UNA VISITA AGLI ANTENATI ALPINI DEI VENETI D'OGGI



La bella iniziativa dell'ass.ne Europa Veneta che propone una visita guidata per il 26 maggio nel sito archeologico, è il motivo di questa nota. Il villaggio, di cui vediamo una abitazione ricostruita nel sito, era probabimente abitato da Reti, ma anche questi han contribuito a formare l'etnos dei nostri progenitori paleoveneti. A prima vista, il confronto con i nostri casoni superstiti, e con i "flojaroi" delle pendici del Grappa, è ineludibile. Del tutto simili.
Chi fosse interessato può contattare l'associazione o "Marco d'Aviano" in facebook. 


la storia

La presenza nel sottosuolo del Bostel di un antico villaggio risalente alla seconda età del ferro (V-I sec. a.C.) è nota sin dalla fine del ‘700 quando, nel 1781, l’Abate Agostino Dal Pozzo, nativo di Castelletto di Rotzo, rinvenne le vestigia di questo villaggio nel corso di opere di bonifica agraria da lui predisposte su questi terreni, che erano di proprietà della famiglia, al fine di intraprendervi la coltura della patata.
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L’Abate diede notizia del ritrovamento nel suo famoso scritto, le “Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini”.Nel 1912, gli archeologi A. Alfonsi e G.B. Pellegrini, per conto della Regia Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, compirono alcune indagini sul sito, mettendo in luce la cosiddetta “sala del trono”, un ampio edificio rettangolare, probabile abitazione del capo villaggio o luogo pubblico di riunioni, a valenza civile e/o religiosa, costituito di un unico ambiente, con un grande masso centrale, posto intenzionalmente, a fungere forse da altare celebrativo.

Gli scavi proseguirono nel 1969 quando l’archeologo G.B. Frescura scavò stratigraficamente, con procedure proprie della moderna pratica archeologica, la “casetta A”, edificio di forma quadrangolare, ad uso abitativo, che ha restituito innumerevoli manufatti di uso domestico e ha permesso di acquisire precisi dati circa l’edilizia abitativa di età del ferro in area alpina.

Le indagini vengono svolte attualmente dall’Università di Padova, sin dal 1994, sotto la direzione scientifica del prof. A. De Guio e la supervisione della Soprintendenza Archeologica per il Veneto. Dapprima si sono svolte campagne volte all’individuazione delle aree ad alto potenziale archeologico, attraverso foto aeree, prospezioni geofisiche..., in seguito si sono individuate alcune zone di maggior interesse e su di esse si sono compiute campagne sistematiche di scavo archeologico. 

Questi ultimi scavi hanno messo in luce un brandello di antico muro difensivo e contenitivo del villaggio, in un terrazzo ai margini ovest del pianoro (area “E”) e due edifici molto ampi, adiacenti tra loro, l’uno con funzione abitativa e l’altro ad uso produttivo-artigianale, che presenta quattro forni per la cottura di oggetti ceramici (area “C”). 

Questi ritrovamenti hanno permesso di compiere grandi passi avanti nella conoscenza degli aspetti produttivi e commerciali del villaggio del Bostel, inquadrando l’abitato in un’intensa rete di traffici che mettevano in collegamento la pianura veneta col “mondo” retico alpino, attraverso i flussi economici che avvenivano principalmente lungo la Valle dell’Astico.

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