MA QUANTO BEA ZEA, LA SPECOLA DE PADOVA?
Tranquilli, torno al "volgare toscano" dato che il nostro blog è seguito anche da molti "italiani foresti" (come si diceva un tempo), che amano il Veneto, la Venetia, per loro la storia unica al mondo... 😊
Dicevamo della Specola, che forma uno degli scorci più romantici della Padova vecchia, anche per la storia di cui è carica: tanti sanno di Galilei e delle sue osservazioni astronomiche col nuovo telescopio che aveva mostrato in precedenza alle autorità venete, doge compreso, sul campanile di san Marco a Venezia.. ma fu anche prigione austriaca e prima ancora sono certo ospitasse momentaneamente gli schiavoni arruolati oltremare e poi in transito per il servizio nell'entroterra, trasportati con dei burci dalla caserma del lido.
Ma andiamo con ordine, godendoci anche le foto:
La Specola di Padova è la sede dell'antico osservatorio astronomico dell'Università di Padova: è posta sulla Torlonga, la maggiore delle due torri dell'antico Castello di Padova. È alta 49,59 m (53,30 m con l'antenna parafulmine) per 252 gradini (dati dallo spaccato nord della torre Specola eseguito da Giovanni Silva nel 1911.
La Torlonga era un'antica torre di difesa medievale edificata nel IX secolo d.C. Fu risistemata da Ezzelino III da Romano nel XIII secolo ed è legata alla fama di crudeltà di quest'ultimo: fu infatti prigione e sala di tortura per i nemici del tiranno, caduto il quale il castello fu abbandonato.
Nella seconda metà del Trecento, i Carraresi, nuovi signori di Padova, edificarono il nuovo castello sui resti del preesistente, in parallelo al corso del Bacchiglione. In una antica veduta della città di Padova è raffigurato colorato a quadri bianchi e rossi (Giusto de' Menabuoi nella Basilica di Sant'Antonio di Padova).
Giusto da Menabuoi e la Padova con le mura medioevali. Il castello si vede a sinistra, dipinto a scacchi. |
Con la costruzione della cinta muraria cinquecentesca il castello e la torlonga persero la loro funzione militare e caddero in abbandono. Infatti, nel Settecento l'antica fortezza, in gran parte cadente, veniva chiamata "Castel Vecchio" e da tempo era stata destinata a magazzino di granaglie, di paglia, di fieno, deposito di armi e munizioni.
Nel 1761 il senato veneziano decretò l'istituzione di un osservatorio astronomico per l'Università padovana. Il progetto fu voluto dall'abate Giuseppe Toaldo che assieme all'architetto Domenico Cerato di Vicenza utilizzò l'esistente torrione, aggiungendovi alla sommità la sala di accesso alle torrette d'osservazione.
I lavori, condotti su progetto di Domenico Cerato, contemplavano la creazione di due osservatori distinti, ognuno adatto a svolgere una precisa funzione. Sulla sommità della torre sarebbe stato costruito l'osservatorio superiore, un ambiente ottagonale dotato di alte finestre per consentire, dall'interno della sala, l'osservazione del cielo dall'orizzonte fin quasi allo zenit. La terrazza circostante sarebbe stata più ampia verso sud per potervi collocare qualche strumento.
A circa 16 m di altezza sarebbe stato costruito l'osservatorio inferiore, una sala progettata appositamente per leggere il mezzogiorno sulla linea meridiana da incidere sul pavimento, e per l'osservazione degli astri nel passaggio al meridiano celeste. La testimonianza della trasformazione della torre-prigione in un luogo dedicato agli studi astronomici fu incisa una lapide sopra la porta a pianterreno della torre quando i lavori furono ultimati nel 1777.
Dal settembre 1772 all'agosto 1773 la sala ottagonale dell'osservatorio superiore venne affrescata dal pittore vicentino Giacomo Ciesa con soggetti di carattere astronomico ideati da Toaldo. Nel Settecento, e fino ai primi anni dell'Ottocento, l'accesso alla Specola avveniva dall'attuale piazza Castello.
Nel 1773, prima ancora che i lavori della Specola fossero finiti, Toaldo ottenne il permesso di collocare un parafulmine. Quello della Specola fu al prima installazione di un parafulmine installato su un edificio pubblico nella Repubblica veneta (l'invenzione era stata fatta da Benjamin Franklin nel 1750), una decisione presa con la consulenza del professore ginevrino Horace-Bénédict de Saussure, di passaggio per Padova.
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.Nel 1777 la Specola di Padova venne infine completata come edificio, ma altrettanto non si poteva dire del corredo strumentario. L'acquisizione degli strumenti avvenne a varie riprese; nel 1779, dopo un viaggio per nave dall'Inghilterra a Venezia, poi in battello dalla città lagunare sino all'Osservatorio, arrivò un grande quadrante che venne fissato al muro appositamente predisposto e orientato con grande precisione lungo l'asse nord-sud all'interno della sala meridiana. Nel complesso il corredo strumentario della Specola, verso la fine del Settecento, era formato da quadranti, cannocchiali rifrattori, orologi a pendolo, e altri strumenti per la misura delle coordinate celesti come lo strumento dei passaggi e la macchina parallattica.
Il 25 luglio 1806, Napoleone emanava il decreto con il quale veniva conservata l'Università di Padova, e con essa anche l'Osservatorio.
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Il complesso con la Specola, vista notturna da Ponte Sant'Agostino.
Con l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio 1915, Padova, dopo Udine, divenne la sede del Comando supremo delle forze armate: furono requisiti dal Comando generale gli apparati telegrafici in uso all'Osservatorio per il servizio dell'ora; nel 1916 fu requisita la torre per il servizio di avvistamento degli aerei nemici. I locali dell'Osservatorio furono riconsegnati all'università di Padova nel 1919.
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Con la costruzione della succursale di Asiago nel 1942 (Osservatorio astrofisico di Asiago) e il suo sviluppo negli anni successivi (Stazione osservativa di Asiago Cima Ekar), la torre della Specola non fu più usata per compiere osservazioni astronomiche. Alcuni locali furono invece trasformati per collocarvi la biblioteca antica e l'archivio.
fonti web
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