VENEZIA AGOSTO 1944, IL VILE BOMBARDAMENTO ALLEATO

Tra poche ore 74 anni fa prima sui coppi di Santa Apollonia, poi in riva, io c'ero.
Erano le sette del mattino del 14 agosto del 1944. Per il centro storico di Venezia fu un battesimo del fuoco, nel vero senso della parola. Il primo, e forse l'unico, bombardamento in bacino San Marco.
Tre caccia bombardieri alleati appaiono sopra le acque di Venezia. Eccoli a Malamocco: qui la prima mitragliata contro una motonave che collegava Venezia a Chioggia. Tragico il bilancio: 24 le vittime. Ma questo è solo l'inizio. I tre aerei dal Lido procedono verso il cuore della città. Puntano al bacino di San Marco qui c'è la loro preda. Vogliono colpire la nave ospedale tedesca "Freiburg" ormeggiata tra la punta della dogana e l'isola di San Giorgio.
Una sferzata di colpi che falcia la laguna. Un mitragliare durato alcuni minuti, ma sufficiente a creare panico e disseminare morte. Nelle vicinanze c'era anche la motonave che collegava Venezia a Fusina. A bordo c'erano donne, bambini, uomini diretti in campagna per cercare di raccogliere un po' di cibo da portare alle loro famiglie in una città che in periodo di guerra aveva ben poco da offrire. Il battello si era da poco staccato dal pontile della Riva degli Schiavoni e stava iniziando la sua navigazione.
Gli aerei in quell'istante sganciarono quattro bombe nel tentativo di colpire la nave ospedale tedesca. Ma mancarono l'obiettivo e il loro unico effetto fu quello di rovinare, con lo spostamento d'aria, i monumenti attorno a San Marco. Non soddisfatti iniziarono a crivellare con la mitragliatrice e i cannoncini di bordo la laguna di Venezia, incuranti di chi e che cosa andavano a colpire. I proiettili raggiunsero la motonave per Fusina che era da poco salpata. In un istante l'imbarcazione si trasformò in un luogo di morte. La gente cadeva a terra stroncata dai colpi. Tutto in pochi minuti, ma i morti furono molti. L'imbarcazione fu subito fatta approdare nuovamente in Riva degli Schiavoni. Le vittime, in almeno quindici morirono all'istante, furono distese lungo la fondamenta e coperte con un lenzuolo. Erano visibili solo i loro piedi e i familiari giungevano numerosi, scongiurando che in in quella sequela di corpi non ci fosse quello del loro caro.
I feriti furono invece portati al pian terreno dell'hotel Metropole, trasformato in pronto soccorso. Chi ha ancora memoria di quel giorno parla di scene allucinanti: persone senza arti, corpi lacerati e sangue ovunque. Poi furono trasportati all'ospedale civile di Venezia. Si fece il possibile per salvarli, ma l'elenco delle vittime era destinato a crescere. Ai primi quindici morti se ne aggiunsero molti altri. Alla fine persero la vita all'incirca in cinquanta. I funerali si svolsero nella basilica di San Marco. La loro storia è viva solo nei ricordi dei familiari, ormai anziani. In città non c'è per queste vittime nè una lapide, nè un monumento.
Raffaella Ianuale

Commenti

  1. Una delle tante azioni scellerate degli "Alleati" che dopo la fine della guerra furono immediatamente archiviate come "azioni belliche con danni collaterali". Più o meno le stesse che compirono gli sconfitti - sterminio degli ebrei e di tanti altri nuclei umani scomodi ai nazisti a parte - e che oggi nessuno ricorda più. Quel VAE VICTIS urlato da Brenno, il capo dei Galli che invasero Roma, oggi è sempre valido.

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  2. Certo! attaccare una nave-ospedale è una vigliaccata, così come mitragliare alla cieca laddove ci sono solo civili!
    Ricordo, però,
    - che nel giugno 1940 l'Italia dichiarò guerra a Francia ed Inghilterra per andare a sedersi al tavolo della futura pace come probabili vincitori di una guerra che sembrava già vinta;
    - e che nel dicembre 1941 fu sempre l'Italia che dichiarò guerra agli Stati Uniti.
    Nulla da dire su chi ci ha portato a quella guerra?

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  3. Chi ci portò in guerra fu un pazzo imbecille che molti allora lo applaudirono. Questo però non assolve chi, da una parte e dall'altra, si macchiò di veri e propri crimini.

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  4. I risultati della sconfitta ancora oggi pesano sulle spalle dei nostri figli , ci hanno costretti s vigliaccamente a piegarci alla storia dei vincitori.

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  5. Ancora oggi il peso della sconfitta grava sulla coscienza dei nostri figli , i nostri governanti ci hanno costretti ad ascoltare solo la storia dei vincitori.

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  6. Purtroppo è questa la storia e non va dimenticata, i tedeschi certamente non furono umani col popolo , ma rispettarono le città e le pere d'arte. I romani occuparono e ridussero in colonia la Grecia, ma seppero rispettarne la cultura e il valore dei suoi monumenti , questo, va ricordato, non è stato fatto dagli americani .

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