LALLICH RISCOPRE GLI SCHIAVONI CHE NON SI ARRENDONO

IL BACIO DELLA BANDIERA DI SAN MARCO



Del fatto della bandiera di San Marco scrisse anche con un certo rispetto il garibaldino Ippolito Nievo, che riconobbe il valore etico morale del "seppellimento" del vessillo, nonostante fosse convinto che in fondo la Repubblica veneziana in piena fase di decadenza avesse meritato la sua fine, sia sul piano politico che morale. 
Colui che impresse con forma e colori in modo indelebile la memoria visiva di quegli eventi, trasfigurandola, fu un pittore di origine dalmata, nato a Spalato, molti anni dopo quegli eventi nel 1867 (morì a Roma nel 1953) che intitolò un celebre dipinto  "Ti con nu nu con Ti" soprannominato poi "il bacio della bandiera di San Marco", attualmente a Roma nella sede dell'Associazione nazionale dalmata.
Questo artista aveva frequentato l'Accademia di Venezia diretta allora da Pompeo Marino Molmenti, scoprendo proprio attraverso lo studioso già citato, il fascino e il mito della Dominante perduta.
Fascino che perdura nei movimenti autonomisti del Novecento come testimonia la canzone "Perasto 1797" del cantautore bassanese Luciano Brunelli (scomparso nel 2005, esponente della Liga Fronte Veneto) e le nostalgiche rievocazioni della destra italiana con "Addio a Perasto" canzone composta dalla padovana "la compagnia dell'anello". 













































































































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