PANORAMICA DELLE IPOTESI SULLA ORIGINE DEI VENETI



I Venedi, o Veneti, così chiamati da Plinio, Tacito e Tolomeo, sono stati spesso considerati antenati degli Slavi, o addirittura antichi Slavi, sebbene l'identificazione non sia del tutto certa. Il nome Venedi infatti non è di origine slava, anche se in seguito i Germani usarono il termine Wends proprio per indicare gli Slavi. Non sappiamo con certezza chi fossero gli antichi Veneti: forse si trattava di una popolazione indoeuropea entrata a far parte di uno dei grandi gruppi germanici dell'Europa orientale, come i Vandali o i Goti, oppure costituivano una comunità etnica da cui alla fine emersero gli Slavi

M. Todd, I Germani, Ecig, 1996 pag 38/39

I VENETI ANTICHI

Il problema dei Veneti e molto controverso; consultando qualche enciclopedia troviamo: 
"Popolo celtico del Nord-Ovest della Gallia Celtica: popolo marinaro del1’Atlantico". 
"Antica popolazione indoeuropea stanziata nella pianura veneta". 
"Antico popolo della Gallia, che abitava la penisola di Bretagna e che fu vinto e assoggettato da Cesare". 
"Antica popolazione di stirpe illirica, abitante nell'attuale Veneto". 
Montanelli storico ne fa addirittura una tribù germanica acquartierata nella provincia che ne porta il nome. 

La Società Filologica Veneta: "L antico popolo indoeuropeo dei Veneti si diffuse, verso la meta del secondo millennio avanti Cristo, dal Centro-Europa, in numerose direzioni, ben prima delle grandi migrazioni "illiriche", celtiche e germaniche, portando con sé la propria cultura e la propria lingua, lasciando tracce della propria presenza riconoscibili ancora oggi in varie regioni europee. 

Saranno i Veneti stabilitisi tra le Alpi e l'Adriatico a mantenere, nel corso dei millenni, la propria identità ed uno sviluppo culturale autonomo, fino ai nostri giorni; stanziati ancora oggi, nonostante le pressioni celtiche e la frammentazione sofferta ad est della Livenza, sul territorio che dai nostri antenati ha preso il nome: il Veneto. 

La lingua veneta più antica, chiamata anche venefica, indoeuropea occidentale, scritta sin dal VI sec. a.C., unitaria, non può essere confusa con alcuna delle lingue più antiche d’Europa, né aggregata ad alcun gruppo; era però dotata, dati i suoi caratteri "antico-centroeuropei", d'interessanti isoglosse con alcuni altri linguaggi. Un filone linguistico veneto disceso nel Lazio (tipo "rubro") partecipò anzi alla genesi tripartita del Latino, assieme a1 filone osco-umbro (tipo "rufus") ed al filone ausonico (tipo "rutilus"). Tale partecipazione, anteriore al contributo etrusco al Latino, e confermata nel Lazio da reperti archeologici di tipo venetico (gli incineratori del foro romano) e dallo stesso Plinio (N.H. 3.69), nel citare il popolo dei Venetulani tra i componenti dell'antichissima lega sacra d'Alba Longa. 

I Veneti contribuirono anche in misura notevole allo sviluppo culturale e linguistico dell'antica Bretannia; la stele di Plumergat presenta, infatti, tratti decisamente venetici. Il nome etnico di "Veneti" e stato tra i più diffusi nel mondo indoeuropeo; si ebbero presenze venete antiche anche in Gran Bretannia, nel Belgio, in Paflagonia (Turchia) e forse in Catalogna. Duemila anni fa il lago di Costanza era chiamato "lacus Venetus" ; altre testimonianze toponomastiche e storiche degli antichi stanziamenti veneti in Europa sono tuttora chiaramente rilevabili lungo le coste del Baltico, nell’Europa Centrale e Orientale e nella penisola balcanica.


Spesso questi antichissimi Veneti mantennero dei contatti con i Veneti dell'Adriatico ed il ricordo di tali relazioni, era ben vivo al tempo della Repubblica Veneta. 

In seguito all’espansione del latino in Europa ed al suo uso universale nella scrittura, nel Veneto, nazione che i Romani mai conquistarono, il contatto con tale lingua internazionale e con le successive lingue neolatine, favori maggiormente la conservazione nella nostra lingua di quanto di comune essa aveva, in quanto indoeuropea e per le ragioni suesposte, col latino stesso, senza che ciò ne riducesse l’individualità, l'omogeneità e l’autonomia. Queste riappaiono chiaramente nei primi testi medievali veneti non latini, e quindi nei testi successivi anche se, come ovunque in Europa, la lingua scritta sarà sempre più latineggiante della lingua parlata. 

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.Amplissima e stata ed è tuttora, le produzione letteraria, diffusa nel tempo ed in tutte le province venete, il Veneto e stato, e risaputo, la lingua ufficiale della nostra Repubblica, giungendo ad essere una vera "Schriftsprache" europea, una lingua in tutti i possibili sensi della parola, molti secoli prima del sorgere della lingua italiana e con un’importanza maggiore di questa. 

