Il Canova e un curioso Leone di San Marco
Di Simonetta Dondi dell'Orologio
Quando si parla di un grande artista si ricordano sempre le opere più famose, ma noi di Canova racconteremo l'episodio che diede una svolta nella sua giovane vita.
Lui era di una famiglia un tempo benestante, impoverita per cattivi investimenti che costrinsero il piccolo Antonio, rimasto orfano, a lavorare in una cava di marmo, ospitato dal nonno materno. Lì egli, per diletto, incominciò a scolpire delle figure che donava al figlio del Senatore veneto Giovanni Falier, che possedeva una villa ai Padrazzi di Asolo.
Appunto in questa casa successe un piccolo dramma: la cuoca aveva rotto lo stampo in vetro per riprodurre un Leone marciano che serviva come ornamento a una torta in occasione di un pranzo solenne... Il piccolo Antonio si mise all'opera, e lo rifece tale e quale in burro.
Fu la sua fortuna, perché il Falier, entusiasta, subentrò al nonno, e lo fece sistemare nella bottega dello scultore Giuseppe Bernardi detto il Torretti, prima a Pagnano, poi a Venezia.
Il piccolo Antonio passava tutte le ore libere della giornata a meditare e a disegnare nella collezione di gessi tratti dalle più famose statue antiche che Filippo Farsetti aveva radunato nel suo palazzo sulla Riva Carbon, e la sera si recava all'accademia del nudo, presso la scuola di belle arti.
Morto il Torretti, il Canova., nell'ottobre del 1773, abbandonò la bottega, avendogli il senatore Falier allogata l'esecuzione di due statue grandi al vero, rappresentanti Orfeo e Euridice.
Tre anni egli vi lavorò, figurando il momento in cui Orfeo, uscito dall'Averno, si rivolge a guardare la sposa e trasgredisce il comando di Plutone che gliela ritoglie. Infatti attorno ai piedi di Euridice si addensano nubi di fumo fra le quali una mano esce a ghermirla.
Idea forse un po'ingenua e barocca senza dubbio, ma il barocco imperava e lo scultore aveva cominciato quelle opere a sedici anni.
Sono di quel tempo, o poco posteriori, il modello dell'erma del senatore Antonio Renier (Possagno, Gipsoteca), l'Esculapio (Padova, Museo civico) e il gruppo di Dedalo ed Icaro (Venezia, Gallerie dell'Accademia), che esposto alla fiera dell'Ascensione del 1779, suscitò caldi e larghissimi consensi....
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