GALEE VENETE: SFATIAMO LA LEGGENDA DEI "FANTI DA MAR".

LA DURA VITA DI BORDO.
Sarebbe artificioso, specie tra il Cinque e il Seicento, parlare di una distinzione tra fanti di marina  e fanti terrestri. I fanti venivano imbarcati ed impiegati nelle varie guarnigioni del Levante e in eventuali scontri navali. 
Nel 1697 il colonnello Giorgio Sala alla luce dell'esperienza "di sanguinosi cimenti in Levante"...scriveva che il soldato di Terraferma passava "Militare sul Mare, come succedeva continuamente in Levante".

Questo è il bel quadretto che Pantero Pantera (1614) dipinge "delle genti delle armate navali. Stanno come in carcere, patendo ordinariamente del vivere, mangiando poco altro che i cibi salati, et molto spesso guasti e non sani, bevendo quasi sempre acqua et alcune volte salmastra, ma di malaqualità et vini non schietti, dormendo poco meno che all'aria e sopra a un remo, o in luoco angustissimo, senza la minima comodità, vivendo sempre in luoco dove si genera un fetore causato da sudore, da panni lordi et altre immondizie...stando esposti alle ingiurie della pioggia, del vento, del ghiaccio, del sole...con la mescolanza di tanti fiati cattivi.."

Inoltre bisognava metter in conto il "fastidioso moto" del mare che scombussolava lo stomaco a volte fino al vomito.
Nelle galee c'erano anche volontari per il servizio del mare, chiamati "scappoli".
Cesare Vecellio (1593) diceva che erano "Schiavoni, Greci, o di simil Nazioni". Ma anche dello Stato veneziano, di Italia et di Venetia". Gli scappoli venivano armati, in caso di combattimento, di archibugio e morione (elmetto con cresta). Spesso erano arruolati tra i banditi per piccole condanne o tra i debitori, ricevendo mezz apaga e scontando così la pena. 
Ci fu sempre difficoltà nell'arruolarli, e sin al 1629 si ridussero a 36 per galera. I fanti venivano imbarcati invece nei momenti di mobilitazione.

tratto da questo libro STUPENDO 
Alberto Prelli 
Sotto le Bandiere di San Marco, ed. Itinera

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