LA NOBILTA' PIU' PARITARIA E MENO ELITARIA DEL MONDO, ALTRO CHE OLGARCHI!
Fu qualche cosa di unico in tutto il mondo di allora, che stupiva anche i viaggiatori stranieri più illustri (uno tra tutti Goethe) la nostra Repubblica (già era una grande eccezione, una repubblica, tra un panorama di monarchie quasi assolute) governata da aristocratici privi di titoli nobiliari, che nella Capitale dei Veneti si mischiavano col popolino, magari per fare una partita a carte o per bere un'ombra in un "bacaro" e vestivano (tranne che per i senatori con l'obbligo della toga) come la gente comune. Eccovi un post dell'amico Elio Costantini che vi descrive come era formata l'aristocrazia veneziana.
La più rispettata e amata dal popolo nell'Europa prima della rivoluzione.
W san Marco! W la Repubblica!
IL PATRIZIATO VENETO
Le casate del patriziato sovrano della Repubblica veneta si dividevano in 4 classi. La prima, detta delle case vecchie, era formata dalle 12 famiglie chiamate apostoliche che, secondo la tradizione, sarebbero concorse, nel 697, all'elezione del primo doge e da altre 12 che, prima dell'800, erano considerate fra le più cospicue e la cui origine si confondeva con quella di Venezia. Delle ultime 12 quattro delle più antiche e più importanti venivano chiamate evangeliste.
La seconda, detta delle case nuove, comprendeva le famiglie che appartenevano alla classe degli ottimati dopo l'800. Di queste, 16 erano dette ducali, perché avevano ordito una specie di congiura, per escludere dal seggio ducale le case vecchie. Tale coalizione durò dal 1414 al 1612, anno in cui finì con la nomina al Dogado di Marcantonio Memmo di casa vecchia. Fra le ducali 4 delle principali, in talune opere, sono pure dette evangeliste. Longhi erano chiamati i membri delle vecchie e curti quelli delle famiglie nuove.
La terza classe era quella delle casate nuovissime, aggregate per prestazioni personali e pecuniarie al tempo della guerra di Chioggia (1380).
La quarta classe si componeva delle famiglie ascritte dal 1646 al 1669, durante la guerra di Candia, e dal 1684 al 1717, durante le guerre della Morea, per aver offerto 100.000 ducati (60.000 in dono e 40.000 investiti in depositi di Zecca) e di alcune famiglie nobili della Terraferma, che provarono nel 1775 e poi di possedere 10.000 ducati di rendita e la nobiltà per 4 generazioni.
Oltre a queste, erano ascritte al patriziato Veneto ad honorem le famiglie dei Pontefici, dei Sovrani e di altri personaggi benemeriti della Repubblica.
Negli ultimi tempi, le casate patrizie venete venivano comunemente divise senza badare alla loro maggiore o minore importanza nobiliare in senatorie, giudiziarie e barnabotte. Le prime erano le più ricche, che potevano aspirare alle maggiori cariche, quelle che richiedevano forti mezzi familiari per essere sostenute con onore; le seconde erano le economicamente mediocri che aspiravano più che a tutto a sedere nelle Quarantie, e le ultime dei poveri che dovevano contentarsi delle minori cariche. Si dicevano barnabotte, perché in gran parte abitavano nella parrocchia di S. Barnaba, dove gli affitti costavano meno.
I patrizi ufficialmente non avevano che il titolo di nobilis vir, nobilis homo; in vernacolo nobil homo, ser. Abusivamente negli ultimi tempi venivano tutti chiamati col titolo di Eccellenza, che secondo le leggi spettava solo ai patrizi che coprivano determinate cariche elevate.
Il titolo di messer spettava solo ai Procuratori di S. Marco.
Varie famiglie erano investite di feudi e di titoli nobiliari, ma nell'uso non venivano loro attribuiti.
I primogeniti delle famiglie Querini di Santa Giustina, Contarini del Zaffo e Morosini di S.Stefano erano fregiati del titolo ereditario di cavalieri di S. Marco. Anche la famiglia Rezzonico aveva titolo ereditario di cavaliere, ma per concessione di Papa Clemente XIII, che ad essa appartenne.
Fonte: Archivio di stato Venezia
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