LA MINACCIA ISLAMICA, MARCO D'AVIANO E QUELL'11 SETTEMBRE

La minaccia musulmana sventata l’11 settembre 1683 e il ruolo del frate Marco d’Aviano

di Rino Camilleri
La Redazione: riproponiamo l’articolo per chi volesse approfondire la figura del frate veneto friulano, la cui sepoltura, a Vienna, è posta nella cripta degli imperatori.
L’11 aprile 2013 arrivava nelle sale il nuovo film di Renzo Martinelli, 11 settembre 1683, incentrato sulla battaglia di Vienna, la capitale del Sacro Romano Impero assediata dai turchi in quell’anno fatale. L’epopea di quegli eventi costituisce un capitolo glorioso – ma anche miracoloso – della storia del cristianesimo e dell’Europa.
Riassumiamo brevemente: crollati i regni latini d’Oriente nel 1291 sotto la marea islamica, nel 1453 cade la capitale bizantina Costantinopoli e le armate musulmane risalgono i Balcani.
Cedono Budapest e Belgrado. Quest’ultima, alla fine del secolo, viene liberata grazie all’azione congiunta del condottiero Jan Hunyadi, il cardinale Juan Carvajal e il nostro san Giovanni da Capestrano, francescano inviato dal Papa. La liberazione di Belgrado, da parte di un esercito raccogliticcio di volontari cristiani, ha del miracoloso, considerando le forze immani che i turchi sono in grado di mettere in campo.
la celebre cavalleria polacca, che spezzò l'assedio
Ma la volontà musulmana di sottomettere il mondo intero non si arresta e nel secolo successivo i regni cristiani devono affrontare il millenario nemico a Lepanto, dove nel 1571 riportano una vittoria epocale. Purtroppo non è finita, anche per la capacità inesauribile del totalitarismo ottomano di radunare eserciti colossali da scagliare contro la cristianità. Quest’ultima, tanto per cambiare, è divisa al suo interno, e ciò per una ragione anche strutturale: il cristianesimo, per sua natura, è anti-dispotico, perciò gli europei sono uomini anche politicamente liberi. Frammentati in una miriade di autonomie politiche e abituati a considerare la sfera politica separata da quella religiosa, hanno tempi di reazione militare lunghi e quasi sempre tardivi. Di contro, il sultano islamico è contemporaneamente capo politico, militare e religioso. Può mobilitare in un attimo masse spaventose di uomini. E non si dimentichi che nell’islam la schiavitù è corrente (ai remi delle navi turche a Lepanto c’erano schiavi cristiani).
il monumento al frate nella Cripta dei Capuccini
Così, nel 1683, approfittando dei soliti conflitti interni ai regni europei e soprattutto della volontà precisa di Luigi XIV di Francia di indebolire l’imperatore asburgico Leopoldo, il sultano Maometto IV lancia il jihad contro Vienna, la capitale imperiale, rompendo la tregua che aveva sottoscritto con imperatore austriaco. Caduta Vienna, nulla potrà impedire agli ottomani di arrivare fino a Roma, e a quel punto la vittoria delle armate del “profeta” sarà totale, li Papa, memore del Capestrano, fa ricorso a un altro francescano, un cappuccino, Marco d’Aviano, una specie di Padre Pio del tempo perché in fama di miracoli. Il frate accorre a Vienna, dove guarisce miracolosamente il duca di Lorena, cognato dell’imperatore, poi si adopera per organizzare la difesa. Il suo compito è soprattutto quello di mettere d’accordo i principi cristiani. Ci riesce e il comando supremo viene affidato al condottiero polacco Jan Sobieskì. Vienna è assediata da trecentomila turchi, mentre i cristiani sono terribilmente inferiori di numero. Tuttavia, l’11 settembre 1683, dopo avere assistito alla messa celebrata dal Beato, i cavalieri cristiani calano dal monte Kahlemberg che sovrasta l’accampamento musulmano e riportano una strepitosa vittoria, liberando l’Europa dall’incubo. Comincia qui il declino militare ottomano. Pochi anni dopo, il principe Eugenio di Savoia costringe i turchi alla pace di Carlowitz e di “problema islamico” non si parlerà più fino ad oggi.

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