LO STORICO BARBIERATO CHE SMITIZZA VENEZIA.


Ci risiamo... ai piani superiori (si fa per dire) devono esser preoccupati. Dato che un mese si e uno no esce qualche storico con la patente a spiegarci che sbagliano i "venetisti" (detto dagli italianisti è buffo)  a mitizzare la storia di Venezia, che in realtà aveva le sue ombre. Adesso batte la piazza lo storico Federico Barbierato, docente dell'Università di Verona, nonché, leggo ora, sindaco di Abano Terme. 
Così ha ribattuto nelle sue recenti conferenze, discepolo fedele del Daru, Pierre-Antoine-Noël-  che vi proponiamo qui con tutti i suoi pennacchi napoleonici.


Intendente generale dell'I. (Imperatore o Infame a voi la scelta) quando era in Italia certamente si diede da fare per rapinare il cadavere dello stato veneto, per poi cercare di giustificare il crimine mostruoso da loro commesso, distorcendo la storia della repubblica di Venezia nell'intento di convincere veneti e italiani superstiti, che il regno napoleonico che era nato,  aveva instaurato "il migliore dei mondi possibili".
"Per li rami", partiti i francesi, i loro eredi in Italia si impadronirono della penisola usando il tricolore che i ladroni assassini avavano imposto a suon di mitraglia. La Legione Lombarda, che lo adottò per prima, si macchiò di stragi e delitti tali,in tutta la penisola, che Napoleone stesso pensò bene di scioglierla alla fine della campagna d'Italia.
Ora anche l'Italia d'oggi, figlia di uno stato accentratore e liberticida, che ancora non a caso conserva  i prefetti inventati da Napoleone (che dovevano imporre nel territorio conquistato le direttive del despota) è difesa da questi personaggi i quali, appena vedono muoversi qualche cosa che va contro l'assetto costituito, hanno il compito di spiegare agli italioti ormai morti per le tasse, gli sperperi pubblici, che  questi vivono, malgrado tutte le evidenze, godendo delle libertà scritta nella Costituzione più bella del mondo, frutto anche essa della libertà" portata dal "liberateur d'Italie". E così  favellando, son certi di guadagnarsi lo strapuntino, la poltroncina all'università, felici ascari in una terra ancora colonia di pochi. 
Mi dice un amico che questo Barbierato illustra i meriti dell'arrivo del "Nap" a una platea di neogiacobini felici, e quando uno del pubblico ha esclamato "Si ma el ga fato on saco de morti tra i veneti!" giù tutti a ridere ilari, anche perché il tapino aveva osato esprimersi in "lengua veneta". 
Faccio umilmente osservare che una sfilza di personaggi quali Francesco Morosini, Sebastiano Venier, Marcantonio Bragadin, Lazzaro Mocenigo, e tantissimi altri fanno UNICA al mondo e in Italia in particolare, la storia dei veneti e di Venezia, non esiste uno stato che abbia prodotto una civiltà e dei personaggi di quel livello. E che la rivolta che abbe il suo culmine con le Pasque veronesi, tastimonia col sangue di tantissimi, l'amore dei "sudditi" di allora per la libertà veneta che i francesi cancellarono con le baionette. 

I Daru non sono mai morti, ma vivono in mezzo a noi. 

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