LE CARESTIE, I MAGISTRATI "AL FORMENTON" E IL CAPITALISMO "CRISTIANO"

EL FOTEGO DEL MEGIO- il fondaco del miglio

Nel titolo mi sono riferito a un capitalismo cristiano, ance se lo storico Frederic C. Lane non ne parla, ma lo ritengo tale, dato che il governo interveniva in maniera intelligente sul prezzo del grano, cercando di turbare il meno possibile le leggi dell'economia, ma permettendo ai meno abbienti di potersi sfamare, in epoca di carestia, acquistando la pagnotta a un prezzo accessibile, o , nei casi di crisi intensa, ricevendola addirittura gratuitamente.  Riporto sotto il testo, tratto da "Storia di Venezia" dello stesso autore, pagg. 352 e 353.
In un'annata  eccezionale (1511-12) le navi portarono a Venezia 60.000 tonnellate di grano, sufficienti a nutrire almeno 300.000 persone, ossia più del doppi della popolazione della città. 
Mantenere la città ben fornita era compito di una Commissione speciale, che doveva riferire al Doge ogni mattina sulla consistenza delle scorte esistenti nei due grandi magazzini granari della città: uno a Rialto, l'altro presso San Marco, adiacente alla Zecca. 

Se i rifornimenti scarseggiavano, o erano in vista cattivi raccolti, la Camera "del Formenton" garantiva prezzi relativamente alti ai mercanti che si impegnavano a far affluire grano entro una certa data. Questi importatori non erano tenuti a vendere al governo: avevano licenza di vendere  a privati al mercato libero, dove il prezzo poteva fluttuare secondo l'offerta e la domanda, salvo che non era consentito aumentarlo più di tanto in un giorno solo. Quando il prezzo saliva oltre il tollerabile, i funzionari statali lo abbassavano vendendo il grano dei magazzini, anche se ciò comportava una perdita.
Tutto il grano che entrava in città era registrato, anche quello che i proprietari terrieri raccoglievano nelle loro tenute di terraferma, e portavano nei palazzi di Venezia per uso proprio. Nel 1595 questo grano ammontava a circa il 30 per cento del totale. 
Un altro 22 per cento delle importazioni era acquistato al mercato da capifamiglia che impastavano il pane per conto proprio e lo mandavano a cuocere dai fornai. Il resto del grano importato dai mercanti, quasi la metà del totale, andava ai panettieri, che impastavano e cucinavano (i pistori) . La Camera del Frumento li controllava attentamente, assegnando loro gli approvvigionamenti e fissando i prezzi e le dimensioni delle pagnotte. 
Il prezzo per pagnotta era mantenuto costante per lunghi periodi, ma dopo cattivi raccolti le pagnotte erano più piccole. 

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