IL LINGUAGGIO DELLA MARINA AUSTRO VENETA

La gabara aveva armato il ghis de maestra e sprovinava”. Che tradotto, e opportunamente aggiornato, vuol dire che la nave da carico aveva tirato su la randa di maestra e stava volgendo la prua al vento. Giacomo Furlan, imperial regio maestro effettivo, nel 1913, fa uscire a Trieste dalla Tipografia del Lloyd, un compendio dei vocaboli e delle frasi che, egli dice, erano già allora “ormai sconosciuti o quasi ai nostri giovani marinai”. La fonte del suo lavoro, pubblicato in due riprese, trae lo spunto dal vocabolario nautico italiano-tedesco che il Weis aveva pubblicato sempre a Trieste nel 1852 ad uso dell’imperial regia marina da guerra austriaca. Termini Nautici
Bisogna infatti considerare che la “forza” della marina austro-ungarica era costituita da ufficiali e marinai prevalentemente originari della costa adriatica che, nella lunga dominazione veneta, provenivano da tutte le terre un tempo occupate dalla Serenissima e cioé partendo dalle lagune venete fino ad arrivare ai confini estremi della Dalmazia.
I termini letterari italiani si confondevano quindi con il dialetto, anzi con i dialetti che parlavano i marittimi delle “vecchie province” e recepiti dalla pratica quotidiana diventano poi il gergo ufficiale della marina da guerra austriaca.
Nel 1833 la direzione del periodico austriaco “Mittheilungen aus dem Gebiete des Seewesens” aveva pubblicato a Pola il primo volume, compilato dal Dabovich, del grande e importantissimo “Dizionario tecnico nautico” delle lingue italiana, tedesca, francese e inglese, che, ci riferisce Giacomo Furlan, aveva ricevuto anche il plauso della “Rivista Marittima” di Roma .

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