posta al centro della gondola per ripare i
passeggeri in caso di pioggia e vento o per garantirne la privacy. In
disuso da diversi decenni perché poco funzionale, una volta era
presente in ogni gondola, modesta o ricca che fosse.
Un
doveroso ringraziamento all'associazione per aver potuto utilizzare
tutte queste informazioni.
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