IL PATRIARCATO DI AQUILEIA FARLOCCO E I FRIULANI

IL PATRIARCATO D'AQUILEIA: FARLOCCO E ABUSIVO  

LA BASILICA DEL PATRIARCA ABUSIVO DI AQUILEIA 

Autore Edoardo Rubini,storico.

Uno dei sistemi di sottomissione dei Veneti più efficaci inventati dal nazionalismo italiano è stato creare più spaccature possibile tra Veneti, addirittura suscitando micro-nazionalismi antistorici e abbastanza ridicoli. 
Un classico esempio è il micro-nazionalismo friulano. 
Una delle cose che mi ha colpito sin dall'inizio è che esso, oltre a rivendicare la specificità innegabile della lingua friulana, addirittura ha impugnato la bandiera del Patriarcato d'Aquileia.

Un vero paradosso: il micro-nazionalismo friulano è stato costruito dalla massoneria di sinistra, giacobina, filo-francese, materialista, laicista, anti-cattolica, ma ciononostante si sentono grandi sostenitori del Patriarcato d'Aquileia, un Vescovo-Conte legatissimo all'Impero Franco prima e Asburgico dopo, che nella maggioranza dei casi era in mano alla Casata Carantana dei Treffen, nemico giurato del Papato e della Veneta Serenissima Repubblica. 
Solo attraverso studi specifici mi sono reso conto dell'enorme bluff della retorica sul Patriarcato d'Aquileia: io lo definisco "patriarcato farlocco, o abusivo", in quanto il vero Patriarcato d'Aquileia, quello delle origini, era il Patriarcato di Grado, tramutatosi in Patriarcato di Venezia il 9 ottobre 1451 con la Bolla Pontificia Regis aeterni.
Antico vessillo del patriarcato, a cui si ispira la bandiera friulana, evidente il riferimento imperiale.

Vediamo perché il Patriarcato d'Aquileia era in realtà quello di Grado, mentre quello che dopo il 574 hanno chiamato "Patriarcato d'Aquileia" è abusivo. 
Le nobili origini del Patriarcato d'Aquileia risalgono alla predicazione di San Marco, al primo Vescovo Ermagora e al suo martirio con il Diacono Fortunato. 
Ad Aquileia, grande metropoli fino alla sua distruzione per opera degli Unni nel 452,c'era un Arcivescovo Metropolitano che presiedeva i Vescovi della Venetia e dell'Histria, forse anche del Noricum. 

Ma proprio in quella data l’Arcivescovo di Aquileia Secondo si rifugia a Grado, che era il suo porto fortificato sul mare e che infatti si popola di Aquileiesi in fuga dalle devastazioni di Attila. 
Nel 466 l'Arengo dei Venetici si raccoglie per la prima volta a Grado raccogliendo gli uomini 
di tutti i centri costieri veneti fino a Cavarzere e crea il governo confederale dei Tribuni. 
Nuova invasione: nel marzo 489 gli Ostrogoti di Teodorico il Grande passano l’Isonzo e superano Aquileia: Marcelliano, Arcivescovo di Aquileia, è di nuovo a Grado.
  
Nel 568 i Longobardi irrompono in Friuli ed entrano a Cividale e ad Aquileia.  
Davanti all’invasione, il Vescovo di Aquileia Paolino ripara a Grado, dove mette in salvo il 
tesoro della Metropoli (in particolare, le reliquie di Sant’Ilario e di Sant’Ermagora).  
Nel 569 Probino è eletto Vescovo Metropolita di Aquileia: si decide che il Vescovo 
Metropolita possa mantenere la sua presenza in entrambe le sedi di Aquileia e Grado.
  
Nel 571 Elia è eletto Vescovo Metropolita di Aquileia ed esercita nella sede di Grado
.  
LA BASILICA DI GRADO
Nel biennio 574-575 un'eminente delegazione veneta, politica e religiosa, si reca a 
Roma ed ottiene infine da Papa Benedetto I un placito che autorizza la traslatio sedis 
della Metropoli dall’Antiqua Aquileia a Grado: "Con precetto di privilegio della Santa 
Chiesa romana e con l'approvazione e conferma di tutti questi fratelli, tanto vescovi 
quanto cardinali, ordiniamo per voi la Chiesa di Grado come Metropoli di tutta la 
Venezia e dell'Istria, e diamo al clero e al popolo facoltà di eleggere liberamente il 
suo vescovo.  Quindi, una volta fatta l'elezione, affidiamo al duca [che poi sarà il Doge] 
di tale regione la potestà dell'investitura, ricevuta la quale dallo stesso duca, 
concediamo ai suoi suffraganei la licenza di consacrarlo. Ordiniamo che, fatte queste 
operazioni, egli [il Vescovo metropolita] si rechi subito alla sede di questa Santa Chiesa 
romana per ricevere la benedizione del pallio". 

I BELLISSIMI MOSAICI DI AQUILEIA

Nel 579 il Vescovo Metropolita Elia fa costruire a Grado la Chiesa di Santa Eufemia 
(l’intitolazione richiama la santa patrona del Concilio di Calcedonia del 451).  Il 3 
novembre Elia convoca un sinodo a Grado, presenti i Vescovi delle Venetiae, dell’Histria, 

del Noricum, che ratifica la traslazione della sede metropolita (concessa da Papa Benedetto 
I circa cinque anni prima) e ribadisce la fedeltà al Concilio di Calcedonia. 
Nel 606 i Vescovi suffraganei di Grado eleggono Candidiano Vescovo Metropolita, dopo che 
in gran parte hanno abbandonato lo scisma a difesa dei Tre Capitoli.


