OTTENERE LA CITTADINANZA A VENEZIA


L'argomento di attualità al centro delle polemiche politiche e dei dibattiti pubblici odierni, ma irto di ostacoli etici e morali, è quello della cittadinanza italiana per i figli degli immigrati nati in Italia.
Quanto ne sappiamo di come, 1000 anni fa, funzionava la concessione della cittadinanza nello Stato della Serenissima. Come si diventava cittadini veneziani, quali regole e quali limitazioni?
Mi auguro che queste poche righe vengano lette almeno da un neo eletto (veneto) e che siano utili per fare proposte animate dallo stesso spirito con cui formulavano le leggi e facevano rispettare i nostri avi quasi 1000 anni fa.

I provvedimenti che il Senato veneziano prendeva potrebbero, oggi, sembrare di matrice razzista e persecutori, quando negli altri stati europei la vita dei sudditi non aveva alcun valore, se non quello di carne da macello per le guerre. In realtà avevano la funzione di salvaguardare gli aspetti sociali ed economici dello Stato lagunare come chi chiedeva ospitalità. Chi migrava in laguna per avere un futuro migliore era una risorsa molto importante, da dover essere tutelata per supplire i cali demografici che avevano creato le pestilenze e le guerre. L'apporto continuo di nuove culture garantiva il mantenere l'immagine di città-stato cosmopolita nel panorama degli Stati di allora. Il Governo era esercitato da una classe nobiliare mercantile, essendo quasi tutti armatori o mercanti. Una forma di oligarchia costituita dalle 25 famiglie più ricche e più potenti che, se volevano solcare mari o territori sconosciuti per incrementare i profitti, non potevano avere paura dell'incognito o del diverso.
Sala del Gran Consiglio a Palazzo Ducale, oggi
Seduta del Maggior Consiglio da un'incisione di Andrea Brustolon del 1730

Come si diventava cittadino veneziano ?
Nel MedioEvo la qualifica di cittadino era riservata alla stragrande maggioranza della popolazione che componeva la borghesia ed il popolino, cioè tutti quelli che non facevano parte né della nobilità né del nucleo dei resisenti esteri (i foresti). 
Aspetto per altro unico dell'universo medievale, non erano chiamati o considerati sudditi ma liberi.
Questi potevano eleggere il Doge ( allora chiamato Dux) , in pratica era il rappresentante politico e militare del ducato bizantino della Venetia et Histria. Tra il 1000 ed il 1200 durante il graduale ma lento allontanamento da Bisanzio, il patriziato e i cittadini liberi costituirono il Concio per eleggere il capo del ducato. Con la serrata del Maggior Consiglio del 1297, in pratica il classico colpo di Stato,  il patriziato tolse il potere dell'assemblea. 
Dal 1319 i cittadini furono esclusi completamente dall'elezione del Doge e da questa data la società fu divisa in due parti: Originarii e i cives de intus.
Chi erano gli Originarii
Gli Originarii avevano il diritto di fregiarsi di questo nome essendo i discendenti delle famiglie dei liberi originari della città di Venezia, i cui avi erano arrivati in laguna dal tempo delle migrazioni fino al 1297 ed avevano contribuito alla fondazione della loro nuova patria.
Con la pubblicazione nel 1325 del "Libro d'Argento" venne ufficializzato l'elenco completo degli Originarii, ordinati per famiglie. Seguì poi il "Libro d'Oro della nobilità veneziana", dove l'accesso era riservato ai soli diciottenni maschi discendenti delle famiglie che ne facevano già parte.
Entrambi erano custoditi sala dello scrigno a palazzo Ducale.
 Pagina del Libro d'oro della Nobiltà veneziana
Chi poteva iscriversi al libro d'argento?
- i cittadini la cui discendenza era onorevole, cioè legittima da almeno tre generazioni.
- chi non esercitava da almeno tre generazioni le arti meccaniche (i lavori manuali).
- chi aveva la fedina penale pulita e non era mai stato iscritto nel Raspa, il registro criminale.
- chi era regolare nel pagare le tasse al Comune.
Il cittadino originario poteva accedere a professioni e cariche prestigiose, come cancelliere, avvocato, segretario e notaio all'interno dell'amministrazione comunale, oltre a particolari incarichi all'interno della marina militare e mercantile. Se le sue condizioni economiche lo consentivano,  poteva esercitare il commercio d'oltremare con le colonie veneziane del Mediterraneo, beneficiando delle tutele riservate a quei luoghi e di essere giudicato esclusivamente dai Magistrati della Repubblica. 
Il massimo grado sociale a cui poteva arrivare era quello di Cancellier Grando, la seconda figura dopo il Doge, che veniva eletto dall'aristocrazia ed era a capo dell'intera burocrazia statale veneziana.
I Cives de intus tantum
Costituivano la maggioranza della popolazione veneziana. Non godevano di tutti i diritti dei cittadini originarii, perché erano considerati Veneziani solamente all'interno della città e diventavano cives de intus tantum per grazia o per residenza. Pur non potendo aspirare alle massime cariche cittadine e partecipando al commercio d'oltremare, costituivano il nucleo che rendeva ricca e produttiva Venezia, lavorando nelle botteghe, nei cantieri, sulle galee e dove era richiesto il loro contributo.
Il patriziato veneziano, al contrario della nobiltà feudale, fondava il proprio potere sulla ricchezza derivante dai commerci con l'Oriente e non sul possesso della terra. Ciò che stimolava questa classe sociale, essendo alla base dell'intera economia, era il notevole dinamismo che poteva beneficiare. Costitivano una specie di Repubblica nobiliare mercantile, essendo quasi tutti armatori o mercanti.

Dal 1400 l'accesso al Maggior Consiglio venne aperto a nuove famiglie, a fronte di laute donazioni allo Stato, come nel caso della guerra di Chioggia e della guerra di Candia, quando vennero ammesse quelle famiglie che più avevano sostenuto economicamente lo sforzo bellico.
Questi cittadini, come gli originarii e i patrizi, erano tutelati dalle leggi della Repubblica e si costituivano nelle grandi e piccole Scuole. Queste istituzioni ebbero per molto tempo il potere di eleggere i gastaldi ducali, ossia dei rappresentanti del Duca (Doge).
La città, già allora, era divisa in sestieri e per ogni sestiere era istituito un "caposestiere" con compiti di polizia e di sorveglianza, tra cui il controllo dei residenti. In questo modo il governo veneziano,  quotidianamente poteva registrare i movimenti dei cittadini e dei foresti. Quest'ultimi avevano l'obbligo di risiedere e svolgere la propria attività nei loro fondaci, come quello dei Tedeschi o dei Turchi oppure nel ghetto per gli Ebrei.
Fontego dei Tedeschi dopo il restauro
Fontego dei Turchi




 

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