L'ELMO DI OPPEANO VENETICA, ATTIS E I DOGI
Oggetto raffinatissimo frutto della tecnica d'incisione a bulino celtica, le raffigurazioni proprie del mondo Etrusco, legato ad un alto sacerdote paleoveneto.Tre civiltà che attraverso questo copricapo riescono a fondere il loro sapere.
La forma e il messaggio
L'elmo di Oppeano è di forma conica con un pomello schiacciato al vertice. Questo particolare è fondamentale per comprenderne la sua funzione sacerdotale. Il materiale usato è una robusta lamiera di bronzo tenuta assieme da rivetti,mentre il pomello è una fusione piena,a differenza di altri simili ,tipo l’elmo di Cremona. Con questo studio si vuol tentare di chiarire a cosa servisse questo copricapo, cosa rappresentasse la sua forma, cosa indicassero i suoi disegni, chi lo detenesse e a quali specifiche funzioni fosse finalizzato. Oltre all’interesse per l’oggetto in sé, è utile far luce sui riti ,sui sacerdoti,sui santuari, sulle modalità proprie di espressione della sacralità religiosa di quei popoli che anticiparono la civiltà romana, auspicando così che persone autorevoli e preparate in materia riprendano ed approfondiscano il discorso.
Come più sopra riferito,l'oggetto è istoriato con cinque cavalli più un animale strano assomigliante ad una sfinge o meglio ad un centauro alato, forse un cavallo pegaseo,figura comune nel mondo arcaico greco come presso tutte le religioni di origine orientale.
Non è sicuramente un elmo da difesa, dato che non si adattava al capo in maniera funzionale e adeguata, ma soprattutto era troppo leggero per proteggere il cranio da traumi o ferite. Si ritrova lo stesso copricapo indossato da divinità di varie religioni,anche quelle fisicamente e teologicamente lontane dal Mediterraneo come le divinità ittite , assire e indiane vediche , addirittura presso le popolazioni della Polinesia troviamo idoli rappresentati con cappelli conici.
Un copricapo simile è riscontrabile su statuine di sacerdotesse o di persone oranti , su maghi e fate, ma anche sulle donne che praticavano la stregoneria nel mondo romano e su imperatori-sacerdoti,con le stesse funzioni di un’ antenna capace di captare ,o di inviare chissà quali energie od assorbire influssi cosmici, sicuramente segno tangibile dell’alto grado di elevazione spirituale di chi lo indossava.
Tratto da::<<Il cappello dei magi>> ed.Aurora di Pellini Luigi
Il toro, Atis, e l'Elmo di Oppeano
Le vicende del dio Attis ,tenedo presente il copricapo che poi sarà di Mithrà e diverrà il simbolo dei sanculotti della rivoluzione Francese (era conico, ma essendo di stoffa si afflosciava) accompagnano il cammino delle stagioni. Nei Veda l’eroe Atris aveva liberato il sole dall’eclissi e lo aveva riportato in cielo. L’Attis frigio, nel ricordo dell’originaria sede indoeuropea, è il sole che scompare nella lunga oscurità della notte polare: entra per alcuni mesi in uno stato di morte apparente e in primavera rinasce.
Se il leone alato é il vessillo del popolo veneto, il toro lo è del Patriziato. Il berretto dei Dogi veneziani era detto Corno dogale ed il berretto frigio di Attis altro non è che il corno taurino. Al taurobolio era infatti legato il culto del dio: il toro veniva sacrificato ed il suo sangue colava attraverso la grata di legno su di una fossa scavata al di sotto, entro la cavità era disteso l’iniziato che in Attis condivideva il destino di morte e resurrezione.
Nella mitologia greca, il Corno dell’abbondanza legato ad Ades trova una sua recondita spiegazione proprio nel taurobolio. Ciò appare ancor più chiaro nel Mitra curdo ove l’iconografia degli altari mostra il generarsi del frumento e della vite dal midollo e dal sangue del toro ucciso, come pure dal suo corpo tutte le piante verdi, i fiori e le erbe officinali.
L’Elmo di Oppeano è il copricapo- CONICO IN LAMINA DI BRONZO- preso a simbolo dai sacerdoti Paleoveneti che passerà attraverso le tradizioni a coprire la testa degli stregoni e delle fate (Anguane nella tradizione Veneta)
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