Fu ed e notevole la profonda omogeneità della lingua veneta, di per se stessa koinè, cioè lingua comune a tutti i Veneti, dalla quale nessuna variante locale si discosta sensibilmente; ed altrettanto notevole è stata la politica della millenaria Repubblica, che mai volle imporre il Veneto ad alcun popolo non venetofono (realtà ricordata ancora oggi con riconoscenza da Cimbri (1) e Sloveni, Ladini, Albanesi, Croati, Lombardi e Greci), giungendo ad usare nei documenti, oltre alle lingue locali, lingue neutrali diverse dal veneto, secondo uno spirito pluralista ancora oggi ben raro in Europa. 

Privato con l’inganno della propria libertà e della propria indipendenza plurimillenaria (1797), il popolo veneto ha continuato fino ad oggi a parlare e a scrivere in Veneto, a dispetto dei governi "forestieri", succedutisi da quella data (!) ; e la stessa "subalterneità" alle culture dominanti cui la cultura veneta pareva ormai condannata, viene oggi finalmente rimessa in discussione (2). 


Sentiamo ora Attilio Nodari, cultore della Venezianità: " Circa 1500 anni a.C. nuove genti provenienti dall’area caucasica (Aral, Caspio, Volga) si mossero verso occidente. Una nobile schiatta di cavalieri e di marinai, giunta nella penisola anatolica (odierna Turchia), dopo aver partecipato alle vicende dei principi della Frigia, prese stanza nella vicina Paflagonia, lungo le coste del Mar Nero. Erano i Veneti, che in greco significano "degni di lode", una parte dei quali riprese il cammino per l’Europa e risali il corso del Danubio fino alle montagne, ove si divise. Quelli che si diressero a nord delle Alpi, raggiunsero l’Atlantico presso l’estuario della Loira e popolarono le coste della Bretagna e della Normandia dedicandosi all’arte della navigazione. Soltanto Cesare molti secoli dopo, nel 56 a.C., li vinse, come egli stesso narra nel libro terzo del "De Bello Gallico". Quelli invece che affrontarono la porta orientale dell’Italia, entrarono nella regione degli Euganei, i quali, vinti, dovettero fuggire o sottomettersi. 


I Veneti, che alcuni storici classificano di stirpe illirica venuta dall’oriente e sono invece i Veneti dell'Adriatico, d'antica origine indoeuropea, erano d'attitudini più elevate che non gli Euganei. Possedevano carri leggeri trainati da un veloce e fino allora sconosciuto animale, privo di corna ma con criniera, che sapevano anche cavalcare; perciò il loro impeto nei combattimenti era incontenibile, tuttavia amavano l’ordine e la pace che mantennero per secoli perché erano i più forti. 

Estesero il loro dominio dal Timavo all’Adige, ma non si affacciarono sul mare e per questo sono stati chiamati i Veneti terrestri. Dopo alcuni secoli anche i discendenti di quelli che erano rimasti in Paflagonia lasciarono quella patria dopo la distruzione di Troia (1184-1183 a.C.), della quale erano stati alleati e, stando al racconto di Livio, arrivarono per mare nel fondo del golfo adriatico per riunirsi ai loro fratelli: sono i Veneti detti marittimi, che, con i terrestri, costituirono la grande nazione dei Veneti italici. 

L’antica Ateste (Este), già euganea, fu il centro principale della civiltà paleoveneta, ma nuclei importanti furono anche Padova, Adria, Vicenza, Oderzo, Treviso e Belluno. In epoca più tarda, quando iniziarono i rapporti con Roma, Padova assunse il ruolo di cita capitale, anche perché Este andava decadendo. 

Le abitazioni dei paleoveneti erano costituite da capanne, probabilmente simili ai superstiti casoni (3) della nostra bassa pianura; nelle zone paludose prelagunari erano innalzate su piattaforme di tronchi, mentre in montagna si costruivano di pietra, materiale di facile disponibilità. 

Nella parte più orientale della regione le capanne si erigevano all’interno dei castellieri.

I Veneti si dedicavano alla confezione di prodotti fittili e alla lavorazione del bronzo (spade, asce, pugnali, fibule), arte nella quale raggiunsero un livello di preminenza. Poi comparve il ferro che avrebbe acquistato gradatamente sempre maggiore importanza. Tra le due età essi si fecero iniziatori d'industrie e attivarono per primi la navigazione commerciale non solo lungo i fiumi e nelle lagune, ma anche per il mare, conseguendo supremazia e ricchezze.

La loro civiltà progredì nei secoli successivi e raggiunse il massimo splendore proprio quando, tra il 500 e il 400 a.C., iniziarono le tremende e rovinose invasioni galliche. 


Commenti

  1. Una bella e sensata spiegazione a proposito delle nostre origini. questa è storia! W s m !

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