  
Nel marzo 607 i vescovi suffraganei che non hanno abbandonato lo scisma dei Tre Capitoli 
disconoscono però l’elezione di Candidiano. Il Patriarcato di Aquileia allora si spacca in due
blocchi contrapposti. Il clero filo-longobardo elegge a nuovo Vescovo Metropolita 
Giovanni nella vecchia sede di Aquileia, con il sostegno del re Agilulfo e del duca del 
Friuli Gisulfo. I Longobardi ora cercano di legare a sé il prelato scismatico, per evitare che 
il clero locale si leghi all’asse Roma-Bisanzio, sicché gli attribuiscono il titolo di “Patriarca”, 
a designare una Chiesa autocefala. Il termine di “Patriarca” prima era usato (ad esempio dai 
Goti) come semplice titolo onorifico. Questa mossa politica induce anche il Metropolita 
gradense a far uso del medesimo titolo di “Patriarca”.




Dal 607, quindi, si succedono due Sedi Patriarcali (ma fino ad allora si erano chiamati Sedi
Metropolite con un Arcivescovo), uno vero che convenzionalmente è chiamato "di Grado"
ed uno fasullo che convenzionalmente è chiamato "di Aquileia", che Roma è pure costretta
a riconoscere - suo malgrado - perché dietro ci sono le armate prima dei Longobardi , poi
dei Franchi, infine degli Asburgo, pronte a scendere a Roma e a ricondurre il Soglio Pontificio
alla ragione, in caso gli venisse in mente di metter fine alla pantomima dello pseudo-patriarca,
che poi nei primi secoli era un nobile militare della casta dei Treffen che più volte scende a
Grado a devastare la Città e il Patriarcato (rubano, distruggono, saccheggiano e in un caso
entrano nel monastero e stuprano le monache), finché intervengono le armate della 
Repubblica nel 1162 ed ecco che cosa succede.

Nel 1162 il Patriarca di Aquileia Ulrico II di Treffen, approfittando della guerra che vede
impegnati i Veneziani, costituisce un’armata formata da feudatari della Carinzia e del Friuli
per assalire Grado, vi pone l’assedio e costringe alla fuga il Patriarca di Grado Enrico Dandolo.
La reazione del Doge Vitale Michiel è immediata: tutte le navi disponibili sono inviate alla volta
della città e gli equipaggi, sbarcati a terra, sconfiggono gli invasori, facendo numerosi
prigionieri, tra cui il Patriarca, dodici suoi canonici e 70 nobili friulani al suo seguito.


Il Doge consegna i prigionieri alle magistrature perché siano giudicati. L’anno dopo, nel 1163
il Patriarca Ulrico e soci, rimasti per qualche tempo prigionieri a Venezia, sono rilasciati dietro


pagamento di un tributo annuale. Per infliggere una lezione a futura memoria, ogni anno il
Patriarca di Aquileia dovrà mandare per il giorno di giovedì grasso, giorno della vittoria
veneziana, un toro e 12 maiali a Palazzo Ducale, dove si celebra una festa in cui gli animali 
(il toro stava per il Patriarca, i 12 porcelli per i canonici) venivano giustiziati. 
Gli anima­li sono portati nel gior­no stabilito nella stanza del Piovego a Palazzo Ducale. 
Qui si installano castelli di legno rappresentanti le fortezze dei feudatari friulani e vi si 
pronuncia la sentenza di morte degli animali. All’Arte dei fabbri spetta l’onore di tagliare la 
testa al toro i piazza. Poi, il Doge torna nella sala del Piovego seguito dal popolo
e abbatte con la spada tutti i castelli a memoria della vittoria.

SI VEDE BENE CHE, DALL'ANNO 574, IL VERO PATRIARCA DI AQUILEIA ERA QUELLO DI GRADO, MENTRE QUELLO COSIDDETTO DI AQUILEIA (CHE PERO’ NON ERA MAI AD AQUILEIA, CHE NEL VII SECOLO ERA ORMAI IN ROVINA) STAVA IN REALTÀ O A CIVIDALE O A CORMONS ED ERA UNA PURA CREAZIONE POLITICA: fu creato dai Longobardi, che in quel tempo erano per lo più eretici ariani, poi fu usato dai Franchi e dagli Asburgo per attaccare il Patriarca vero, quello di Grado, e i cattolici veri che erano i Veneti e la Repubblica Serenissima.

Appena poté - soprattutto dopo aver aggregato la Patria del Friul - la Repubblica indusse Roma 


a chiudere il finto patriarcato, a sollievo universale. 

Ciò avvenne il 6 luglio 1751, quando Papa Benedetto XIV soppresse il patriarcato di Aquileia 
con la bolla Iniuncta nobis sollecitata da Venezia e dagli Asburgo, a seguito delle controversie 
tra la Repubblica e l'Austria per la nomina dei metropoliti: al suo posto vennero erette 
l'arcidiocesi di Udine e l'arcidiocesi di Gorizia.






Commenti

  1. Il Patriarcato di Grado rappresenta la Chiesa nazionale Veneta, val la pena che tutti i Veneti ne studino la storia.
    Si segnala anche questa interessante pubblicazione: http://edizioni.cierrenet.it/volumi/linsula-realtina-sede-dei-patriarchi-di-grado/

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